Enzo Sarnelli | Fa discutere la dichiarazione del Dr. Francesco Paravati, presidente della Società Italiana di Pediatria Ospedaliera (SIPO), che ha affermato, durante un’intervista televisiva, in merito alle cosiddette “nuove famiglie”: <il problema per i bambini che crescono nelle famiglie monogenitoriali e omosessuali, è una mancanza di punti cardinali precisi rispetto alla famiglia tradizionale . Il disagio che ne consegue per i piccoli sarebbe la confusione considerata preminente a causa della mancanza di identità da parte dei genitori. Inoltre sarebbero pesanti le conseguenze negative sullo sviluppo linguistico e psicologico>.
In risposta a queste affermazioni, è intervenuta l’Associazione degli psicologi italiani, puntualizzando che al momento nessuna ricerca scientifica internazionale ha confermato eventuali rapporti fra relazioni familiari e sviluppo psico-sociale degli individui. Infatti i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psico-sociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attualizzano al suo interno. Non sono né il numero né il genere dei genitori,adottivi o no che siano, a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano.
Certamente, l’opinione pubblica è spaccata tra coloro che pensano che il bambino debba crescere necessariamente nella famiglia tradizionale, caratterizzata da i due generi maschio e femmina e da coloro invece che sono convinti che il benessere psico-sociale dei figli, possa convivere anche nelle nuove famiglie di separati e omosessuali.
Lo psicanalista Ignacio Matte Blanco ci chiarisce che l’Edipo non è un fenomeno biologico, ma psicologico, e se il padre viene sostituito sin dall’inizio da uno zio,da una amico di famiglia, o da altri, il bambino lo sentirà come se fosse il vero padre. Ciò che conta è il ruolo paterno esercitato nelle condizioni e nel momento in cui esso interviene nello sviluppo normale.
Oggi siamo abituati a collezionare le nostre verità, tra le migliaia di ricerche scientifiche che a volte risultano non accreditate, ne validate dall’attuale sistema di controllo internazionale. Questo perchè tendiamo a scaricare le nostre responsabilità su gruppi più grandi di noi che servono da ammortizzatori per l’ansia.
E’ anche vero che negli ex orfanotrofi, ci sono molti bambini parcheggiati e abbandonati nelle loro tragedie umane che provengono spesso da famiglie che all’apparenza somigliano a quella del “mulino bianco”. Tristemente dobbiamo accettare che a volte è possibile perdersi nonostante la presenza dei due punti cardinali; maschio e femmina e se vogliamo attenerci alla dura legge della statistica, anche nelle nuove famiglie con a capo un solo genitore o con due papà o due mamme potranno emergere eventuali disagi.
Osservando alcuni animali, scopriamo che in modo naturale allevano cuccioli di altre specie, questo dovrebbe farci riflettere su come sia importante rispondere al bisogno della vita che non bada alle apparenze e alle diversità. Il prendersi cura del cucciolo attraverso l’allattamento e alle pratiche di sostentamento finalizzate al benessere e alla crescita, rappresentano la prima risposta biologica dell’essere vivente. L’essere umano, nel tempo ha imparato a mettere da parte la sua innata capacità biologica, privilegiando spesso i particolarismi culturali di matrice convenzionale. Confrontandoci con la nostra parte più spontanea , scopriamo che l’amore quando è vissuto senza pregiudizi è sicuramente un amore completo che va oltre i limiti dell’apparenza e non discrimina tra i generi. Anche nelle famiglie monogenitoriali, le cure primarie sono fondamentali perchè rappresentano la base della vita e dello sviluppo nei più piccoli. Inoltre, anche l’attenzione agli aspetti psicologici sono di grande interesse, proprio per tentare di ” compensare ” la ferita inflitta dalla dimensione culturale e sociale che inevitabilmente, oggi, manifesta ancora il suo ruolo predominante. Sebbene nell’attuale società post-moderna, una parte di individui tende a classificare i figli delle “nuove famiglie” come “figli di un dio minore”, è interessante notare il pregiudizio molto presente all’interno di concetti “preconfezionati” ancorati a vecchie ideologie. Nella relazione io-tu, i figli si nutrono delle informazioni e formazioni che il genitore o i genitori vogliono trasmettere. L’adulto o gli adulti di riferimento incarnano il ruolo responsabile e consapevole del o dei genitori. Da questa prospettiva privilegiata, l’educazione spinge alla crescita e alla formazione dello sviluppo del bambino che impara lentamente a differenziarsi dall’adulto di riferimento, ponendo le basi della sua crescita psicologica. E’ ovvio che il genitore di riferimento per amore e responsabilità, tenterà, a modo suo, di riempire il posto vacante del partner. Nella coppia omosessuale, quando il proprio ruolo è vissuto senza eccedere e sconfinare troppo in identificazioni femminili o maschili, permette al figlio di attingere da entrambe le competenze. Forse è solo una questione di tempo, per comprendere che non esiste il diverso da chi?
Bellissimo articolo, molto chiaro nella sua articolazione . Il dubbio sorge nell’attuazione pratica, dubbio al quale Lei stesso fa cenno :…..” eccedere e sconfinare troppo in identificazioni….”.Grazie comunque, è un problema aperto,
Gentile Signora Angela,
La ringrazio per il suo commento, sono d’accordo con Lei, la questione è aperta! penso che molto dipenda da noi adulti, noi che abbiamo la capacità di discernere, noi che per prima rispetto al bambino, dovremmo avere la coscienza di comprendere cosa e quando è giusto fare per lui. Senza eccedere per evitare che il troppo storpi per se stesso come adulto, e per il piccolo .Sono consapevole che il ruolo del genitore non è facile ! specie se quel genitore è rimasto ancora figlio. Credo che quando l’adulto sceglie in modo responsabile, riesce a dosare se stesso nelle giuste proporzioni, vive l’esperienza di essere padre e madre in modo unico, superando le difficoltà della quotidianità per amore del figlio che non ha chiesto di nascere ma che è stato desiderato.