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Improta: “Dalla Caremar nessuna proposta di revisione dei contratti”

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L’amministratore unico della Travel and Holidays s.r.l., il dottor Ferdinando Improta, ci ha chiesto di rettificare quanto abbiamo scritto nell’articolo pubblicato il 23 dicembre dal titolo: “I bigliettai vittime della guerra tra Improta e la Caremar”.
«Relativamente all’articolo – scrive Improta – “I bigliettai vittime della guerra tra Improta e la Caremar” pubblicato il giorno 23 dicembre 2015 sul quotidiano ‘Il Dispari’, desideriamo rimarcare come lo stesso contenga numerose inesattezze e svariate imprecisioni che coinvolgono la nostra società senza con ciò voler di converso entrare nel merito delle scelte aziendali della “nuova Caremar” che potremmo anche condividere dal punto di vista imprenditoriale, vista l’esigenza di un improrogabile risanamento aziendale.
1) Se la Caremar nel corso degli ultimi 24 anni ha deciso di “regalarci” una provvigione lorda dell’8,00% (la percentuale reale sugli incassi è in realtà notevolmente inferiore) è stato perchè nel lontano 1992 fummo interpellati dall’allora direzione della compagnia per risolvere “alcuni deficit organizzativi” nella gestione del servizio di vendita di titoli di viaggio che comunque – a quanto ci risulta – è sempre stata “privata”, sin dagli albori della SPAN, oggi Caremar. Tali “deficit organizzativi” furono da noi risolti con un investimento diretto di 680 milioni di lire a fronte del quale conseguimmo la gestione del servizio di biglietteria. Due anni dopo fummo chiamati a risolvere le stesse problematiche in quel di Ischia e quindi assumemmo la gestione anche del servizio isolano. In tali subentri, anche se non costretti da alcuno, abbiamo sempre inteso garantire continuità lavorativa a coloro i quali già svolgevano il servizio con le precedenti gestioni, addirittura mantenendo anche le anzianità maturate. Per inciso e senza tema di smentita, durante i citati 24 anni abbiamo contribuito ad incrementare notevolmente gli incassi della Caremar con una continua azione commerciale ed imprenditoriale a livello locale, nazionale ed internazionale.
2) Diversamente per quanto avvenuto per le biglietterie di Sorrento, Capri, Procida e Pozzuoli, nessuna proposta di revisione dei contratti (che ci saremmo aspettata e che saremmo stati pronti a discutere) è mai giunta alla scrivente da parte della Caremar. Ci è stata semplicemente comunicata, subito dopo l’estate, la revoca dai contratti in essere alla data del 1 gennaio 2016 per lo scalo di Napoli ed al 28 febbraio 2016 per quello di Ischia.
3) Neghiamo con fermezza l’assunto secondo il quale la ns. società avrebbe “vietato” – non ne avrebbe avuto d’altronde il potere di farlo – ai nostri collaboratori di “passare con Caremar” e non riusciamo davvero a capire il senso dell’affermazione secondo la quale “se i lavoratori passano con Caremar, Improta perde il business e i suoi dipendenti potrebbero diventare di fatto suoi concorrenti”. Ma concorrenti di cosa? Resta invece il fatto che abbiamo sempre ricevuto da Caremar ferme rassicurazioni circa il futuro dei nostri collaboratori e da ciò traevamo almeno un parziale sollievo morale, in quanto costretti a chiudere del tutto una attività che consideravamo “storica”. Le stesse rassicurazioni, del resto, sono sempre state in più occasioni proferite di persona dalla Direzione della Compagnia ai nostri stessi dipendenti.
4) In merito infine alla “richiesta di risarcimento di ben tre milioni di euro” (ennesima cifra sbagliata) ci limitiamo ad osservare, senza entrare in dettagli riservati, che la richiesta pecuniaria indirizzata alla compagnia di navigazione, lungi dal costituire una forma di risarcimento, rappresenta il mero risultato matematico della rendicontazione sollecitataci dalla stessa Caremar.
Per concludere, desideriamo spendere qualche parola per i “nostri 14 ragazzi”: li conosciamo ad uno ad uno (ed alcuni di loro da quel lontano luglio 1992). Ci sentiamo di garantire che sono tutti dotati di specchiata levatura morale, onestà, professionalità e senso del dovere. Sono “persone per bene” e non meritano le ambasce che stanno vivendo in queste ore con le loro rispettive famiglie. Siamo sicuri che con la loro professionalità costituirebbero un “alto valore aggiunto” per il lavoro specifico che svolgono da anni e che quindi potrebbero sicuramente contribuire a quell’auspicabile processo di risanamento aziendale che ha iniziato la “Nuova Caremar”. Pertanto ci auguriamo caldamente che possa essere riconsiderata in tal senso, da chi di dovere, la loro posizione».

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