Pasquale Raicaldo | “Non votate il frocio”. Era il novembre del 2012, le mura quelle del Liceo “Ischia”. Un messaggio omofobico, destinatario un giovane studente candidato alle elezioni per rappresentante d’istituto, che fece il giro d’Italia. Assurgendo, nostro malgrado, a punta del metaforico iceberg di un fenomeno pervasivo e imbarazzante. Non è un’isola per omosessuali, si disse. Eppur si muove. E qualcosa sembra, lentamente cambiare. Così, guardandosi allo specchio nella giornata l’omofobia e la transfobia, che ricorre oggi nel ricordo simbolico della data in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità depennò l’omosessualità dalla classificazione internazionale delle malattie mentali, l’isola si interroga: il sentire comune è ancora sfavorevole a gay e lesbiche? L’outing, tra le pieghe della nostra società, è ancora un tabù?
«Quante ere geologiche sono trascorse (invano) dal primo seminario sull’omosessualità sull’isola, che organizzai nel novembre 1975, presso la sede dell’allora Circolo Culturale Libertario, in via Sogliuzzo 48? – si chiede Giorgio Di Costanzo – Gli isolani – del resto – scacciarono, a motivo dell’omosessualità, lo scrittore Norman Douglas (che trovò poi rifugio a Capri) e costrinsero il poeta Wystan Hugh Auden e il suo compagno Chester Kallman, nel 1958, a scappare (letteralmente) dai foriani. A Forio nei primi anni Settanta fu assassinato, in circostanze mai del tutto chiarite, Bill Kummel, un giovane omosessuale straniero; nel mese di novembre di trent’anni fa, a Testaccio, fu (prima) torturato (e poi) assassinato un anziano omosessuale tedesco, Gerard Dittrich. Nessuno ha mai pagato per questi due feroci delitti».
Ma se il passato remoto non sembra farci onore, il presente sembra registrare svolte, più o meno epocali. Una su tutte: l’istituzione del registro delle unioni civili a Forio, votata all’unanimità dal consiglio comunale. Un passaggio significativo, che non è (solo) un’apertura alle coppie omosex, riconoscendo simbolicamente tutte le unioni, e le convivenze, che maturano, sotto lo stesso tetto, al di fuori del matrimonio.
Un passaggio al quale è chiamato, forse già nel prossimo civico consesso, anche il Comune di Ischia, su impulso di Luigi Di Vaia, il primo a parlare di unioni civili sull’isola e a scontrarsi, inevitabilmente, contro le resistenze della sua stessa maggioranza, forse condizionata da influssi conservatori e cattolici.
E allora, mentre la politica (con i suoi tempi lunghi), prova a tradurre nella concretezza del nostro ordinamento le trasformazioni di una società in divenire, l’isola punta alla sensibilizzazione. Lo farà oggi, dalle 18 alle 20, con uno stand che il Circolo isolano di Rifondazione Comunista allestirà, in collaborazione con l’Arcigay, in piazzetta San Girolamo, in parallelo con iniziative analoghe che prenderanno forma a Napoli e in tutta Italia.
«Abbiamo messo in piedi questa iniziativa – spiega Fabio Vecchiolla, segretario del Circolo isolano di Rifondazione Comunista – in primo luogo per una questione di coerenza: sono anni che il nostro partito si batte per la questione dei diritti civili contro ogni forma di discriminazione. Abbiamo infatti portato avanti una costante campagna mediatica, con momenti di riflessione collettiva fino alla riuscitissima contestazione delle sentinelle in piedi, lo scorso autunno a Lacco Ameno. In secondo luogo perché il 17 maggio si celebra la Giornata mondiale contro l’omofobia, ricordando il 17 maggio del 1990 quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità depennò l’omosessualità dalla classificazione internazionale delle malattie mentali e aprendo un nuovo scenario per chi sosteneva e sostiene tuttora le lotte per il riconoscimento di pari diritti e pari dignità per ogni essere umano a prescindere dal proprio orientamento sessuale e dalla propria identità di genere. Nell’ ottica di questa serie di giornate dedicate al tema – spiega Vecchiolla – che vedranno in tutta Italia momenti collettivi di riflessione, daremo il nostro, seppur piccolo, contributo anche a Ischia: un’isola che spesso è saltata agli onori della cronaca per tristi vicende legate all’omofobia e al razzismo. L’Italia è uno dei pochi Paesi dell’Occidente democratico che, in piena epoca post-moderna, dibatte ancora sull’opportunità che due persone dello stesso sesso possano fare famiglia. Questo dato – spiega Vecchiolla – rappresenta, tra i tanti che si potrebbero richiamare, un indicatore della posizione omofoba in cui si trova l’Italia. Al di là degli effetti del vuoto giuridico presente in Italia, e delle mille strumentalizzazioni che parte di questa amministrazione ha perpetrato nelle varie campagne elettorali, ciò che ci interessa sottolineare è come questa situazione generi una delegittimazione delle persone omosessuali che finiscono per trovarsi un’area marginalizzata, di serie B, favorendo squalificazione, disprezzo e facendo lievitare fenomeni di violenza. L’omofobia, è sempre bene sempre ribadirlo, non è un’opinione e non ha nulla a che fare con la democrazia e la libertà d’espressione. L’omofobia è analoga al razzismo, alla xenofobia, all’antisemitismo e al sessismo». E un messaggio anti omofobia arriva anche da un isolano doc, Pietro Russo, presidente di Confcommercio Imprese per l’Italia della Provincia di Napoli, che commenta con favore l’iniziativa di Ischia e quelle che si svilupperanno oggi in tutto il napoletano: «Anche quest’anno la Confcommercio di Napoli e provincia scende in campo contro l’omofobia. Purtroppo sono sempre più frequenti episodi di intolleranza che spesso degenerano in minacce e atti di violenza. E’ fondamentale puntare sulla prevenzione, organizzando campagne nelle scuole e contrastando gli atti di bullismo e di aggressione fisica e verbale contro gli omosessuali. La paura irrazionale del diverso spesso si traduce in atteggiamenti persecutori e violenti. Per questo è molto importante promuovere una cultura del rispetto».
E quello dell’omofobia è un tema al quale è molto sensibile anche un’altra realtà virtuosa della nostra isola, l’associazione “Oltre onlus”, che prevede sportelli d’ascolto con i suoi psicologi. Tra questi, Francesco Impagliazzo, già autore di un lavoro (Qui non esiste bullismo omofobico: un programma di prevenzione nell’organizzazione scolastica) dedicato al fenomeno.
«L’omofobia – spiega Impagliazzo – può manifestarsi in modi molto diversi tra loro, dalla battuta su una persona gay che passa per la strada, alle offese verbali, fino a vere e proprie minacce o aggressioni fisiche. In seguito all’omofobia, ad esempio, alcuni eterosessuali, raccontano di sentirsi a disagio in presenza delle persone gay o lesbiche, altri si mettono a ridere quando le incontrano per strada. Altri ancora dicono di essere disgustati dai loro comportamenti, arrabbiati o indignati. Anche la parola “frocio” può essere considerata come espressione di omofobia, perché di solito viene usata con una connotazione negativa». Ma come nasce l’omofobia? «La società – spiega lo psicologo ischitano – attraverso i condizionamenti e specialmente attraverso la famiglia, a seconda di se nasciamo maschi o femmine, predispone il nostro destino. Così, se nasciamo femmina avremo il nostro bel fiocco rosa, e da adulte ci si aspetta che avremo un marito e dei bambini. Se siamo maschi avremo un bel fiocco celeste e da adulti lavoreremo e manterremo la famiglia. Questi sono solo gli esempi comportamentali, ma attraverso i condizionamenti la famiglia, la società e la morale ci trasmettono i loro messaggi di matrice prettamente eterosessuale.
Il sessismo, da cui abbiamo visto che si origina la divisione dei generi, crea l’eterosessismo, e insieme, uniti alla convinzione che ciò che è diverso sia pericoloso, generano quell’atteggiamento di rifiuto che abbiamo definito omofobico. Non nasciamo omofobici ed eterosessisti, lo diventiamo. Si tratta di atteggiamenti che vengono acquisiti attraverso l’interazione con gli altri, i nostri pari, la famiglia, gli insegnanti, i coetanei e gli amici. E sono originati da ‘ignoranza, mancanza di contatti con la comunità omosessuale la paura verso ciò che non si conosce».
Qualcosa, però, sta cambiando. In meglio. «Viviamo un momento in cui l’isola, per quanto bigotta e chiusa a certe scelte (Forio con un passo avanti per le unioni civili), dopo qualche primo tentennamento, non protesta più di tanto per il manifesto del coiffeur Carmine, o per le immagini pruriginose della giovane coppia hard o per il matrimonio di Gaetanina ‘a scheggia e del suo aitante sposo» spiega Gianni Vuoso. «Un momento in cui anche nella bigotta Ischia, l’omosessualità è vissuta senza traumi, con rispetto, tanto che sono in aumento i casi in cui i giovani comunicano ai loro genitori, ai loro amici, con serenità, l’appartenenza al mondo omosessuale». E’ davvero così?
Un articolo lungo scritto da persone documentate, a Ischia gli omosessuali sono molti e in contunuo aumento, io ho 55 anni e di omosessuali ne conosco e conosciuti parecchi, però vorrei che i miei figli non li incontrino sulla loro strada, molti omosessuali pensano di essere nati così, altri di avere fatto una libera scelta, ma non è così. Quasi tutti da ragazzi abbiamo avuto qualche esperienza omosessuale, io 4 o 5 volte sono stato per così dire corteggiato da giovani o uomini che in vari modi e con furbizia insistevano per rimanere soli per avere un contatto fisico, e alla fine ci sono andato, ma oltre un piacere puramante fisico che si sa dura pochi minuti non mi è rimasto nulla. Ho visto più di un ragazzino che ora è diventato giovane omosessuale o bisessuale, che frequentava chiese e parrocchie, continuamente e con malizia molestato e alla fine indotto a rapporti omosessuali da un conosciuto omosessuale del posto, alcuni lo fanno e poi se ne dimenticano diventando mariti e padri, altri i più deboli e sensibili perdono il loro equilibrio è con il tempo diventano omosessuali, gli stessi poi in età matura spesso ripetono ad altri giovani quello che hanno subito da ragazzi, e il ciclo continua, non si nasce omosessuali.
Purtroppo un vecchio amico fu famoso parrucchiere di Forio PEPPINELLA non puo vedere il triomfo contro la ignoranza.