mercoledì, Settembre 18, 2024

8 settembre: Badoglio e una storia minore

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La POLPA E L’OSSO di Francesco Rispoli | Se pronunciavo “8 settembre” Domenico Di Meglio replicava: Badoglio! E così è stato per il figlio, Direttore di questo giornale. Quando ho detto che avrei iniziato questa rubrica l’8 settembre mi ha risposto: Badoglio!
Strano destino tra me e Domenico: amici di infanzia, divisi da visioni e passioni politiche assai diverse. Che, tuttavia, mai hanno inciso su affetto e reciproca lealtà.

Ma quell’8 settembre per la mia famiglia segnò una storia diversa. Vincenzo, uno dei fratelli di mio padre (l’altro, Francesco Luigi, che portava i miei nomi e soprannomi – Gigino, Gigiotto – affondò lo stesso anno in Atlantico col sommergibile Archimede) raggiunse il suo reparto, a Vietri sul Mare.
Il giorno dopo Vietri fu coinvolta nella battaglia dello sbarco di Salerno. Vincenzo si trovò, con Armando Innocenti – che avrebbe poi sposato Nina, sorella di mia madre – sul litorale. Qui trovarono un ragazzo ferito all’addome da una mitragliata. Lo trasportarono di corsa su per la strada che dalla marina va all’attuale scuola. Una pendenza faticosa anche per un atleta come Vincenzo che, arrivato all’ospedale, ora scuola, stremato uscì per bere alla fontanina all’angolo. Una granata tedesca si infranse sotto il cornicione dell’edificio e si irradiò. Vincenzo morì sul colpo.

Morire “il primo giorno di pace” – così fu accolto l’Armistizio. Molti giornali titolarono quel giorno “La guerra è finita!” – è un paradosso. Morire per mano di quelli che il giorno prima ti erano alleati è una beffa.
Il Campo di Ischia porta ancora il nome di Vincenzo Rispoli che della squadra era il più forte calciatore. Conoscemmo solo dopo due terzi di secolo – per merito dell’attivissimo e benemerito Vito Impagliazzo, Vice Presidente dell’Associazione Nazionale Sottufficiali Italiani – il ragazzo salvato. Si chiamava Raffaele Esposito. Mio padre e le tre sorelle non c’erano più. Sono certo che conoscerlo avrebbe potuto essere per loro una consolazione.
Nel 2007, grazie all’impegno di Vito e di mio fratello Vincenzo – ‘capitano’ anch’egli della squadra, che onorò da par suo la memoria dello zio – furono apposte, in ricordo, una targa di fronte alla scuola di Vietri e una al Campo Rispoli.
In entrambe le occasioni Domenico stette con noi tutto il giorno.

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