Michelangelo Messina* | La 81ª Mostra del Cinema di Venezia, sotto la direzione artistica di Alberto Barbera, si è distinta per essere l’edizione degli omaggi, soprattutto verso il cinema italiano. Un tributo al nostro patrimonio cinematografico che ha attraversato le proiezioni, le mostre e i riconoscimenti, sottolineando il legame tra il festival e la storia del cinema.
L’omaggio al cinema italiano è iniziato già dalla pre-apertura con la proiezione del film restaurato “L’Oro di Napoli” di Vittorio De Sica, un capolavoro senza tempo che ha riacceso i riflettori sulla grandezza del nostro cinema classico. A seguire, l’attenzione si è spostata su opere contemporanee che celebrano figure iconiche, come il film “Maria”, dedicato alla grande cantante lirica Maria Callas. Tra le protagoniste, Angelina Jolie nel ruolo della soprano, insieme agli italiani Alba Rohrwacher e Francesco Favino, a sottolineare l’internazionalità del progetto ma anche il legame con il cinema italiano. Un altro omaggio significativo è stato offerto dal regista napoletano Carlo Luglio con il suo “Dedapolis”, un affresco che ritrae artisti campani tra cui James Senese, Cristina Donadio e Peppe Lanzetta sullo sfondo del Vesuvio, celebrando la cultura e l’arte partenopea.
CINEMA ITALIANO IN CERCA DI SPAZIO
Nonostante questi tributi, l’edizione 2024 ha acceso il dibattito sullo spazio riservato al cinema italiano nel concorso ufficiale: su 21 opere in gara, solo cinque sono italiane, tra produzioni o dirette da artisti nostrani. Tra queste, spiccano titoli come “Campo di battaglia” di Gianni Amelio e “Queer” di Luca Guadagnino, mentre in fuori concorso “Il Tempo che ci vuole” di Francesca Comencini e in chiusura “L’Orto Americano” di Pupi Avati. Nelle sezioni outsider al concorso ritroviamo “Nonostante”, opera seconda di Valerio Mastandrea, “Taxi Monamour” di Ciro De Caro nella sezione Giornate degli autori. Tra gli eventi speciali, infine, il film “Coppia aperta, quasi spalancata” di Federica Di Giacomo (tratta dall’omonima piece teatrale di dario Fò e Franca Rame). Ma solo5 le opere Italiane in concorso, una in meno della passata edizione.
Si tratta di un dato che solleva interrogativi sul ruolo del cinema italiano nel primo festival cinematografico nazionale, ben lontano dai tempi in cui Venezia era il palcoscenico principale per il nostro cinema. I dati presentati durante la Mostra sembrano però indicare un rinnovato sostegno alla produzione italiana: un cinema che continua a fiorire, ma che fatica a trovare spazio nelle sale italiane. L’auspicio è che almeno i festival, come quello di Venezia, possano diventare la vetrina principale per queste opere.
MOSTRE E RETROSPETTIVE
Accanto ai film in concorso, il festival ha proposto numerosi eventi collaterali, con mostre e retrospettive che ampliano l’offerta culturale e celebrano il passato e il presente del cinema. Tra le esposizioni, spicca “Marcello, come here… Cent’anni e oltre cento volte Mastroianni”, curata da Laura Delli Colli e dedicata a uno dei volti più amati del cinema italiano, ospitata nella nuova sede del Centro Sperimentale di Cinematografia a Venezia. A questo si aggiunge la mostra “Dive & Madrine”, che omaggia le attrici che hanno fatto da madrine al festival nel corso degli anni, ritratte dal fotografo Uli Weber in un viaggio tra icone, bellezza e cinema. Anche la sezione Venezia Classici ha reso omaggio al cinema italiano, riproponendo titoli come “La Notte” di Michelangelo Antonioni, “Ecce Bombo” di Nanni Moretti e “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” di Lina Wertmüller, affiancati a grandi capolavori internazionali come “Jeux Interdits” di René Clément e “The Big Heat” di Fritz Lang e infine quasi a chiusura del festival l’omaggio a Massimo Troisi, da un’idea di Maria Grazia Cucinotta in occasione del trentennale de Il Postino – che proprio alla Mostra di Venezia fu presentato in anteprima. Presenti il Governatore della Campania Vincenzo De Luca, Maria Grazia Cucinotta, l’amico della smorfia Enzo De Caro, la Presidente della Film Commission Titta Fiore e il direttore Maurizio Gemma, l’evento è stato organizzato dalla Biennale di Venezia, in collaborazione con la Settimana della Critica e le Giornate degli Autori e con il sostegno della Regione Campania e della Film Commission Regione Campania. L’edizione degli omaggi ha celebrato anche figure internazionali, come l’attrice Sigourney Weaver e il regista Peter Weir, entrambi premiati con il Leone d’Oro alla Carriera, in riconoscimento di una vita dedicata al cinema.
I FILM IN CONCORSO
Tra glamour e tributi, Venezia si è confermata il palcoscenico ideale per le star, con il red carpet che ogni sera ha visto sfilare artisti e celebrità acclamate da fan e paparazzi. Il red carpet si animato con le performance in stile James Bond di George Clooney e Brad Pitt, i colori sgargianti degli abiti delle attrici in particolar modo quello di Lady Gaga, di Pedro Almodóvar e delle protagoniste del suo film, Julianne Moore e Tilda Swinton. Anche Richard Gere, a 75 anni, sbarca in laguna per ritirare un premio speciale per il suo impegno nelle cause umanitarie e sociali. A giudicare le opere in concorso la giuria presieduta dall’attrice francese Isabelle Huppert, affiancata dal regista e sceneggiatore americano James Gray; il britannico Andrew Haigh, la polacca Agnieszka Holland, il brasiliano Kleber Mendonça Filho, il mauritano Abderrahmane Sissako, l’italiano Giuseppe Tornatore, la tedesca Julia von Heinz e l’attrice cinese Zhang Ziyi.
Tra le opere in concorso alla 81ª Mostra del Cinema di Venezia, oltre ai già citati film italiani, spiccano alcune tra le pellicole più attese dell’anno. Fra queste, il sequel di “Joker” intitolato “Joker: Folie à Deux”, diretto da Todd Phillips, già vincitore nel 2019 del Leone D’oro al miglior film, che riporta sul grande schermo il camaleontico Joaquin Phoenix. Il vincitore L’eclettico regista spagnolo Pedro Almodóvar, “The Room Next Door”, mentre Halina Reijn ha diretto Nicole Kidman in “Babygirl”. La regista georgiana Dea Kulumbegashvili ha proposto “April”, e Justin Kurzel ci ha portato nel mondo oscuro di “The Order”.
Il cinema francese è stato rappresentato da “Trois Amies” di Emmanuel Mouret, mentre il regista argentino Luis Ortega ha firmato “El Jockey”. La coppia di registi Zoran Boukherma e Ludovic Boukherma ha presentato “Leurs Enfants Après Eux”, un racconto sulle generazioni perdute, mentre Brady Corbet in “The Brutalist” narra la storia di László Tóth, un architetto ebreo che emigra dall’Ungheria negli Stati Uniti nel 1947, affrontando un nuovo inizio in un’America in trasformazione.
Il Baltico ha proposto “Love” di Dag Johan Haugerud, che esplora l’intimità sessuale e mentale senza conformarsi alle convenzioni sociali, mentre la regista greca Athina Rachel Tsangari ci ha trasportato in un viaggio surreale con “Seven Days”, in cui un villaggio senza nome scompare in un’epoca e luogo indefiniti. Lo sguardo sul cinema orientale contemporaneo è stato presente con il documentario “Qing Chun: Gui (Youth: Homecoming)” di Bing Wang e “Stranger Eyes” di Siew Hua Yeo.
Chiude la lista dei candidati il nuovo capolavoro del regista brasiliano Walter Salles, noto per “I Diari della Motocicletta”, che ha presentato una toccante storia ambientata nel Brasile del 1971, durante la dittatura militare. Il film racconta la lotta di una madre costretta a reinventarsi quando la sua famiglia viene distrutta da un atto di violenza arbitraria. La 81ª Mostra del Cinema di Venezia ha celebrato il passato, esplorato il presente e guardato al futuro, mantenendo viva la tradizione di un festival che dal 1935 continua a essere un punto di riferimento per il cinema mondiale. Tra proiezioni, mostre e momenti di riflessione, questa edizione ha reso omaggio non solo al cinema italiano, ma l ’arte cinematografica in tutte le sue forme, riaffermando l’importanza di Venezia nel panorama internazionale, il tutto nei suggestivi scenari della laguna che ancora una volta si conferma un crocevia di cinema, glamour e grandi emozioni.
*Direttore Ischia Film Festival | Federazione dei critici cinematografici europei