Geppino Cuomo | Sicuramente il Guareschi non pensava a lui quando scrisse le intramontabili storie di Don Camillo e Peppone. Quel don Camillo di Brescello era l’esatto opposto del nostro don Camillo D’Ambra.
Il nostro don Camillo, fresco dei suoi 95 anni appena compiuti, di spirito è forse uno dei più giovani sacerdoti della nostra Diocesi. Inossidabile, nonostante il trascorrere degli anni. Rispettoso del prossimo, in pochi hanno avuto ed hanno la fortuna di sentirlo parlare in privato. Persona saggia, ottimo consigliere e memoria storica del nostro passato. Sfugge le chiacchiere di paese, mai un pettegolezzo, pronto a giustificare qualsiasi cosa che della Chiesa sia oggetto di discussione.
Non è mai disposto ad alimentare il fuoco che arde. Fisicamente non è un gigante, ma come sacerdote è un colosso. In pratica nella sua vita sacerdotale ha ricoperto molti incarichi delicati, senza battere ciglio. Ha fatto dell’ubbidienza la sua linea guida, cercando di insegnare ai giovani il rispetto per i superiori e a pregare, pregare, pregare. Per certi versi, interpreta la figura di un novello San Giovan Giuseppe. La modestia e l’umiltà le sue virtù preponderanti. Non ha mai voluto mettersi in evidenza, mai ha fatto delle sue conoscenze motivo di orgoglio. Per conoscere il suo livello culturale, devi indagare e domandare, chiedere e avere risposte. Sentendolo rispondere a tono basso ma con tranquillità assoluta e senza titubanze, ti rendi conto della sua preparazione. Bibliotecario diocesano, molti di quei libri li ha letti e riletti e sa di che parlano e conosce i segreti che nascondono in quelle pagine ingiallite. Non è un musone, per niente! Il fatto che abbia per strada ed in pubblico un suo contegno serioso, non vuol dire che non abbia i suoi momenti di generosa allegria. Molti preti ci raccontano di don Camillo come di un sacerdote pronto alla risata ed alla facile battuta, ma questo, i fedeli difficilmente potranno appurarlo in prima persona. Troppo riservato, troppo rispettoso dell’ambiente in cui vive per comportarsi cosi in pubblico. E’ stato parroco della Cattedrale per anni, ma combattere e fronteggiare le opinioni e le azioni discordanti di clero e fedeli non è mai stato il suo forte. Alle battaglie preferisce altro. La preghiera innanzitutto. Da tempo aveva pensato di ritirarsi a vita quasi privata, ma dopo un periodo trascorso a Serrara Fontana in una casa di riposo, è ritornato arzillo più che mai ad una frequenza intensa. Certamente anche a causa dei pochi preti disponibili, ma soprattutto per l’enorme carica di entusiasmo che la gente ha riversato sulla sua persona, facendolo sentire indispensabile. Non c’è domenica che don Camillo non dica messa nella cattedrale. La gente lo ascolta volentieri. Probabilmente dice le stesse cose da più di settant’anni, tanti sono gli anni di messa, ma sono cose che non tramontano mai, perché lui le dice rendendole attuali e collegandole alla vita odierna. Gli vogliono bene i fedeli ed anche coloro che in genere sono definiti mangiapreti, perché sulla sua persona non c’è niente da dire. Don Camillo, novantacinque anni ed essere considerato uno dei preti più giovani della diocesi, rappresenta un autentico miracolo, reso possibile dall’intelligenza e dalla preparazione di un sacerdote che ha fatto dell’educazione, del rispetto e dell’umiltà le sue doti migliori, una ragione di vita, fino a renderlo un gigante della chiesa isolana.
RITRATTO
Don Camillo D’Ambra è nato a Ischia il 4 novembre del 1925. A 11 anni entrò in seminario ad Ischia per portare avanti la sua vocazione al sacerdozio,. A 16 anni si trasferì al seminario di Salerno per continuare gli studi. Vi rimase sette anni facendo lì anche gli studi di teologia. Fu ordinato sacerdote ad Ischia da S.E Ernesto De Laurentiis vescovo della diocesi isolana nel 1948 e celebrò la sua prima messa nella chiesa dello Spirito Santo. Dal 1948 al 1951 fu Prefetto del Seminario di Ischia, dal ’51 al ’61 ricoprì la carica prima di vice bibliotecario dell’Antoniana, poi bibliotecario ufficiale. dal 1961 è stato Cancelliere nella Curia Vescovile, dal ‘67 il Vescovo Dino Tomassini lo nomina Canonico Penitenziere del Capitolo Cattedrale, nel 1968 lo stesso vescovo Dino Tomassini lo nomina Parroco della Cattedrale quale successore del parroco Cenatiempo, morto anzitempo. Rettore dell’Arciconfraternita Santa Maria di Costantinopoli, è cittadino onorario di Serrara Fontana, onorificenza concessa dal sindaco Cesare Mattera, per essere stato in quel comune residente per un certo periodo