mercoledì, Dicembre 25, 2024

L’ultima uscita in barca di Pupino. Lacco Ameno piange il suo pescatore

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Pasquale Raicaldo | Pupino è morto facendo quello che amava, da sempre. Pescando. Perché la sua vita era tutta lì, su quella barca, ed allora non è forse soltanto retorica o magra consolazione alla quale appigliarsi – chi lo ha amato, chi lo ha conosciuto, chi lo ha apprezzato – dire che se c’è da immaginare una fine, per un pescatore, è giusto che questa arrivi a mare, con le onde che ti cullano, con l’azzurro del cielo e quello del mare. Ieri si era svegliato all’alba, come sempre. E da solo si era diretto sulla piccola “Vincenza Chiara” al largo di San Montano, per ritirare le reti calate il giorno prima. Un rito quotidiano che si rinnova, lui e quei pochi che ancora portano avanti – con passione genuina – la vocazione alla pesca. A Lacco Ameno, del resto, Carmine Calise era un’istituzione. Il suo sorriso, la sua semplicità, gli sfottò con gli amici, le pacche sulle spalle ai giovani.

Lo chiamavano Pupino perché da bambino era bellissimo e della genesi di quel soprannome immortale ne andava decisamente fiero, Carmine. Gli anni, sessantacinque, non avevano scalfito i lineamenti, né erano bastati i segni del tempo – la pelle arsa dal sole e i capelli ingrigiti, contrastati dalle foltissime sopracciglia nere – a far decadere l’orgoglioso nomignolo. I soprannomi ti restano appiccicati addosso, sempre.
Non sappiamo quanto sia rimasto privo di sensi, Pupino, ieri, a mezzo miglio dalla baia di San Montano, come da freddo report della Capitaneria. Minuti, forse ore. La segnalazione è giunta alla Guardia Costiera intorno alle 8. Due motovedette sul posto, la corsa verso il porto di Lacco Ameno, con il pescatore trasbordato sull’unità del Circomare. E di qui al “Rizzoli”, immediato il ricovero in terapia intensiva.
E sembrava proprio che ce la potesse fare, Pupino: lunghe ore di speranza per la silenziosa processione di familiari, amici e conoscenti. Il cuore di Lacco Ameno ha battuto col suo, quasi all’unisono, prima dell’ultimo anelito di vita.
Ed è un giorno triste, per il paese commosso, che già ieri ha affollato di ricordi, aneddoti e commiati la bacheca di Facebook di Carmine: aveva deciso di aprirsi una pagina, con l’aiuto della figlia Chiara, scegliendo come foto del profilo un primo piano ingiallito, ma aggiornando con costanza quasi adolescenziale.
E quando, lo scorso luglio, aveva condiviso le prime foto di una battuta di pesca speciale, con un ospite d’eccezione – il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis – erano fioccati like e condivisioni, gergo da teenager più che da pescatore ultrasessantenne. Quell’esperienza lì, la raccontò col sorriso sulle labbra a “Repubblica”, diventando primattore: «Era da un po’ che il presidente mi salutava e scherzava: ‘Voglio venire a pesca con te’. E io: ‘Presidè, quanno vulite’. Poi ho capito che faceva sul serio e ci siamo dati un appuntamento. Lui si è presentato puntuale, con due amici. Io ho fatto del mio meglio per ripulire la mia barca – sorride – ma resta pur sempre una barca di pescatori, eh».
Pupino aveva negli occhi la trasparenza del mare di San Montano, quando il sole è alto nel cielo e non c’è la ressa ferragostana. Era così: vero, spontaneo.
Era ironico. E amava parlare. Ci sono molti modi di essere profondi, con le parole. Non occorrono lauree o comodi pulpiti dai quali esprimersi. Alle volte, basta sapersi fare ascoltare.
A De Laurentiis che brancolava nel buio, sulla sua barchetta al largo di Lacco Ameno, lui disse proprio così: «Presidè, ‘o verite ‘o segnale?». Aurelio, che quella mattina aveva anche un fastidioso mal di schiena, fece spallucce: «No». Pupino glielo indicò: era lì che avrebbero tirato su la rete. Poi, però, lo prese in giro. Il pescatore e il milionario. «Presidé, basta avere gli occhi aperti, è come quando vi accorgete che il Napoli fa gol. Mica vi può sfuggire?».
Carmine aveva la pesca nel sangue. Papà Giacinto era uscito in mare fino a 93 anni. Da lui aveva imparato i trucchi del mestiere, affrontando mareggiate e tempeste. Peripezie di cui andava fiero. E raccontava anche di quando fu letteralmente miracolato: un motoscafo impazzito speronò la sua barca. Ci sarebbe rimasto secco se non si fosse gettato in mare, con lucidità e risolutezza. La barca andò distrutta, lui rimase a lungo sotto choc. Lo ripescarono alcuni turisti francesi. Sono le storie del mare. Che alle volte sa perdonare, altre no.
Oggi, alle 16:30, il feretro muoverà dall’ospedale Rizzoli alla parrocchia di Santa Maria delle Grazie, dove sarà officiato il rito funebre. La terra gli sia lieve, ma sia il mare – soprattutto – a custodirne, cullandolo, il prezioso ricordo.

4 COMMENTS

  1. Un Grande Generoso Instancabile Onesto Uomo..Pace Divina a Te !!
    Bello se venisse seppellito vicino al padre Decinto…ancora insieme anke in Paradiso

  2. all’amico giornalista Raicaldo il merito di aver descritto in profondità il personaggio “ pupino” che per le qualità intime che si ritrovava ha saputo affermarsi tra gli uomini più interessanti della Sua Lacco Ameno per bontà e laboriosità, per dignità e determinazione, per una edificante umiltà, per il percorso di vita che ha scelto per amore conservandosi nel mondo dei pescatori nella tradizione familiare anziché fare il gran salto verso mari diversi coerenti con i Suoi studi nautici. L’ho conosciuto in tenera età, avendolo avuto quale discente nel Nautico di Procida, e fin dalla prima ora si è fatto apprezzare per il rispetto che aveva per la famiglia e per l’istituzione scolastica e la mia persona dando vita così ad un uomo dal cuore e dai sentimenti d’oro a cui mi sentivo legato come docente e come amico per la vita. Grazie Carmine per la lezione di umanità che mi hai lasciato!

  3. Un grazie a Pupino lavoratore appassionato, umile , laborioso ed un grazie all’articolista che ne ha tratteggiato la splendida figura con rara e poetica sensibilità. Alla famiglia sincere condoglianze e preghiere.

  4. Apprendo adesso della tua scomparsa grande amico. Quando ci incontravamo erano momenti di gioia vera. Compagno di scuola semplice ed affettuoso. Ricordo le tue strette di mano forti fino a far male. Dal Posto Meraviglioso dove sei proteggi tutti noi che ancora sul mare viviamo. Una preghiera…..

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