Forio | Per tentare in tutti i modi di evitare la mazzata da oltre 200mila euro per il parcheggio interrato in via Matteo Verde mai realizzato, il Comune di Forio ha deciso di proporre appello avverso la sentenza del Tar Campania che ad inizio estate lo condannava a pagare tale somma in favore dalla A.D. Progetti in proprio e nella qualità di capogruppo mandataria dell’ATI con Italgeco S.c.a.r.l. e Credendino Costruzioni S.p.A. L’incarico di rappresentare il Comune dinanzi al Consiglio di Stato è stato conferito all’avv. Giuseppe Di Meglio di Ischia, al quale, con determina del dirigente del II Settore dott. Francesco Castaldi, vengono liquidate le spese per l’iscrizione a ruolo del ricorso, pari a 975 euro.
Del Deo spera che i giudici amministrativi di secondo grado cancellino la mazzata per una vicenda iniziata dieci anni fa, quando l’Amministrazione all’epoca guidata da Franco Regine approvò un project financing per la realizzazione di questo parcheggio interrato. Un’opera da 6 milioni di euro, dei quali il Comune avrebbe dovuto sborsarne 2 milioni e 700mila. Accorgendosi di non avere tali risorse e facendo marcia indietro troppo tardi, quando il progetto era già stato aggiudicato all’Ati guidata dalla A.D. Progetti, il cui amministratore delegato è l’arch. Pino Mattera. Rifiutandosi di sottoscrivere la convenzione anche dopo la redazione di un progetto più “a buon mercato”. Di qui il contenzioso dinanzi al Tribunale amministrativo regionale, con una prima sentenza del 2013 che condannava il Comune per responsabilità precontrattuale, imponendogli di a proporre all’Ati un risarcimento congruo. L’offerta di Del Deo, appena 16.077,50 euro, ovviamente non poteva essere ritenuta congrua. Risorse di cassa disponibili o meno, le imprese danneggiate dal ripensamento di Franco Regine vogliono essere adeguatamente risarcite. L’Ati ha dunque trascinato di nuovo l’Ente dinanzi al Tar, chiedendo 343.539,63 di risarcimento. Nell’ultima sentenza, pur condannando il Comune, i giudici amministrativi hanno applicato uno “sconto”. Non hanno infatti ammesso le fatture depositate dall’Ati. Quantificando il danno da risarcire in 198.656,39 euro, con l’aggiunta di rivalutazione, interessi e spese.
Sta di fatto che tale somma, superiore a 200mila euro, rappresenterebbe un salasso per le già disastrate casse comunali (e per i poveri cittadini contribuenti). Di qui la decisione di resistere, appellandosi al Consiglio di Stato.