«Sono sconcertato dai pubblici ministeri di Napoli i quali oggi che finalmente siamo a processo si dichiarano incompetenti sconfessando quanto hanno con forza sostenuto fin quando per lo scoop nazionale serviva il mio arresto». Non usa giri di parole, il sindaco di Ischia, Giosi Ferrandino, dopo gli ultimi clamorosi sviluppi dell’inchiesta giudiziaria che lo vede imputato e nel cui ambito la Procura della Repubblica di Napoli ha chiesto il trasferimento degli atti processuali alla Procura di Modena. Incredulo, disorientato. Ma soprattutto arrabbiato. Si sente finito in trappola, lui che – del resto – aveva già esternato la chiara sensazione di essersi trovato al posto giusto nel momento sbagliato. Finito nel mirino, quasi accidentalmente. Questo lo stabilirà il processo, certo. Ma quando? E soprattutto: dove?
«Si portino le prove in tribunale per sostenere l’accusa senza perdere altro tempo e si celebri il processo – ha proseguito il primo cittadino di Ischia – . Il mio unico interesse è che si faccia presto per fare luce sull’intera vicenda perché convinto della mia estraneità dai fatti».
Ma certo la notizia della richiesta del trasferimento degli atti processuali ha tenuto banco sui social e in pubblica piazza. Alimentando analisi, polemiche, dibattiti. E anche il “fido” Riccardo Cioffi, da sempre amico di Giosi Ferrandino, non si esime da un commento che è tutto un programma: «Non sono esperto – scrive sul suo profilo Facebook – ma se un tribunale dice che non è competente allora vuol dire che anche tutta la prima fase doveva essere gestita da altra procura compresi i provvedimenti?».
«Quanto accaduto – ci ha invece dichiarato Enzo Ferrandino, vice sindaco di Ischia – non può che testimoniare il tentativo dei pubblici ministeri di allungare i tempi del giudizio al solo scopo di evitare, in tempi celeri, un esito processuale a loro contrario. Finalmente iniziano ad apparire evidenti l’infondatezza e la profonda iniquità delle misure cautelari disposte a carico di Giosi Ferrandino e Silvano Arcamone. Si spera che il collegio giudicante – continua il vicesindaco di Ischia – non voglia assecondare la richiesta dilatoria di rinvio del giudizio a Modena, e che voglia invece accelerare i tempi del processo addivenendo alla verità, sancendo definitivamente l’innocenza degli imputati e restituendo così l’onorabilità ai destinatari delle misure afflittive e a tutta la collettività isolana gratuitamente vilipesa da squallidi attacchi mediatici».
Per Gino di Meglio, invece, la questione non è tanto relativa al primo cittadino di Ischia, bensì legata ad aspetti più meramente tecnici. «In Italia urge una legge “seria” sulla responsabilità dei magistrati, sulla separazione delle carriere! E le richieste fatte oggi in udienza nel processo a carico di Giosi Ferrandino, rafforzano in me questa convinzione!».
Il commento di Davide Conte, membro del Corecom Campania e da sempre oppositore di Giosi Ferrandino rimarca un concetto importante. «Quanto accaduto – scrive Conte – quest’oggi (ieri per chi legge, n.d.r.) nel processo che vede coinvolti Giosi Ferrandino e Silvano Arcamone è sconcertante ma, soprattutto, preoccupante. Se oggi Napoli si dichiara incompetente, è chiaro che lo era anche a febbraio, all’epoca delle richieste d’arresto. Un atteggiamento del genere da parte della Procura lascia più di un ragionevole dubbio sulla consistenza delle accuse e, soprattutto, sull’orientamento del processo stesso; senza dimenticare la grave carenza di rispetto della libertà personale, che nel nostro Paese lascia sempre più spesso il posto ad azioni giudiziarie clamorose e talvolta prive di contenuti consistenti, specie quando in esse sono coinvolti esponenti politici. Cosa succederà adesso a Modena? Assisteremo ad una “linea morbida” da cui usciranno tutti puliti, togliendo le castagne dal fuoco a Woodcock e compagni, oppure ad una sentenza esemplare già scritta? Sono l’ultima persona – sottolinea in conclusione – a dover difendere Giosi Ferrandino, ma il sistema giudiziario italiano mi piace sempre meno».
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