martedì, Novembre 26, 2024

Non solo Giosi, storie di governo e manette. Franco Regine: “Tempi difficili per chi amministra”

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FORUM. Dal caso Marino alle inchieste di casa nostra: è possibile una politica “immacolata”?  / 1

Pasquale Raicaldo | Governo, ergo indagato sum. E spesso imputato. Qualche volta condannato. E’ dura la vita del politico di casa nostra nell’anno 2015: dai casi nazionali – con il sindaco di Roma Ignazio Marino costretto alle dimissioni dallo stesso partito che l’aveva scelto – a quelli più marcatamente regionali (con de Magistris e De Luca ballerini per via della legge Severino e delle rispettive condanne). E per finire, naturalmente, la deriva – certo abbastanza evidente – di un’isola, la nostra, finita spesso in prima pagina, nell’ultimo periodo: dalle inchieste aperte con tanto di rinvii a giudizio (lo scandalo della Caserma della Forestale a Casamicciola) al tintinnìo delle manette, la cui vasta eco raggiunse – con l’arresto di Giosi Ferrandino nell’affaire Cpl Concordia – ogni punto dello Stivale. E mentre il processo che lo vedo imputato (con Silvano Arcamone, dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Ischia) va avanti tra mille incognite (a cominciare dalla singolare “resa” della Procura della Repubblica di Napoli), ecco comparire l’ultimo scandalo in salsa isolana, a qualche chilometro di distanza: in manette finisce un tenente della Polizia Municipale, Antonio Stanziola, il perno attorno al quale ruotava un sistema illecito di piccole tangenti, ma tra gli indagati compare anche il sindaco di Barano, Paolino Buono, e nei guai finisce Maria Grazia Di Scala, ieri consigliere comunale di minoranza, oggi consigliere regionale. E allora la domande, che sorge proverbialmente spontanea, è semplice e diretta. Diremmo quasi inevitabile. E’ davvero diventata un’impresa ardua governare e amministrare senza cadere in fallo (eufemismo), senza forzare la legge (un po’ meno eufemismo) o senza compiere illeciti? E ancora: è l’attuale classe dirigente a macchiarsi con maggiore frequenza di impurità, più o meno gravi, o è la magistratura a ringhiare con più ferocia, rispetto a un passato più o meno remoto, nei confronti della politica?
Ischia è l’ombelico di questo mondo distorto. E certo ne esce con le ossa rotte, definita “isola delle tangenti” dalla colorita titolazione di un quotidiano nazionale e nuovamente tirata in ballo, oggi, in relazione agli sviluppi dell’inchiesta baranese “Free Market”. Per tacere, naturalmente, del dibattito sempreverde sull’abusivismo che ha deturpato il nostro territorio, traendo forza e vigore dalla colpevole complicità di amministrazioni nel migliore dei casi conniventi.
Ma il trend è innegabilmente negativo. E lo si avverte distintamente. Sui social network c’è chi lancia addirittura un accorato appello. «Non abituatevi» è l’esortazione di Mario Goffredo, già esponente del MoVimento 5 Stelle, oggi. «Non è affatto normale – aggiunge – leggere interi quotidiani che invece di descrivere l’attività politica e territoriale dei nostri rappresentanti, sono un bollettino giudiziario delle loro vicende processuali. Non abituatevi cari concittadini. Perché non è affatto normale. È solo avvilente e sconcertante».
«Governare a Ischia senza incappare in inchieste è difficile ma non impossibile – spiega invece Benedetto Valentino, patron del Premio Internazionale di Giornalismo – L’intreccio tra la politica, interessi privati e “la volontaria ignoranza della legge” si registra non solo negli amministratori ma nei cittadini. Purtroppo l’abusivismo edilizio ha generato un caos non solo nel territorio, ma nella ”mente” degli isolani. Per anni – prosegue Valentino, e certo l’analisi è centrata e sagace – tutto è stato lecito e possibile. Ora le cose sono profondamente cambiate: ma non c’è ancora coscienza del cambiamento che non è “momentaneo” ,ma strutturale perché la crisi ha inciso nell’economia, nella struttura della società. E’ questo che rende difficile in questo momento governare: si affrontano i problemi con il metodo di sempre, mentre è cambiato tutto».
Ma è davvero diventata una questione di difficile equilibrismo governare, a Ischia o nella dirimpettaia Napoli, a Salerno o a Roma? E perché?
«Venite a chiederlo proprio a me» scherza Franco Regine, già sindaco di Forio, coinvolto in una serie di inchieste giudiziaria (una delle quali, legata al mancato abbattimento di immobili abusivi, gli costò la candidatura alle ultime elezioni politiche in Parlamento). Poi, raccoglie le idee e parte con una lucidissima disamina: «La verità è che il clima che si respira attorno alla politica negli ultimi anni è visibilmente peggiorato. E la linea di demarcazione tra l’abuso e l’omissione d’ufficio sempre più sottile. Così, il ruolo dell’amministratore locale  è più arduo di quanto lo sia mai stato. Tempi difficili, resi ancor più difficili da un certo incremento dell’aggressività della magistratura. Che pare quasi cavalcare il clima di antipolitica che si respira nel paese, magari anche allettata dai nomi blasonati, dal sindaco al deputato. Così, si riempiono le prime pagine».
Insomma, se non un’assoluzione alla politica parrebbe arrivare da Regine un cenno di solidarietà ai Ferrandino e alla Di Scala, ai Marino e ai De Luca (uno che a Ischia, per inciso, disse chiaro e tondo che è impossibile governare senza incappare in inchieste giudiziarie e rinvii a giudizio). Ma non passi l’idea opposta, vale a dire che il politico sia tendenzialmente un agnellino pronto a finire tra le possenti fauci del pubblico ministero di turno: «Direi – spiega Regine – che se uno ha la coscienza a posto e sa di operare per il bene della collettività, deve andare avanti senza fermarsi. Altrimenti, sarà un politico ignavo. Incapace di incidere nell’amministrazione del territorio. Incapace di migliorarlo. E amministratori senza infamia e senza lode non servono: chi non ha coraggio, faccia un altro mestiere. E parlo per esperienza: ho subito tanti procedimenti in materia di amministrazione pubblica, uscendo a testa alta. Il tempo è sempre galantuomo. Bisogna non lasciarsi scoraggiare dall’esito di questa competizione atavica tra poteri forti, quello giudiziario e quello politico, che va avanti dall’Antica Roma». Citazioni dotte, ma la storia – e non bisogna andare indietro ai tempi del Colosseo – parla anche di tangenti e arresti, di condanne sacrosante e di politici ladri e corrotti. «Non credo sia il caso della nostra isola. Penso che sia il caso Cpl Concordia che l’inchiesta Free Market si sgonfieranno. E per Ferrandino, sembra che si sia già lontani anni luce rispetto al clamore dei giorni dell’arresto, il che mi lascia pensare. Ad ogni modo – scherza Regine – se proprio dovessi scegliere, alla tangente per la sagra di paese, che emergerebbe qualora le accuse di Barano si rivelassero fondate, e l’eventuale rapporto con una coop che si occupa di metanizzazione, preferirei quest’ultima».
Un pensiero a Marino («Ha commesso una serie di leggerezze, più per malaccortezza amministrativa che per reali colpe: stento a credere sia un malfattore, più probabilmente è un capro espiatorio») e poi la sentenza, che è poi forse la chiave di tutto: «La verità è che la politica oggi vive più di immagine che di contenuti, lo spessore degli attuali governanti, a livello nazionale soprattutto, è prossimo allo zero. Io vengo dall’era dei Nenni, dei Lombardi, dei Saragat. Di politici che se pure non agivano nella maniera corretta, lo facevano perseguendo ideali e progetti». Oggi, evidentemente, ci si accontenta di meno.

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