Hanno avuto ragione il pubblico ministero Ida Frongillo e i difensori di tutti gli imputati a chiedere a gran voce l’assoluzione dall’accusa di rifiuto in atti d’ufficio con la formula perché il fatto non sussiste. Dopo una meditazione il tribunale di prima mattina ha emesso sentenza conformemente alle richieste. Escono definitivamente di scena dalle accuse di avere mal gestito le operazioni dell’emergenza legata ai rifiuti che avevano invaso l’intera regione Campania gli ex sindaci isolani Tuta Irace di Lacco Ameno, Franco Regine di Forio e Vincenzo D’Ambrosio di Casamicciola. Un’assoluzione che giunge dopo che il sindaco di Ischia Giosi Ferrandino e quello di Procida dell’epoca Gerardo Lubrano Lavadera erano usciti di scena su richiesta del pubblico ministero che ne chiese l’archiviazione. Come uscì di scena l’attuale sindaco di Barano Paolino Buono, per il quale il pm aveva chiesto il giudizio ma il gup ne aveva rilevato l’assenza di qualsiasi responsabilità. Per tutte le accuse. Senza dimenticare che il pm Francesco Curcio chiuse l’inchiesta ritenendo che fossero emerse responsabilità di epidemia colposa per tutti gli imputati, i quali vennero poi prosciolti dal gup e per omissione di atti d’ufficio. Quest’ultima ipotesi venne ritenuta sufficientemente presente dalle indagini, tale da meritare il vaglio dibattimentale. E c’è stato. Per alcuni anni, proprio per sentire i numerosissimi testimoni dell’accusa e della difesa, anche per chiarire le posizioni degli imputati eccellenti, l’ex governatore della Campania Antonio Bassolino e l’allora prefetto, oggi capo della Polizia, Alessandro Pansa. Per chiarire soprattutto come era stata gestita l’emergenza rifiuti, se in tutte le strade dei comuni ove i sindaci erano processati realmente c’era difficoltà a smaltire la massa dei sacchetti di plastica, se rimanevano per strada dei rifiuti per l’impossibilità di trovare delle discariche disponibili. Da questo processo è emerso in modo chiaro e inconfutabile che i comuni isolani interessati non hanno mai patito l’emergenza, che non c’erano in strada i rifiuti e anche se con mille difficoltà, il servizio funzionava dando una immagine ai turisti di un’isola quantomeno pulita. Rispetto a Napoli e agli altri comuni dell’hinterland.
L’accusa più infamante e più grave che era stata rivolta agli amministratori che si erano imbattuti in un’indagine durata qualche anno e portata avanti da un pm dell’allora sezione reati contro la Pubblica Amministrazione. In cui si ritenne, grazie al lavoro dei propri consulenti, che a causa di questa emergenza c’era stato un innalzamento delle vendite di farmaci antibiotici. Per la presenza di focolai infettivi nei comuni dove era molto più difficile far sparire dalle strade i rifiuti. L’epidemia era aumentata, quindi, per colpa esclusiva dei rifiuti in massa lungo i marciapiedi, che non venivano rimossi per una incapacità conclamata dei sindaci. Compresi quelli di Forio, Lacco Ameno e Casamicciola. Mentre gli altri avrebbero dimostrato di avere più “genialità”, esperienza e intraprendenza. Il pubblico ministero evidenziava che i sindaci in questione avrebbero dovuto predisporre delle aree di stoccaggio per convogliare i rifiuti per sottrarli da sotto le abitazioni dei cittadini. Una questione che durante questo processo più di qualche amministratore e avvocato ha rimarcato che questo tipo di scelta strategica non era percorribile, perché se lo avessero fatto qualche altro magistrato li avrebbe sicuramente incriminati per aver realizzato una discarica non autorizzata. L’accusa di epidemia colposa si è sfarinata quasi subito durante l’udienza preliminare, dove tutti i difensori hanno attaccato frontalmente l’ipotesi accusatoria. Ritenendola fantascientifica e impossibile da sostenere come un fatto certo e realistico. Ma resta quella visione accusatoria che è rimasta ad aleggiare in questo processo perché vi si è fatto più volte riferimento.
I tre sindaci isolani imputati si sono difesi, hanno voluto prendere la parola e dire di non aver commesso alcun abuso, di non aver mai minato la salute dei propri cittadini, di essersi adoperati per eliminare in poche ore i rifiuti dalle strade.
I giudici hanno preso queste dichiarazioni come riscontro a quanto documentalmente depositato nelle prime fasi del processo. E l’assoluzione è arrivata come richiesto all’unisono da pubblico ministero e difesa.