Il giudice per le indagini preliminari ha disposto il rinvio a giudizio dell’imprenditore Nicola Malinconico, la cui posizione era stata stralciata dopo essere finito qualche anno fa a giudizio insieme al già responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Forio Giovanni Matarese, al responsabile del procedimento Dario Amoruso e al collaudatore Giuseppe Castagliuolo. Un processo per la realizzazione dei lavori in località Citara che secondo il pubblico ministero Basso avrebbero provocato un danno allo Stato, per come erano stati gestiti e portati avanti gli interventi sul territorio con la realizzazione di una serie di falsi realizzati al fine di ottenere dei benefici. Un processo diviso in due tronconi e che molto probabilmente si riunirà nuovamente, dopo qualche anno di separazione forzata. Avendo il giudice del dibattimento valutato la non corretta applicazione della legge in termini di notifica degli atti, tale da ritenere nullo ogni adempimento svolto nei confronti del Malinconico. Disponendo la trasmissione degli atti di nuovo al pubblico ministero. Mentre per gli altri tre il processo è proseguito e come accade di solito, si è lentamente arenato per le difficoltà di ottenere la presenza dei testimoni in aula. Con il cambio del giudicante il processo nei confronti dei tre imputati ritorna ai nastri di partenza, dovendo decidere un altro giudice che non conosce nulla di questo procedimento. E la posizione di Malinconico verrebbe automaticamente assorbita per decisione del presidente del tribunale, al quale verranno inviati gli atti.
Una vicenda che risale a qualche anno fa e che è “scoppiata” con le indagini iniziate nel lontano 2010, allorquando la polizia giudiziaria si mise alla ricerca di elementi per verificare se vi fossero stati dei comportamenti illeciti in ordine alla riqualificazione del lungomare di Citara. Soprattutto sull’utilizzo del materiale che era stato previsto e quello effettivamente messo in opera; l’utilizzo degli operai con le rispettive qualifiche; in particolare se il materiale di risulta fosse stato o meno trasferito in terraferma per essere smaltito nelle apposite discariche autorizzate. Tutte ipotesi che nel processo del primo troncone (con i tre imputati ad esclusione del Malinconico) hanno iniziato ad emergere con l’esame dei testimoni che per ordine della Procura si recarono sul cantiere per dei controlli.
Nicola Malinconico era all’epoca amministratore della società “Italstrade”. Un’impresa di una certa importanza per aver svolto numerosi lavori pubblici e che si aggiudicò la riqualificazione di Citara. Tutte le opere ricadevano sotto il controllo del Matarese quale tecnico del Comune e dello stesso Amoruso, nominato responsabile del procedimento del relativo appalto. Tutti e tre venivano accusati a chiusura delle indagini del reato di truffa: «Perché, in concorso tra loro, nelle rispettive qualità: Malinconico Nicola di amministratore unico della società Italstrade srl (aggiudicataria dell’appalto “riqualificazione lungomare Citara” approvato con le delibere della giunta comunale di Forio d’Ischia n. 25 del 10.10.2005 e n. 44 del 15.3.2006 ed oggetto delle successive varianti in corso d’opera approvate con le delibere di giunta del 7.4.2008 e del 21.10.2010); Matarese Giovanni Raffaele di responsabile del settore VII del comune di Forio d’Ischia e direttore dei lavori; Amoruso Dario di responsabile unico del procedimento relativo al sopraindicato appalto; mediante la condotta di cui al reato di falso, nonché per Matarese e Amoruso nell’aver dolosamente omesso, in violazione del codice degli appalti e del relativo regolamento di attuazione, di verificare le richieste di pagamento allegate ai SS.A.L. (nelle quali sono state registrate lavorazioni e somministrazioni non supportate dalla prescritta documentazione di riscontro), inducevano in errore il comune di Forio d’Ischia che nell’importo complessivo dell’appalto, corrispondeva alla società appaltatrice Italstrade srl anche la somma di euro 106.038,61 per il trasporto, gli oneri di discarica e lo smaltimento dei rifiuti prodotti nell’esecuzione dei lavori a fronte di una spesa documentata di soli 1.398,88 euro (relativa allo smaltimento di soli 28 mc di rifiuti), nonché l’importo di euro 129.882,31 per l’acquisto di conglomerati bituminosi a fronte di una spesa documentata di soli 60.000,00 euro, in tal modo procurandosi un ingiusto profitto di corrispondente ammontare con pari danno per il predetto ente pubblico».
Particolarmente complessa è stata la ricostruzione investigativa in ordine alla ipotesi di falso materiale e falso ideologico per Matarese e Malinconico. Per i presunti fatti accertati dalla polizia giudiziaria e dal consulente tecnico nominato dal sostituto procuratore della Repubblica Claudio Basso. Questa circostanza è assai delicata e fondamentale al tempo stesso. Si parla di una bella somma risparmiata. Secondo l’accusa quei rifiuti raccolti durante i lavori sarebbero dovuti finire in una discarica attrezzata e autorizzata in terraferma. Ciò non sarebbe avvenuto, ma sul punto gli imputati per i quali il processo era già iniziato avevano depositato nelle mani della giudicante una serie di documenti che attestavano la regolarità della procedura e che non si era affatto arrivati ad una falsificazione, ma più precisamente ad una errata interpretazione da parte degli inquirenti. Di questi falsi ne rispondevano Matarese e Malinconico «Per aver, in concorso tra loro, nelle rispettive qualità di cui al reato di truffa, nonché Malinconico Nicola anche quale istigatore, Matarese Giovanni Raffaele quale pubblico ufficiale ed esecutore materiale, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, attestavano falsamente sul registro contabile dei lavori dell’appalto (atto pubblico) fatti di cui l’atto era destinato a provare la verità e precisamente: che alla data del 6.11.2009 erano stati trasportati a rifiuto e smaltiti circa 1.350 mc di rifiuti provenienti dal cantiere Lungomare Citara di Forio d’Ischia; che alla data del 6.11.2009 i lavori di rifacimento del manto stradale erano stati eseguiti per il 90% del totale della categoria; nonché falsificavano il terzo verbale di ripresa dei lavori datato 25.10.2010, apponendovi in data postuma una riserva formulata dall’appaltatore».
Il pubblico ministero era sicuro che questa “pratica” di mancato smaltimento come previsto dal contratto di appalto con il Comune di Forio fosse a conoscenza del responsabile dell’Ufficio tecnico e del responsabile del procedimento dell’appalto e si fossero ben guardati dal denunciare alla competente autorità giudiziaria la commissione di un reato. Ed è questa l’ipotesi che viene loro contestata nel decreto che disponeva il giudizio: «Perché, in concorso tra loro, nelle rispettive qualità di cui al reato di truffa, omettevano di denunciare all’autorità giudiziaria il reato di cui all’art 6 L 210/08 posto in essere da Malinconico Nicola (quale l.r.p.t. della Itasltrade srl), reato di cui avevano avuto notizia nell’esercizio delle loro funzioni e precisamente dopo aver ricevuto la missiva prot. n. 1054 del 13.1.12011 (registrata anche nel libretto delle misure n 5), nella quale il Malinconico ammetteva il non corretto smaltimento dei rifiuti prodotti nel cantiere Lungomare Citara e, contravvenendo agli obblighi contrattuali e alle prescrizioni previste in sede progettuale, riconosceva l’improprio utilizzo dei rifiuti come materiale da costruzione, non sottoponendolo preventivamente all’accettazione del direttore dei lavori».
Una particolare contestazione viene rivolta al collaudatore amministrativo dell’appalto. E’ un tecnico che viene scelto e che ha il compito di valutare al termine se quanto è stato realizzato è conforme al progetto approvato e che l’impresa aggiudicataria abbia operato scrupolosamente nell’interesse generale e senza aver eseguito operazioni tendenti al risparmio per ottenere un maggior profitto. Per questo Giuseppe Castagliuolo risponde del reato di falso ideologico: «Per aver, nella qualità di collaudatore tecnico amministrativo nell’appalto “riqualificazione lungomare Citara” e pertanto di pubblico ufficiale, falsamente attestato nelle relazione di collaudo dotata 3.6.2011 fatti di cui l’atto era destinato a provare la verità e precisamente la regolarità degli atti contabili della procedura d’appalto e la rispondenza delle opere eseguite rispetto alle registrazioni della documentazione di cantiere, senza invece rilevare la carenza delle fatture comprovanti le spese sostenute dall’appaltatore per lo smaltimento dei rifiuti e per l’acquisto dei conglomerati bituminosi, il mancato conferimento in discarica dei rifiuti nella quantità stabilita e la non corretta compilazione dei registro di contabilità».
C’è da capire se effettivamente sono stati illecitamente smaltiti circa 2.232,15 metri cubi di rifiuti speciali non pericolosi prodotti dal cantiere del lungomare di Citara. Che emerge dal computo metrico allegato al capitolato d’appalto. Qui sono soldi di un certo “peso” e che il processo, se dovesse raggiungere le battute finali, sarà costretto ad approfondire. Ma non è detto che accada, perché su questo processo incombe una prescrizione che potrebbe giungere facilmente se i ritmi saranno gli stessi di quelli raggiunti durante il dibattimento nei confronti dei soli tre imputati.