venerdì, Gennaio 10, 2025

Ischia Ponte tra la collegiata e don Carlo: guerra di potere all’ombra di San Giovan Giuseppe

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Ugo De Rosa | Una calma apparente che non preannuncia nulla di buono. E’ questa la sensazione che sta pervadendo Ischia Ponte, l’antico borgo di pescatori del comune di Ischia. Ma non tutto il borgo, bensì solo un’area che, potremmo dire, si circoscrive tra la chiesa di San Giovan Giuseppe e la Cattedrale. Un perimetro ben definito che porta inevitabilmente al centro del nostro articolo: la collegiata di Ischia Ponte.
Forse lo sapranno in pochi, ma la chiesa ad Ischia Ponte è “governata” da una collegiata che gestisce i fondi, i beni e tutto ciò che ruota attorno alla chiesa da un punto di vista manageriale. La struttura è semplice: la collegiata è composta da una assemblea formata dai maschi delle famiglie compatrone, che eleggono tra di loro i cinque componenti che amministrano i beni della chiesa. La presenza di questo vero e proprio ente territoriale è sempre stata totalmente accettata da tutti e per decenni le attività della chiesa sono continuate in modo lineare, fino al momento di rottura, al momento in cui la parrocchia è stata spostata dalla Cattedrale alla chiesa di San Giovan Giuseppe e all’arrivo della figura di don Carlo.
Il buon don Carlo, che di certo non passa inosservato, una volta visto il ruolo manageriale e decisionale della collegiata, ha, a poco a poco, preso le redini di tutto, togliendo poteri alla collegiata e prendendoli per sé. C’è da dire che, il parroco, dovrebbe avere un ruolo secondario e di affiancamento agli uomini della collegiata, cosa che poco si associa a don Carlo e ciò sta creando non pochi scontri e malumori.
Diciamo la verità: negli ultimi anni si è vista una gestione un po’ saltellante delle grandi ricchezze della chiesa di Ischia Ponte e ben si vede nelle feste dedicate al Santo Patrono che hanno visto evoluzioni altalenanti, o anche le minime attività della chiesa stessa sono state modificate non poco.
In genere, il fermento attorno alla collegiata si creava con l’approssimarsi delle elezioni, ma ora, con le elezioni in programma per gennaio del 2016, il fermento è iniziato già da circa un mese, acuendosi sempre più e generando non pochi movimenti sotterranei tra le fazioni createsi.
Sì, ci sono dei gruppi che spingono per la candidatura e l’elezione di un elemento invece che un altro, gli storici componenti che vogliono riprendere in mano il tutto per evitare la gestione fin troppo allegra del parroco, altri che, vicini a don Carlo, voterebbero per rafforzare la struttura ed allontanare la vecchia guardia.
Non sono in ballo solo “messe e celebrazioni”, sia ben chiaro: quella di San Giovan Giuseppe è una delle chiese più ricche dell’isola e gestisce immobili dati in fitto a canoni molto bassi a famiglie in disagio, promuove attività di solidarietà e sostiene moltissime famiglie con problemi. Avere potere sul libro della contabilità di questa organizzazione significa davvero gestire una cosa molto seria. Senza contare i tanti cantieri e lavori da fare nelle strutture che fanno capo alla chiesa e che sono davvero un ricco tesoretto per le varie società edili che ronzano attorno a questo ricco piatto.
I gruppi si alternano in riunioni più o meno condivise: molti vogliono convergere su un nome della vecchia guardia, così da eliminare le ingerenze del parroco e ristabilire un ordine che, nella gestione “a chi figli e a chi figliastr” della parrocchia di oggi, davvero non vedono.
In tutto questo gioco delle parti c’è una figura che, dopo la parabola discendente degli anni scorsi, vorrebbe, secondo i rumors, riprendere il potere, ma bisogna verificare tra le vecchie alleanze (famiglie forti e numerose dei Pilato e dei Califano, ad esempio….) le reali disponibilità ed ambizioni. Nel grande scacchiere che si muove vi è il forte gruppo dei “mandraioli”, che muovendo parecchi voti e consensi, sarebbero propensi per le elezioni di un conservatore. Non da trascurare, poi, l’importante famiglia De Luca, che ha per molti anni gestito con fortuna ed oculatezza la collegiata. Una vera e propria guerra di potere, fatta di cariche, alleanze, capitali, strette di mano e devozione verso il Santo.
Chi la spunterà? Certo, fino a gennaio ci sono ancora moltissimi giorni, e di riunioni, ne siamo sicuri, ve ne saranno ancora moltissime.
Certo, riportare la chiesa in mani “tradizionali” sarebbe l’ideale, anche perchè la gestione completa dei fondi da parte del parroco, lo abbiamo visto, ha creato non pochi interrogativi. Staremo a vedere.

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