Pasquale Raicaldo | Eppur si muove. Nell’Area Marina Protetta congelata e dormiente, c’è un sussulto di vita. Con il “Regno di Nettuno” ancora commissariato, e in attesa di comprendere se l’accorato appello dei sindaci al Ministero verrà recepito, arriva proprio da Roma la determinazione conclusiva in merito all’acquisizione degli atti di assenso sul progetto definitivo per i lavori di installazione delle postazioni di videosorveglianza nell’Area Marina Protetta. Si tratta dunque dell’atteso nulla osta perché prenda forma quel progetto che consentirà un monitoraggio h24 del Regno di Nettuno, una sorta di “Grande Fratello”: occhi puntati, naturalmente, sulle attività illecite, sul bracconaggio e – perché no – sul diportismo selvaggio. Con un sistema che funga anche da deterrente: ad oggi, del resto, l’idea è che nel nostro parco marino viga l’assoluta anarchia. Sospetto pienamente confermato, peraltro, dai fatti: appena qualche sera fa, una lunga processione di pescherecci al chiaro di luna è stata immortalata da semplici curiosi in piena zona A. Tutti impuniti, naturalmente. Ed ecco allora che prenderà forma un progetto già predisposto dall’allora direttore scientifico dell’Area Marina Protetta, Riccoardo Strada, nell’ambito del programma operativo nazionale “Sicurezza per lo sviluppo” che aveva previsto complessivamente 16 milioni di euro per il “monitoraggio delle aree marine protette interessate da reati ambientali.
Nel dettaglio, il progetto originale predisposto dal Regno di Nettuno prevede 22 postazioni e 5 ripetitori: ogni postazione porta una telecamera di sorveglianza e una di autoproduzione. Un terzo delle ventidue sarà dotato dell’infrarosso termico per il tracciamento notturno di intrusioni.
Ma il Ministero ha naturalmente tenuto conto delle obiezioni della Soprintendenza, che ha stralciato due postazioni dal progetto originale per incompatibilità paesaggistica, muovendo delle riserve anche sulla posizione di tre dei quattro ripetitori.
Quanto alle telecamere, ecco alcune curiosità: due saranno installate sul faro del Castello aragonese. Una punterà verso sud, una verso nord. Con sguardo, dunque, sulle zone A e B del Regno di Nettuno. Altre due saranno installate sul muraglione della Chiesa del Soccorso, a Forio, sui due versanti. Ancora: una sarà installata sul faro di Punta Imperatore. In altri casi, come per esempio sull’insenatura del Carbogno a Procida e a Sant’Angelo, saranno invece utilizzati i pali della pubblica illuminazione già preesistenti.
Per il via ufficiale, tuttavia, erano in programma alcuni sopralluoghi a settembre: il commissariamento dell’Area Marina Protetta e il licenziamento di Strada, per motivi disciplinari, hanno di fatto bloccato la rifinitura del progetto, che dovrebbe essere sistemato e completato dal nuovo gestore.
Intanto, però, dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare è arrivata ai sindaci l’approvazione formale delle risultanze della conferenza di servizi relativa al progetto definitivo dei lavori. «Si ritiene pertanto concluso favorevolmente il procedimento», spiega il direttore generale Mauro Luciani. Di fatto, è un via libera. Se e quando si tradurrà con l’installazione delle videocamere e il via ufficiale al sistema di videosorveglianza, lo comprenderemo a breve. Né si conoscono al momento i tempi perché la gestione commissariale dell’Area Marina Protetta si conclusa, con il Ministero che potrebbe dunque decidere di riassegnare ai Comuni, e dunque ad un consiglio direttivo di nomina diretta dei sindaci, le gestione del Regno di Nettuno. Con risultati auspicabilmente migliori di quelli (non raggiunti) nei primi, complicati anni di vita di un organismo nato sotto una cattiva stella e sin qui contraddistinto da beghe interne e lotte intestine, senza che ne beneficiasse l’ambiente e la promozione del mare che bagna le isole di Ischia e Procida.
Quanto al progetto, si dà naturalmente traccia delle obiezioni tecniche della Soprintendenza, che non ha dato il nulla osta per alcune postazioni. Tra i punti ancora da chiarire, a quanto pare, la necessità di trovare una soluzione progettuale che consenta la sorveglianza costiera a sud est dell’isola d’Ischia, in corrispondenza della Sgarrupata e di San Pancrazio (zona B di alto pregio dell’Area Marina Protetta, «superando ove possibile il problema della proprietà privata dei terreni prospicienti dette zone». Va da sé che tutti gli attori in gioco, dai Comuni ai privati, hanno sin qui espresso parere favorevole «purché le opere da realizzare non arrechino vulnus ambientale e vengano effettuate in linea con i principi normativi di salvaguardia del territorio». Poi, naturalmente, resta il problema delle competenze: le videocamere riprenderanno, qualcuno dovrà controllare ciò che avviene. La Guardia Costiera, perennemente a corto di uomini, riuscirà a farlo? I dubbi, certo, continuano a dominare la scena. Ma qualcosa si muove, nelle torbide acque – metaforicamente, si intende – del Regno di Nettuno.
@ildisparilive
Atri soldi dei contribuenti buttati a mare