Il tribunale del riesame in funzione di appello ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai difensori del tenente del Corpo della Polizia municipale di Barano Antonio Stanziola. Ricorso deciso dopo che il giudice per le indagini preliminari Pasqualina Paola Laviano aveva rigettato l’istanza con la quale si chiedeva che gli arresti domiciliari venissero trasferiti da Napoli nella sua residenza di Lacco Ameno. Provvedimento che originariamente era stato disposto dai giudici della “libertà” che di fatto revocarono la misura coercitiva del carcere ritenendo all’epoca (a circa venti giorni dall’esecuzione) che la detenzione domiciliare, e peraltro lontano dall’isola d’Ischia, garantisse che non vi erano le condizioni per una possibile reiterazione della condotta e che comunque non aveva una possibilità di poter incontrare soggetti che in modo diretto o indiretto potessero essere quantomeno partecipi nell’inchiesta “Free market” che di fatto ha coinvolto in toto il comune di Barano.
I difensori dello Stanziola avevano presentato l’istanza prima di Natale, in modo da consentire al proprio assistito di potersi ricongiungere con la famiglia e di vivere comunque tutti insieme in un comune diverso da quello di Barano, che dista diversi chilometri. Sottolineando che proprio questa lontananza avrebbe di fatto garantito che non ci fosse inquinamento e che la detenzione domiciliare era una condizione tale da garantire ulteriormente le attività d’indagine, che all’epoca erano in pieno corso. Un ragionamento calzante ed efficace che i giudici non hanno ritenuto di accogliere. Non entrando nel merito del provvedimento del gip e per questo ne hanno dichiarato l’inammissibilità. Nella motivazione molto probabilmente spiegheranno che l’azione del riesame va nell’unica direzione di valutare l’efficacia, la sussistenza delle misure cautelari o quando il difensore chiede al gip la revoca della misura sofferta o una meno afflittiva. E in caso di rigetto, a quel punto il riesame decide di accogliere o meno l’istanza. In questo caso al gip era stato chiesto di trasferire la medesima misura da un luogo all’altro e con ogni probabilità gli stessi giudici spiegheranno che questo è un compito che spetta al gip.
Nel frattempo le indagini sono state chiuse con l’avviso notificato a tutti gli indagati (un ricco elenco di personaggi della politica, imprenditori e dipendenti dello stesso Comune di Barano). Una decisione presa dal sostituto procuratore della Repubblica Giuseppina Loreto. Che di fatto ha ottenuto gli ultimi accertamenti che aveva disposto al perito informatico che ha analizzato i due computer nella disponibilità dello Stanziola presso l’Ufficio tecnico della sede municipale; gli altri computer, i tablet e telefonini che erano stati recuperati e sequestrati durante la perquisizione all’atto dell’esecuzione del provvedimento coercitivo. Un lavoro importante per acquisire dalle memorie dei vari strumenti tecnologici per conoscere quali sono state in un lungo lasso di tempo le attività dei sistemi informatici e se nel caso vi fossero informazioni altrettanto utili all’inchiesta. Il tutto è avvenuto in un corretto contraddittorio con il coinvolgimento dei periti nominati dalle parti sottoposte ad indagine. In modo da garantire ogni possibilità alla difesa di poter far valere le proprie ragioni e sottoporre anch’essa a verifiche i computer, i tablet e i telefonini nella disponibilità dello Stanziola e dei suoi familiari. Questo era ritenuto un passaggio importante e delicato che oggi può dirsi definitivamente concluso. Con la relazione che il consulente di parte della Procura ha depositato nelle mani del magistrato inquirente, in cui ha spiegato che tutte le operazioni di acquisizione dei sistemi sono avvenute nella caserma della Stazione Carabinieri di Barano alla presenza di molti altri consulenti. Ogni operazione è stata verbalizzata e soprattutto quali sono stati gli elementi che di fatto sono stati portati via per essere analizzati. Già all’epoca si parlava di centinaia e centinaia di megabyte tra file, cartelle utilizzate e poi cancellate e quelle che erano ancora nella disponibilità dell’indagato Stanziola. Tutto è stato passato al setaccio con un lavoro pesante e particolareggiato.
La difesa del tenente dei vigili urbani ha ora la necessità di modificare lo stato detentivo di cui soffre lo Stanziola. A fronte di un provvedimento che è stato eseguito agli inizi di ottobre e che è tuttora vigente. Di certo tornerà alla carica per chiedere ancora una volta quantomeno il ritorno a casa (e a questo punto è anche giusto, dato che non bisogna garantire più nulla); di consentire allo Stanziola di poter quantomeno passare la giornata a casa sua, con sua moglie e i suoi figli, che hanno tutto il diritto di vedere il marito e genitore. Una possibilità non facile fino ad ora, avendo vissuto in tutto questo periodo a casa di una delle sorelle e avendo il divieto di incontrare soggetti non conviventi nello stesso appartamento, si rendeva necessaria l’autorizzazione per essere rispettoso pedissequamente del provvedimento. E ancora non c’è più alcuna esigenza investigativa dato che tutte le attività che sono state compiute dai carabinieri della Compagnia di Ischia, al comando del capitano Andrea Centrella, sono state ultimate. Salvo che in questa fase delicata il pubblico ministero abbia voluto adottare un’altra strategia. Ossia chiudere i “battenti” di questa indagine “Free market” e aprire contestualmente un altro fascicolo con un numero diverso per approfondire altre tematiche che potrebbero interessare lo stesso Stanziola o altri soggetti presenti nel panorama baranese. Anche perché si è sussurrato in ambienti investigativi che dopo l’esecuzione della misura cautelare a dirigere personalmente le indagini sia stato il comandante della Compagnia di Ischia.
D’altronde il pubblico ministero non ha lesinato nello scaricare imputazioni a ripetizione in particolar modo sullo Stanziola. Tant’è che nella lettura dell’avviso della chiusura delle indagini preliminari sono state aggiunte altre due contestazioni per reati contro la Pubblica Amministrazione. Per aver in qualche modo preteso che venisse a lui consegnata merce senza versare il dovuto. E più in particolare ad un’attività commerciale per la vendita prevalente di pane e nei confronti di un ambulante per la vendita di frutta e ortaggi. Fino a ritenere che si sia cristallizzata l’ipotesi di concussione o tentata concussione. Reati di una certa consistenza e che la legge persegue con rigore.
Riassumendo, tutto ruota quasi principalmente sulla vicenda legata alla realizzazione del mercatino a Testaccio. Nella circostanza il Comune di fatto aveva demandato allo Stanziola di svolgere i dovuti controlli e coordinare le attività degli espositori per ottenere il pagamento per l’occupazione del suolo pubblico. Dalla lettura degli atti che sono stati depositati emerge che i rapporti tra lo Stanziola ed alcuni espositori non sono stati sempre teneri. Con una forte contrapposizione, fino ad arrivare all’esclusione di alcuni di essi che mal digerendo la “cacciata”, ne hanno denunciato i fatti. Ravvisando il reato classico che sempre viene appiccicato addosso, di concorso in abuso d’ufficio, chiamando a risponderne i rappresentanti dell’associazione che di fatto gestivano gli eventi. In questo vortice così complesso, come l’indagine stessa, è contestato il reato di falso ideologico di cui ne rispondono anche l’attuale sindaco di Barano Paolino Buono e il comandante dei vigili urbani Ottavio Di Meglio. Più una sfilza di reati legati al peculato. Per aver utilizzato beni pubblici per scopi del tutto diversi da quelli ipotizzati con l’idea di creare questo mercatino. Che per gli inquirenti era diventato ad un certo punto qualcosa di natura privatistica gestito dallo stesso Stanziola e dagli altri personaggi legati all’associazione testaccese. Il reato più grave è certamente quello di concussione, da cui lo Stanziola si ritroverà a difendersi all’udienza preliminare. Nell’ambito della manifestazione “Il villaggio del gusto” tenutasi a Barano e in quella fase si innescò la rottura con uno degli espositori, Alessandro Slama. E per i famosi panini che sarebbero stati chiesti dallo Stanziola in modo del tutto gratuito nella misura di duecento, e alla fine ne ottenne soltanto settanta. Abuso d’ufficio perché avrebbe violato intenzionalmente leggi e regolamento che disciplinano il commercio al dettaglio su aree pubbliche. Così come deciso dal Consiglio comunale di Barano. L’ultima vicenda sulla quale il giudice dovrà valutare con la richiesta di rinvio a giudizio è il nodo “Casa bianca”. Il tutto incentrato sulle ordinanze di demolizione emesse allo scopo di “assottigliare” il valore di mercato di una struttura ricettiva posta a pochi metri dalla spiaggia dei Maronti. Anche in questo caso le ipotesi di reato sono diverse e comunque legate a violazione contro la Pubblica Amministrazione. Ed in ultimo i rapporti che intercorsero tra lo Stanziola e i titolari della panetteria e con l’ambulante che vendeva frutta e ortaggi.
La posizione dello Stanziola verrà certamente rivalutata prossimamente o dallo stesso gip Laviano, o da chi sarà nominato a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio. Se accogliere la revoca della misura attualmente sofferta o concedendo la possibilità di fare ritorno dopo oltre quattro mesi sull’isola d’Ischia. E sarebbe una scelta giusta.