sabato, Novembre 2, 2024

Protezione animali: ad Ischia il presidente CABS

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enapSull’isola d’Ischia l’attenzione alla natura è sempre più alta, specialmente, in questo periodo, verso i tanti volatili che, migrando, sorvolano la nostra isola.

Assieme all’ENPA (ente nazionale protezione animali) di Ischia in questi giorni è presente anche il presidente nazionale della più importante associazione tedesca di protezione dell’avifauna, il CABS (Committee Against Bird Slaughter) Alexander Heyd che collabora con i volontari isolani nelle operazioni di vigilanza per tutelare l’avifauna migratrice.

10 COMMENTS

  1. Onore ai tedeschi e ad i loro nobili intenti .
    Molti fatti , poche parole e zero propaganda .
    Altra pasta rispetto agli animalisti italiani , affamati di protagonismo e dei soldi dei contribuenti.
    Ma alla fine i conti tornano .
    Il wwf sta ” fallendo” in tutta Italia … Da 700.000 iscritti sono passati a scarsi 60.000…. Meno di un decimo .
    Significa che nove tesserati su dieci hanno preferito mandarli a lavorare .
    Le sovvenzioni statali vengono a mancare …
    Chi ha gestito in passato ha rubato ( vedi Pratesi )
    Le sezioni regionali stanno chiudendo ( solo Palermo e Milano resistono)
    L’ENPA poi …. Ricava profitto ovunque, dai libri di scuola alle figurine per bambini….per non parlare dei fondi comunali- provinciali-regionali- statali per attività parallele , tipo gestione dei canili etc .
    Mi chiedo quanto guadagnano le guardie isolane per il servizio svolto, e quanto costa allo stato un campo anti bracconaggio .
    Finirá anche questa ” zizzinella” e poi ?
    Al lavoro , quello vero?
    Mah
    Altra pasta i tedeschi .

    • Ma come ‘l’empa’?L’associazione di cui fanno parte i nostri concittadini che si vanno quotidianamente a cercare un posticino sulle pagine dei quotidiani locali o online,fregiandosi di essere gli unici a difendere gli animali???

  2. Chiedo perdono
    Erano 300.000, non 700.000 ….
    Cambia poco , anzi.
    Fonte nazionale :
    Drastica ristrutturazione in corso al Wwf, la storicaorganizzazione ambientalista nota al pubblico per le oasinaturalistiche sparse in tutta Italia. Nel 2016 saranno chiuse tutte le 19 sedi regionali, a eccezione di Palermo, e la seconda sede nazionale a Milano. Resterà solo la sede nazionale di via Po a Roma, ma con un organico fortemente ridotto. Infine saranno dimezzate anche le sezioni locali, gestite da volontari, per ridurre icosti risparmiando su affitti e utenze. I dipendenti totali previsti a fine ristrutturazione sono una cinquantina, contro i 95 attuali e i 140 di cinque anni fa. Il riassetto passerà attraverso un mix tralicenziamenti veri e propri, una trentina, cassa integrazione a zero ore (che prelude comunque all’uscita dall’organizzazione),dimissioni volontarie e mancato rinnovo di contratti a termine. Infine, alcuni dipendenti delle oasi saranno esternalizzati, passando a ruolo di società terze. La rete andrà parzialmente in gestione ad altri enti, con un sistema di affiliazione al Wwf simile alfranchising. Saranno gestite direttamente solo le oasi di interesse comunitario europeo.

    Una ristrutturazione annunciata – I tagli al personale non hanno sorpreso nessuno all’interno dell’organizzazione, dal momento che sono l’estremo rimedio a una situazione economica compromessa da tempo. I bilanci recenti parlano da soli: dal 2011 al 2013 si è passati da un sostanziale pareggio a un disavanzo di gestione di oltre 4 milioni di euro, sceso a circa 700mila euro quest’anno. Nel 2013 l’indebitamento bancario è arrivato a quasi quattro milioni di euro e il debito verso il Wwf internazionale ha superato i due milioni.

    Alle radici della crisi: il fattore “di mercato” – Alla base della crisi economica ci sono fattori sia “di mercato” che organizzativi. Il progressivo calo dei soci, dai 300mila degli anni ‘90 ai 60mila di oggi, ha tagliato al Wwf una fonte di finanziamento stabile. E’ un fenomeno che non ha risparmiato altre organizzazioni storiche come il Touring Club ed è figlio di un cambiamento culturale probabilmente irreversibile, spiega Gaetano Benedetto, direttore generale del Wwf Italia. “Oggi le persone non aderiscono più in toto a un’organizzazione, semmai condividono un’iniziativa, una campagna specifica, per la quale sono ancora disposti ad aprire il portafoglio. Noi abbiamo almeno 40mila persone che donano ogni anno almeno una cifra pari o superiore alla quota associativa di 30 euro, ma non si associano. Sono persone sempre diverse, donatori che ti devi ogni volta conquistare”.

    Alle radici della crisi: il fattore organizzativo – Il fattore organizzativo ha invece fatto lievitare negli anni i costi di struttura. Il Wwf si è appesantito con troppe sedi e troppi progetti dispersi sul territorio, senza un coordinamento. Anche qui c’è un motivo preciso: negli anni d’oro dell’ambientalismo italiano le organizzazioni hanno imparato a contare sull’aiuto pubblico e a relazionarsi più con le istituzioni che con la cittadinanza. “Negli anni ‘80 e ‘90 ci eravamo concentrati sul rapporto con la politica a tutti i livelli: dal nazionale al regionale al locale”, spiega ancora Benedetto. “Abbiamo ottenuto risultati anche importanti sul piano legislativo, vedi la nascita di un ministero dell’Ambiente, le leggi sui rifiuti, l’istituzione dei parchi nazionali e regionali. In quegli anni andava bene così. Oggi l’interlocutore non è più il pubblico ma le comunità di persone, ed è chiaro che dobbiamo diventare più snelli e flessibili per scommettere sul futuro”.

    tabella

    Istituzioni sempre più avare – Che il pubblico si stia defilando appare chiaro anche dall’entità dei finanziamenti, quasi dimezzatidal 2011 a oggi. I contributi nazionali arrivano solo per un piccolo numero di riserve naturali di Stato – ad esempio l’oasi di Miramare alle porte di Trieste, la riserva di Orbetello in Toscana o il Cratere degli Astroni nel Napoletano, infine qualche regione finanzia progetti specifici, anche con fondi europei. Oggi questi finanziamenti coprono solo il 20% delle entrate del Wwf, mentre oltre due terzi metà dei fondi arriva dalle quote soci, dalle donazioni di privati e aziende e da lasciti.

    L’obiettivo della dirigenza, concordato con il Wwf internazionale, è il pareggio di bilancio nel 2016, da ottenere sia attraverso il taglio dei costi sia incrementando le entrate con un’attività di marketing molto più intensa, che sarà svolta, conclude Benedetto, “da una struttura completamente riorganizzata, che ha riportato all’interno dell’organizzazione una serie di competenze che in passato erano state esternalizzate”. Per ora, però, non è dato sapere quale sia l’obiettivo di raccolta fondi per il 2016.

    Fonte della notizia:ilfattoquotidiano.it

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  3. Per inciso
    alcune banche , per contratto , donano un tot% dei ricavi pos al wwf.
    Questo significa che se un cacciatore ha il conto per esempio all’unicredit …. Ogni volta che userà il bancomat elargirà qualcosina al wwf ….
    Meditate ….

  4. Chi va a caccia nei periodi di chiusura è senz’altro un bracconiere ed è giusto che paghi.
    Vale lo stesso per chi si permette, sine titulo, di pretendere il controllo documenti altrui o di involare “contra legem” uccelli fuori dalle scuole per mera propaganda.
    Mera missione pseudo-ambientalista o… c’è un po’ di “zucchero” anche in questo caso?

  5. Per qualche uccelletto fuori periodo li senti invocare interpellanze parlamentari e poi nascondono nei propri armadi scheletri da far rabbrividire. Solo questo dovrebbe bastare per radiare tutto l’ente dall’elenco delle associazioni protezionistiche con in piu l’aggravante che in questo caso (o forse spesso?) era a scopo di lucro. Che vergogna poi andare per le scuole con l’arrogante pretesa di voler fare deontologia ambientalista a dei poveri bambini ma d’altronde tutto ciò è l’ennesima prova che in Italia per tutto c’è un fine. A dimenticavo l’amico tedesco (Cabs) avrà deciso di venire a fare le vacane a Ischia perché in altri luoghi non sono molto ben voluti d’altronde qui siamo famosi a differenza di altri per la nostra ospitalità.

  6. In Francia li prendono a secchiate di urina
    In Libano li denudano…. se non li sparano
    A Ischia si mangia si beve e si fischia !!!
    Giustamente vengono tutti qua.
    Bello vincere facile eh?

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