Questione personale di Gaetano Di Meglio | Qualche tempo fa, in un editoriale dove analizzavo lo scenario politico attuale andando oltre la semplice valutazione dell’operato, degli atti e delle scelte “non” assunte da parte della maggioranza di Giosi Ferrandino nel comune di Ischia, avevo iniziato a tratteggiare un profilo pericoloso della gestione del potere. In genere ogni potere è sempre pericoloso. Che sia “Stark” o “Lannister”, per dirla con i fans di Games of Throne ora che è ripresa la sesta stagione, non cambia. Il potere genera sempre mostri. Magari non tutti i mostri sono uguali, ma sempre mostri sono.
In questa valutazione, dove avevo denunciato i primi segnali di “vendetta” e dove mi convincevo, che Giosi Ferrandino è sempre più Frank Underwood (il protagonista di House of Cards) gli indizi iniziano a farsi contare. Iniziano ad essere numerosi e si mettono in fila.
Un amico-amico mi ha raccontato di alcune disavventure col comune di Ischia. Schermaglie amministrativa con mandanti ed esecutori. Ma che solo una invocata “pace comune” e, soprattutto, la necessità di non rompere “dove non si deve rompere”, ha evitato di far scoppiare la guerra. Si, la guerra perché ne sarebbe iniziata una mediatica e una giudiziaria. Ma tutto è bene quel che finisce bene. O almeno così si dice.
In questo clima di redde rationem, devono essere lette alcune manovre. Una di queste e quella che ha richiamato la mia attenzione in maniera importante è quella legata alla nuova “pianta organica” del Comune di Ischia.
La mia attenzione si è fermata sulla delibera di giunta numero 12 del 2 febbraio 2016 e, con sommo stupore, non vorrei che ci trovassimo davanti ad un’epurazione da UTC.
Il timore di trovarci davanti ad una vera e propria epurazione di staliniana memoria (perché i campioni delle epurazioni di massa sono i comunisti!) come reazioni ad un famoso sequestro è fondato. Più che fondato. Quasi certo. Ma, se anche non fosse vero, ma lo è, la valutazione che facciamo è prettamente politica e organizzativa e, se volete, inchioda al muro il pressapochismo con cui operano Giosi Ferrandino e compagnia bella.
Se qualcuno credeva il dilatarsi del tempo e dell’attesa per poter disegnare il nuovo “assetto organizzativo dell’Ente” era dovuto alla crisi politica o alla necessità di una valutazione “migliore” e più attenta dei carichi di lavori si sbagliava di grosso. Ma proprio di grosso.
Il comune di Ischia, quello che in un certo senso fa da capofila rispetto agli altri sulla nostra isola, ha in servizio 77 dipendenti di cui 1 segretario generale, 3 dirigenti a tempo determinato, 4 dipendenti a tempo determinato e 69 dipendenti a tempo indeterminato rispetto ad una pianta organica che prevedeva una dotazione di 137 unità. E’ chiaro pensare che il carico di lavoro per ogni lavoratore è decisamente maggiore di quello che dovrebbe sopportare normalmente. Poi mettiamoci quelli sull’orlo della pensione e che salgono le scale di Via Iasolino bestemmiando la Fornero e chi per lei ogni mattina, gli scansafatiche, i debosciati e così via. Una voce, quella del personale che ci costa – stando al bilancio di previsione appena approvato – quattro milioni di euro.
Ovviamente se le spese stanno in una colonna, le entrate stanno in un’altra. E, tra le tante che costellano il bilancio ce ne è una in particolare che potrebbe essere disegnata con un diagramma crescente.
Secondo l’amministrazione di Giosi Ferrandino, infatti, nel 2016 è stato previsto un incasso dovuto al rilascio di “permesso a costruire” di 500 mila euro. Una bella botta per le casse comunali. E di questo, il popolo di Ischia dovrebbe ringraziare gli studi di Paolo, Ottorino, Massimo. Loro si, che pensano alle casse del comune.
Ma restiamo sul “contributo”. Questo contributo, stando sempre alle previsioni di Giosi & con, nel 2016 sarà di Euro 619.670,91 e, udite udite, nel 2018 si arriverà alla modica cifra di Euro 914.721,37.
Una progressione che premierebbe sia l’amministrazione che riesce a tenere il ritmo sia i lavoratori che, materialmente, si sono dati da fare.
E qui viene l’epurazione. Nonostante questa previsione di tutto rispetto e che vogliamo leggere con entusiasmo, ci sembra un po’ strano come debba lavorare l’ufficio Edilizia Privata.
Stando agli ultimi ritocchi, infatti, l’ufficio edilizia privata, oltre Franco Fermo che cura anche i lavori pubblici come capo settore, è composto solo dagli amici Michele Scotti e Salvatore Gentile. Si, sono in due. E voi vi chiederete e Ciro Di Meglio e gli altri? Ciro Di Meglio insieme con Gennaro Mazzella, Anna Mazzella, Giovanni Esposito, Mario Pilato, Nello Foscardi, Peppe Mancusi e Pasquale Migliaccio si occuperanno di manutenzione del patrimonio, impianti sportivi, sviluppo del territorio e progetti strategici.
Si, avete capito bene, Ciro Di Meglio si occupa di patrimonio. Cirolino (così almeno lo conosciamo tutti) non sta più all’Edilizia Privata e con lui sono “spariti” anche Francesco De Angelis, che nel frattempo è diventato Responsabile del Paesaggio e Filippo Buono. Se poi consideriamo che Salvatore Gentile dal primo maggio è in pensione. Chi gestirà l’Ufficio Edilizia Privata? Con quali dipendenti si vorrà rispettare la stima da incassare nel 2017 e nel 2019 grazie al “contributo per il rilascio di permesso a costruire”?
Ora, tenendo da parte la potenziale epurazione post sequestro-famoso, perché si è scelto di smantellare il SUE, l’ufficio Edilizia Privata, e potenziare in maniera eccessiva la manutenzione e il patrimonio?
Il timore è semplice. Per mascherare la “punizione” si è dovuto assumere una scelta complessiva e radicale. Politicamente e, atti alla mano, al Comune di Ischia non interessa più gestire l’edilizia privata (da maggio sarà un ufficio con un solo dipendente), tutte le attenzioni sono rivolte al patrimonio e alla manutenzione.
E chest’è!
Mi auguro che questa squallida storia passi presto al vaglio della magistratura.Nelle more,sul tema,mi appresto a scrivere un fondo………….