Parliamo di tutto, ma lasciamo la politica fuori da questa campagna elettorale. Siamo stati testimoni di tutto e del contrario di tutto. Di accordi cuciti e scuciti in men che non si dica e c’è chi ancora ha il coraggio barbaro di parlare di politica. Facciamoci un regalo, parliamo di quello che accade e facciamo finta che nei mesi scorsi non sia accaduto nulla. Mi impegno, e lo farò per tutta la campagna elettorale, ad essere imparziale. Lo devo fare soprattutto per portare rispetto a chi, leggendo questo giornale, deve decidere chi votare. Non c’è nessun buono e nessun cattivo: sono tutti inadeguati ma non posso stare qui a dirlo ogni volta. Dovrei avere il coraggio di smettere di fare quello che faccio e di provare a cambiare le regole del gioco, ma non mi tocca. Sono chiamato a fare altro e altrove, ma nel frattempo, continuo a raccontare la mia terra. Ogni giorno senza il bisogno di raccontarla tra cartoline, notizie frivole e amenità varie.
Non siamo ancora in campagna elettorale. Viviamo in una fase, purtroppo zippata nel tempo che non è ancora la vera campagna elettorale. Quella inizierà il giorno dopo la presentazione delle liste e fino ad allora sono tutti potenziali candidati. E questa fase, che nei paese sviluppati è molto più lunga e non ridotta agli ultimi due mesi come da noi, serve alla formulazione della proposta politica. Alla selezione degli uomini e delle donne ed è un tempo utile per redarre programmi e sviluppare idee.
E’ questa la fase (sempre che non sia compressa come questa!) in cui si crea la credibilità e lo spessore del personaggio politico che poi si distingue come leader. Ad Ischia, invece, si è seguito la strada dove la prostituzione mentale e ideologica è stata la vera regina.
Spero che nei giorni che ci separano dal 12 maggio (data approssimativa della presentazione delle liste), Ischia possa recuperare terreno (le premesse iniziali sono sempre valide!) facendo tesoro degli errori commessi fino ad oggi e provando, per quanto possibile, a riempire le liste di un contenuto umano che abbia, almeno, qualche requisito minimo.
Ma soprattutto che non ci sia altra “merda politica” da commentare a valutare. Chi sta di qua, sta di qua. Chi sta di là, sta di la.