Il macabro gioco online che ha spinto al suicidio decine di ragazzi arriva sull’isola. In una comunicazione ufficiale della dirigente scolastica Chiara Conti alla Polizia Postale tutta la preoccupazione per un fenomeno dilagante che rischia di diventare una realtà anche da noi
Le interconnessioni tra virtuale e reale sono sempre più forti, i confini tra e parti sempre più labili ed elastici, una interazione continua tra la vita virtuale e quella fisica “materiale” che porta, sempre più spesso, ad un facile condizionamento dei comportamenti di chi, sia per condizione psicologica momentanea che per altri motivi sempre molto personali e soggettivi, cade in un vortice di convinzioni e di soggiogamento.
Oggi vi parliamo di un vero e proprio pericolo che corre sul filo del web, un gioco che, nel mondo, sta creando non pochi problemi: il “Blue Whale”.
Un gioco, anche se non lo dovremmo definire tale, che sta condizionamento i comportamenti di moltissimi adolescenti, specialmente in Russia e che ha portato, stando alle prime ricostruzioni effettuate dagli organi di polizia competenti e dai mass media internazionali, alla morte di più di 150 giovani ragazzi caduti nella rete di un sedicente “master” che fornisce regole che conducono, in 50 giorni, alla morte fisica dei partecipanti.
Racconti agghiaccianti che giungono dal web e dai telegiornali anche nostrani che mettono a nudo il lato più oscuro del web, quello fatto di gruppi segreti, di anonimati e di giochi psicologici creati ad hoc per colpire chi, in quel momento, ha le difese abbassate e si lascia trascinare in un baratro profondo senza via di uscita.
Pagine di cronaca nazionale che, purtroppo, rischiano davvero di diventare locale. Esatto, questa macabra moda internazionale sarebbe giunta anche sulla nostra isola e sarebbero già molti i ragazzini contatati da un sedicente “curatore” che li inciterebbe all’iscrizione a chat di gruppo in cui, poi, ricevere gli ordini e postare, poi, foto e video comprovanti l’avvenuta esecuzione degli ordini (nel box a lato tutti i dettagli ad ora noti del meccanismo del “gioco”).
A lanciare l’allarme in maniera decisa e forte è la dirigente scolastica del Circolo Didattico Forio 1, Chiara Conti, che con una popolazione studentesca di circa 1200 ragazzi, tra scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, ha sempre i livelli di guardia ben alti su queste tipologie di fenomeni che, purtroppo, possono avere risvolti davvero molto gravi.
“Alcuni docenti in servizio presso la scuola secondaria di I grado Luca Balsofiore – ci racconta la dirigente scolastica Chiara Conti – mi hanno segnalato alcuni episodi e riportato alcuni racconti fatti dai propri alunni che hanno un tono molto preoccupante e che, stando anche a quanto appreso dai telegiornali e da altri mass media, potrebbero essere decisamente riconducibili al macabro “Blue Whale” che tanto sta impensierendo famiglie e istituzioni in tutto il mondo.”
Esatto, come avete potuto leggere, a Forio alcuni ragazzi molto giovani, poco più che adolescenti, sono entrati in contatto con questo assurdo e violento meccanismo che somiglia ad un lavaggio del cervello in piena regola.
“Gli alunni hanno riportato – continua – di intimidazioni ricevute su chat private da un sedicente gruppo “blue whale”, intimidazioni che hanno suggestionato e provocato forte apprensione negli alunni.”
I racconti dei ragazzi, che la dirigente scolastica Chiara Conti menziona anche e soprattutto in una nota inviata alla Polizia Postale in data 26 maggio 2017, sono davvero preoccupanti.
“Nello specifico è stato riferito che sulle singole chat compare il suddetto gruppo che intima di aderire allo stesso e seguire le indicazioni imposte. Tale gruppo in mancanza di adesione si autoelimina dalla chat.”
Una procedura che ricalca, davvero, quella riportata dai media internazionali e nazionali circa l’avvicinamento del “curatore” ai ragazzini che, purtroppo, spesso cadono nella sua rete.
“Ho chiesto alla Polizia Postale – aggiunge la Conti – di mettere in campo tutte le procedure del caso per verificare tali situazioni, anche perchè, seguendo le cronache mondiali, sia le famiglie che noi docenti siamo davvero molto preoccupati.”
Preoccupazione condivisibile che deve far scattare tutti i campanelli d’allarme del caso, perchè, davvero, con fenomeni di massa del genere e con il rischio della creazione di emuli, bisogna stare molto attenti e non sottovalutare mai anche solo il minimo dettaglio che può essere rivelatore di una ben situazione ben più grande e seria.
COSA E’ IL BLUE WHALE
Il “Blue Whale” è nato su VKontakte (VK), un social network simile a Facebook molto diffuso in Russia. L’episodio che è stato più citato come possibile origine del “Blue Whale” è il suicidio di Rina Palenkova, una sedicenne russa che prima di morire aveva caricato delle foto e dei video su VK per documentare il suo suicidio, avvenuto nel 2015. Palenkova diventò una specie di simbolo di un fenomeno online che era già diffuso su VK, e che si identificava nella sigla “f57”. Anche in questo caso, ci sono poche informazioni, ma sembra che f57 fosse il nome di un gruppo di VK nel quale si raccoglievano contenuti inquietanti e testimonianze di utenti con pensieri suicidi. f57, secondo le ricostruzioni, sarebbe stato uno dei diversi gruppi di VK di questo tipo. In Russia la percentuale di suicidi tra adolescenti è tre volte più alta della media mondiale: negli ultimi dieci anni i giovani tra i 15 e i 19 anni a suicidarsi sono stati intorno ai 1500 all’anno.
La diffusione di questo tipo di gruppi sui social network in Russia tra il 2015 e il 2016 attirò molte attenzioni nel paese, e nel maggio del 2016 il sito del periodico Novaya Gazeta pubblicò un’inchiesta sul tema, tuttora alla base di molte cose che sappiamo del “Blue Whale”, sostenendo che 130 suicidi avvenuti in Russia tra il novembre del 2015 e l’aprile del 2016 erano riconducibili a uno di questi gruppi di VK, e circa 80 erano collegati direttamente al “Blue Whale”. Dopo la pubblicazione dell’inchiesta, altri siti e giornali criticarono la ricostruzione di Novaya Gazeta: l’organizzazione americana Radio Free Europe fece ricerche proprie e scrisse di non essere riuscita a collegare direttamente nessun suicidio al “Blue Whale”. Altri fecero notare che fosse più probabile che una serie di adolescenti già con pensieri suicidi si fossero ritrovati nello stesso gruppo sui social network, e non che fosse stato il gruppo a spingerli al suicidio. Altre indagini, ha spiegato il sito Snopes, sembrarono indicare che dietro questi gruppi si nascondevano spesso persone che volevano guadagnare soldi attirando iscritti sul proprio gruppo di VK, e non incitare adolescenti al suicidio per motivi occulti.
Non è chiaro perché, ma la notizia del “Blue Whale” è arrivata sui siti di news internazionali a partire dal febbraio del 2017, e si è diffusa soprattutto ad aprile. Le prime testate che hanno raccontato la storia, riprendendo l’inchiesta di Novaya Gazeta, accentuandone i toni allarmistici, e trascurando la verifica dei fatti, sono stati i tabloid britannici, notoriamente poco affidabili e sensazionalistici. La storia ha quindi iniziato a essere discussa anche su social network e forum meno oscuri, come Reddit e 4chan, dove sono iniziate a circolare anche le presunte regole del “Blue Whale”. Secondo diversi utenti di Reddit, per parteciparci bisogna essere contattati da persone chiamate “master”, il cui compito è impartire le istruzioni agli adolescenti che ne fanno richiesta. Non è chiaro come si entri in contatto con i “master”, e chi ci ha provato per verificare l’autenticità del processo non ci è riuscito.
Secondo alcune ricostruzioni, bisognerebbe postare un contenuto con l’hashtag #f57 in alcuni forum e social network. A quel punto il “master” dovrebbe rispondere con una serie di consegne (50 in tutto) che prevedono forme di automutilazione, la visione di video inquietanti e horror, l’ascolto di suoni sgradevoli, svegliarsi alle 4.20 di mattina e salire su palazzi alti. L’ultima prova, sempre secondo queste poco affidabili versioni che arrivano dai social network, consisterebbe nel suicidio. Così come per la reale natura dei gruppi di VK da cui sarebbe nato il fenomeno, verificare l’autenticità di questa ricostruzione sul funzionamento del “Blue Whale” è praticamente impossibile. È quella più circolata sui siti che ne hanno parlato, ma potrebbe anche essere perché era l’unica disponibile: per quanto ne sappiamo, potrebbe essere stata inventata. Sempre dai forum e social network arriva la presunta spiegazione del nome del fenomeno: la balenottera azzurra è stata scelta perché può arenarsi sulle spiagge, un comportamento che è stato a volte erroneamente paragonato al suicidio.
L’unico elemento su cui abbiamo qualche certezza in più, riguardo al “Blue Whale”, è il fatto che la polizia russa ha arrestato una persona con l’accusa di istigazione al suicidio di 16 adolescenti, per aver partecipato alla diffusione del fenomeno. Si chiama Philipp Budeikin, ha 21 anni ed è stato recentemente arrestato a San Pietroburgo. Inizialmente erano circolate testimonianze di Budeikin in cui smentiva di aver avuto un ruolo nella questione, ma secondo BBC ha poi confessato la sua colpevolezza in tribunale. È circolata anche una sua intervista a un piccolo e semisconosciuto sito russo, nella quale avrebbe detto di aver organizzato il gioco per “ripulire la società” da “rifiuti organici”, ma la fonte – l’unica – sembra poco affidabile.
[ilpost.it]
Dirò sempre: viva la generazione dal 90 in giù ( non tutti ) Con le sue problematiche certo. Ma sicuramente molto ma molto più sana da quella 90 in su..