lunedì, Dicembre 23, 2024

Campania e gambling, tra limitazioni e primati

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Era l’aprile del 2016 quando il Comune di Napoli, nella persona del sindaco Luigi De Magistris, aveva emanato l’ordinanza con cui venivano fissati dei limiti e delle fasce orarie per il gioco d’azzardo. Questa decisione ha causato numerose proposte, soprattutto da parte degli operatori del settore, che hanno visto in questa regolamentazione una minaccia al loro posto di lavoro e alle entrate di una filiera particolarmente florida nella nostra Regione. Qualche giorno fa però, il Tar della Campania ha rigettato e in parte dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da alcune società di gioco.

I giudici hanno evidenziato come “le limitazioni orarie all’attività degli esercizi commerciali e segnatamente delle sale da gioco e degli esercizi nei quali siano installate apparecchiature per il gioco  si giustificano, in conformità ai principi costituzionali in tema di salute pubblica e della normativa comunitaria sulla libertà dell’iniziativa economica, con la necessità di prevenire il fenomeno della ludopatia, in particolare tra le fasce più deboli delle popolazioni”. Inoltre è stato sottolineato come la materia del gambling non è di competenza statale esclusiva, ma spetta anche agli enti locali, in quanto riguardante l’ordine pubblico. L’obiettivo primario è quindi tutelare la salute dei cittadini, un dovere che spetta anche ai Comuni.

Napoli, insieme a Milano, Roma, rappresentano le tre metropoli del gioco d’azzardo in Italia, immortalate da Giochidislots.com in uno studio grafico di settore. Roma con oltre 21mila apparecchi, Milano con più di 15.000 slot e Napoli con 14.800 macchinette detengano, difatti, il record del maggior numero di slot machine per abitante. Si tratta di un apporto ingente anche in termini di raccolta complessiva, che da sola costituisce il 40% dell’intero mercato italiano, numeri vertigini rispetto ai contribuiti più esigui forniti da regioni come Basilicata, Molise e Valle D’Aosta che non superano i 500 milioni raccolti durante tutto il 2016

 

 

Ma quali sono i numeri sul gioco d’azzardo patologico? Difficile rispondere. A dirlo è anche Alessandro Aronica, vicedirettore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: “Sui numeri del settore economico e della ludopatia si conoscono le cifre (vedi grafica sottostante). Devo anche darvi ragione sul fatto che c’è molta confusione del gioco d’azzardo. Noi abbiamo affidato una ricerca sul tema del gioco patologico. I numeri sono bassi perché non prendono in considerazione tutte le persone malate che spesso non denunciano il problema e lo nascondono. Quando noi mettiamo una distanza rischiamo di chiudere il gioco occasionale o quello patologico? Il problema non è ridurre l’offerta ma ricondurre la domanda entro limiti fisiologici del divertimento”.

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