Abbiamo iniziato a chiamarla PimontIschia, riferendoci chiaramente alla squadra ischitana che deriverebbe dall’acquisizione di un titolo di Eccellenza, solo perché (forse) la prima possibilità che si è presentata davanti al duo di cercatori è stata proprio rappresentata dal club con sede sui Monti Lattari. La ricerca – portata avanti da Gianni Di Meglio, coadiuvato da Veronica Di Meglio – non sarebbe però solo limitata al Pimonte, che per motivi oggettivi legati al suo statuto ed alla situazione politica in cui versa, non è semplice da raggiungere. Infatti, il raggio d’azione – grazie anche alla presenza di alcuni intermediari – sarebbe molto più ampio, seppur sempre difficoltoso da seguire. Oggi, dopo il primo vero week end di agosto, che un po’ tutti hanno provato a passare al mare, ricominciano i giorni buoni per provarci. Ma, ai problemi che si frappongono, sulla terra ferma, all’ottenimento di quanto ci sta cercando con tanta forza, fa da contraltare il totale disinteresse della piazza ischitana per questa iniziativa.
La quasi totalità della tifoseria già aveva voltato le spalle a tutto quello che è stata la Nuova Ischia per due campionati, affacciandosi poi a dare solo una occhiata prima di fuggire anche al cospetto di ciò che sarebbe dovuto diventare lo Sporting. Il tentativo di Gianni Di Meglio, lodevole e meritevole di supporto, di non far sparire il calcio ad Ischia non coinvolge nessuno. Forse anche per non lasciare campo libero al Mondo Sport di Gerardo Mattera, probabile prossimo inquilino del “Rispoli” (pure qui pare che i tifosi vogliano metterci bocca…), si sta provando di raggiungere il Pimonte o chissà quale altra realtà che come Ischia non ha più voglia o capacità dio andare avanti. E, comunque, nemmeno Ischia sarebbe, visto la squadra che eventualmente giocherebbe al “Mazzella” avrebbe solo un soprannome legato all’Isola Verde e nulla più. Già, il “Mazzella”. Se Gianni non riuscisse a portare a termine l’impresa, che fine farà l’impianto di Fondo Bosso? Il rischio, senza una squadra di calcio che in essa avrebbe il suo quartier generale, è quello di tramutarla in nuova cattedrale nel deserto. Chissà se l’Amministrazione comunale sta pensando a cosa potrebbe accadere se non ci fosse più calcio nello stadio dedicato alla memoria di un Sindaco che fu. Podisti e ciclisti della domenica (e non) e scolaresche avrebbero campo libero ovviamente, ma basterebbero le attività svolte finora in maniera collaterale al calcio a far restare vivo quello che già per un campionato di Promozione pareva una steppa desolata e dimenticata? Speriamo di si, o meglio, speriamo che ci ritorni il calcio.
E poi? A titolo acquisito? Non sarà il massimo iniziare il percorso di costruzione – o definizione – di una squadra che debba ben figurare in un campionato difficile come quello di Eccellenza, nella immediatezza del Ferragosto. Vabbè, è già successo. Quindi può riaccadere. Comunque, ci sarà da scegliere un allenatore, uno che piaccia alla massa almeno un po’. Che l’attiri e – almeno in parte – renda meno afflitte di quelle che già erano le tribune dello stadio. Forse, di profili capaci di ribaltare l’attuale sconfortante situazione, ce n’è solo uno oggi sulla piazza. La persona di cui stiamo parlando è Franco Impagliazzo, le cui doti di tecnico prima e carismatiche poi sono indiscutibili ed inconfutabili. Però, poi, ci sarebbe da capire se Taratà abbia la voglia di cimentarsi in un progetto che partirebbe inviso a tutto l’ambiente e che, magari, dovrebbe necessariamente vedere al suo interno tanti giovanissimi atleti. Impagliazzo, non con Gianni Di Meglio, ma con chi ha provato a precederlo sul Pimonte qualche contatto lo ha avuto e magari ha pensato già a tutto quanto. Chissà come andrà a finire questa storia, già troppo lunga per essere accettata, figuriamoci amata.