Il 21 agosto ha segnato, per tutti noi, un tempo zero. Una data e un evento che non potremo mai dimenticare, ce lo portiamo nella storia.
Le dinamiche del post terremoto, della ricostruzione, degli aiuti ai singoli, del caro fitto, della ipotetica tendopoli, delle 15 scuole inagibili e dei 3000 studenti senza sedi, dei numerosi sfollati, dei 35 euro al giorno, del vincoli, dei rischi, dei condoni e dell’abusivismo sono quelle che caratterizzano la nostra nazione da sempre.
Siamo un’isola, una piccola isola ma con una grande economia piegata. Purtroppo, sin dalle prime ore dopo l’alba del 21 agosto, quando ci siamo resi conto che i danni erano circoscritti abbiamo iniziato una lunga, stupida e miope protesta con il villaggio globale dell’informazione che ha prodotto l’unico risultato di metterci in un angolino e tenendo fuori dal cono della ribalta il grave colpo che abbiamo subito.
Accecati dal senso di colpa e colpiti dal dito puntato contro di chi gridava “abusivi”, abbiamo continuato a guardare al singolo albero e non ci siamo resi che la foresta era stata distrutta.
E’ stato fin troppo facile fare la voce grossa con Timperi o il conduttore de “La Vita In Diretta” e ribadire che non siamo abusivi (mentendo a tutta Italia) e non cogliere il grido di allarme che, invero, resta sopito tra le aziende che chiudono e che merita di essere portato alla ribalta nazionale.
Il sistema Ischia è crollato per il terremoto. I turisti non vengono ad Ischia perché hanno paura del terremoto. Quelli che sono andati via, sono andati via per il terremoto. Le cancellazioni le abbiamo avute per effetto del terremoto. Un evento non prevedibile, pauroso di per se e che, purtroppo, quando arriva con questa violenza (smettiamolo di guardare solo l’epicentro!) fa danni seri. E noi li abbiamo avuto.
Ho letto e sentito le cose più assurde. Dal «E Federalberghi sottolinea “che nell’isola anche dal punto di vista del traffico la situazione è nella normalità, i servizi sono regolari, non c’è motivo per non venire qui» quando ancora non tutti i bimbi erano stati liberati dalle macerie fino a “Federalberghi: “Serva da lezione, bisogna subito riscuotere tutto” quando ci si è lamentati che gli ospiti (e qui andrebbe fatta una seria analisi sulla selezione!) sono andati via senza pagare. L’associazione lamenta un buco di 400mila euro.
Ma la mia riflessione è diversa.
Il terremoto ha colpito tutto il sistema Ischia. Tutta la grande azienda Ischia. I lavoratori stagionali, gli alberghi e il sistema dell’accoglienza, ma il terziario, il mondo della ristorazione, quello dello shopping, del tempo libero e tutto l’indotto che gira attorno alla parola “Turismo” che ha la più larga applicazione possibile.
Abbiamo la necessità di dover dare risposte post sisma non solo alle imprese del sisma, per il quale la macchina istituzionale si è già messa in modo, ma provvedere affinchè l’azienda Ischia, nella sua visione complessiva, possa ricevere il giusto supporto.
Oggi, il consiglio comunale di Ischia dovrebbe approvare la richiesta di calamità naturale, così come faranno anche le altre municipalità. Ma fino ad oggi non mi sembra che i nostri sindaci abbiano iniziato una ricognizione dei danni subiti dal sistema Ischia in maniera strutturale. Siamo ancora alle stime ad “occhio”. Credo che la classe politica attualmente al “governo” di Ischia debba, come imperativo, farsi portavoce presso il governo Italiano della crisi profonda nella quale siamo caduti. Con numeri alla mano reali, seri, provati.
Abbiamo bisogno che il grido, forse, di allarme di tutte le aziende ischitane siano rappresentate da un’unica voce con un’unica e seria interlocuzione.
Non so quale sia il sistema, il metodo, o l’interlocuzione che bisogna cercare, ma credo che un tavolo istituzionale, fatto di atti pubblici indirizzati a Governatore della Regione, al Prefetto e alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, una delibera di consiglio comunale unica, che possa essere concorde con le sei amministrazioni sia il primo passo. Una seria ricognizione dei danni subiti. Quante prenotazioni cancellate (comprovate dagli atti), quanti arrivi cancellati (dalle compagnie marittime), quanti licenziamenti. Siamo davanti ad un terremoto vero. E non possiamo restare.
Fare la classifica e le casistiche dei terremoti e delle zone colpite mi sembra del tutto irriguardoso di dolori e di morti, ma ci sono delle valutazioni che la dignità del dolore comprende. Ci sono zone della nostra nazione dove le aziende si possono spostare, ricostruire, rimodulare. A noi, invece, che vendiamo il sole, il mare e l’aria fresca è molto più difficile. Non ci sono impianti di riposizionare o aziende che possono riprendere a produrre in un altro sito, le nostre aziende per tornare a produrre hanno bisogno che i turisti non abbiano più paura e tanto altro ancora.
Ischia deve essere vista come un’azienda di stato. Un’isola come il sistema delle banche popolari, come l’Alitalia o come le altre, grandi, aziende della nostra in crisi che hanno bisogno di un aiuto. Lo Stato, oltre a provvedere alla ricostruzione, ha l’obbligo verso tutte le aziende e i contribuenti ischitani di intervenire. Gli effetti del terremoto e le macerie della scossa del 21 agosto 2017 non hanno colpito solo beni materiali che possono essere ricostruiti, ma soprattutto beni immateriali. Da quelli incalcolabili come le vite umane e i sacrifici di tanti uomini e di tante donne fino ai posti di lavoro, agli investimenti e tanto altro.
L’isola intera è stata colpita dal terremoto. Nelle sue macerie non troveremo solo pietre, cemento e altri materiali, ma c’è il tessuto sociale di una intera comunità.
se aspettiamo i sindaci isolani che messi insieme nparrn manc miez consigliere comunale hai vogli di morire. ma se fino ad non hanno fatto ancora nessuna pressione presso il governo per bloccare almeno per un anno tutte le le tasse bollette mutui e equitalia figurati se questi sono in grado di far arrivare soldi qua per la popolazione colpita, ma tu li hai guardato bene in faccia? questi ti sembrano in grado di risolvere i problemi dell’isola? ma per piacere. qua ci vogliono gente con le palle che non guardano in faccia nessuno invece questi nonostante la tragedia continuano a coltivare solo il loro orticello.
Magari l’alitalia e le banche fossero come l’isola d’ Ischia. La differenza è data dal fatto che Ischia contribuisce in qualità di contribuente verso lo stato alla grande. Per Ischia doppia attenzione perchè alitalia e le banche hanno solo creato danni, mentre Ischia NO