Domenico Savio* | Possiamo affermare che nelle zone del terremoto del 21 agosto 2017, che ha colpito l’isola d’Ischia e in modo particolare i Comuni di Casamicciola Terme, Lacco Ameno e Forio, l’unica cosa che funziona a perfezione sono le esibizioni di politici borghesi e di regime e la visita di rappresentanti della Chiesa cattolica che vengono a esprimere vicinanza, solidarietà e aiuti da venire, per il resto dopo il lodevole soccorso iniziale, il cui merito va unicamente ai lavoratori soccorritori delle varie istituzioni pubbliche, ai volontari e ai semplici cittadini intervenuti, adesso sembra che tutto proceda con estrema lentezza.
La fase cosiddetta emergenziale procede a rilento; i puntellamenti delle strutture pericolanti avvengono con lentezza, forse anche a causa di una inspiegabile carenza o assenza del materiale necessario; la viabilità delle zone colpite è ancora bloccata dalle macerie e questo non favorisce la ripresa delle attività imprenditoriali che non hanno subito danni dalla scossa tellurica; per gli sfollati una sistemazione più stabile rispetto all’attuale precarietà è ancora da venire, anche se continuerà ad essere provvisoria in attesa dell’inizio e del completamento della lunga e imprevedibile ricostruzione; le decisioni delle Amministrazioni comunali assunte sino ad oggi non corrispondono ai bisogni reali delle popolazioni colpite dal terremoto.
La soluzione dei doppi turni a scuola è intollerabile, poteva essere evitata prendendo in fitto degli stabili o sistemare delle strutture prefabbricate nei luoghi adatti, che pure ci sono nei tre Comuni che hanno edifici scolastici non agibili. C’era la possibilità di evitare i doppi turni e non è stato fatto sottraendo ai ragazzi la possibilità di godere del tempo libero pomeridiano. Siamo ancora in tempo per evitare i doppi turni e chiediamo con forza che sia fatto.
Non si sa quando il Governo approverà una legge che preveda: agevolazioni fiscali e previdenziali per le imprese e le famiglie colpite dal sisma; interventi di sostegno al reddito per i lavoratori che hanno perso anticipatamente il lavoro; la necessità sociale impellente di ripristinare l’indennità di disoccupazione di sei mesi all’anno per i lavoratori stagionali del turismo e delle attività indotte; lo stanziamento dei fondi per la ricostruzione; norme specifiche per una verifica dello stato di agibilità dell’intero patrimonio edilizio dell’Isola, munito o meno di domanda di condono, e la sua messa in sicurezza; disposizioni legislative che consentano di realizzare detti interventi in un territorio, come quello dell’isola d’Ischia, assurdamente e totalmente vincolato dal punto di vista ambientale e paesaggistico.
A proposito dei tanti vincoli che attualmente gravano sul territorio isolano, sarebbe la volta buona che la Regione Campania, di cui da tempo e da più parti si palesa la necessità, avviasse rapidamente la modifica del piano pesistico territoriale dell’Isola, in modo da rivedere le aree effettivamente meritevoli di rimanere vincolate e liberare quelle prive di ogni valore conservativo, ciò per consentire la regolarizzazione amministrativa dell’abusivismo edilizio di necessità abitativa nelle aree libere da vincoli che riguardano la pubblica e privata incolumità e la costruzione di edifici pubblici, come strutture sportive, scolastiche e di edilizia popolare, per rispondere alle nuove esigenze delle popolazioni insulari.
Al momento e allo stato dell’arte noi notiamo una situazione quasi di stallo e comunque non corrispondente alle esigenze provenienti dal territorio, dove le lamentele dei terremotati, anche alla luce dei ritardi registrati negli interventi statali dopo il terremoto di un anno fa nel centro Italia, si son fatte sentire sin dai primi giorni successivi al sisma. Ora la stagione delle piogge e del freddo aggraverà la situazione degli sfollati e le istituzioni pubbliche devono prevenire ogni nuova esigenza.
Non è tollerabile che in Italia i cittadini per vedersi riconosciuti e tempestivamente i propri diritti costituzionali debbano ricorrere alle giuste e rumorose rivendicazioni. Nei Comuni colpiti dal sisma si nota con estrema chiarezza la mancanza di un’Autorità di riferimento per le diverse esigenze dei terremotati, cioè un coordinamento unico ed efficiente per i vari bisogni degli sfortunati, si tratta di un riferimento organizzativo e operativo centrale che al momento manca e occorre crearlo ad horas. Tocca al Sindaco risolvere il problema con una propria ordinanza emessa d’intesa col Prefetto di Napoli. I cittadini devono sapere a chi rivolgersi per qualsiasi esigenza e non perdersi e perdere tempo tra mille riferimenti istituzionali e spostamenti da un ufficio all’altro.
Ad oggi manca ancora un’ordinanza contro i fuochi pirotecnici per l’intera fase emergenziale; tuttora manca un ufficio di piano locale per l’assistenza sociale, a cui ci si possa rivolgere per tutti i problemi assistenziali; non è stato organizzato un presidio per la consegna della corrispondenza giornaliera, che potrebbe essere individuato presso lo stesso ufficio postale dei Comuni colpiti dal sisma oppure in un locale agibile nei pressi delle zone rosse del Maio e del Fango; i benefici statali e regionali per l’emergenza e la ricostruzione devono essere corrisposti unicamente ai residenti alla data del 21 agosto 2017 e danneggiati dal terremoto; mancano disposizioni per il recupero delle pietre di “tufo verde dell’Epomeo”, che costituiscono un patrimonio utilizzabile nella costruzione delle cosiddette “parracine” o altro e che non deve andare disperso o costituire fonte di guadagno per gli operatori della ricostruzione; non è stata individuata un’area dove depositare provvisoriamente le macerie delle abitazioni crollate o da demolire; non sono stati differiti i pagamenti periodici Irpef, Inps, Evi, Enel e altri; eccetera. Sono questioni da risolvere con urgenza per non aggravare ulteriormente la vita di chi è stato duramente colpito il 21 agosto.
Il Partito Comunista Italiano m-l è fermamente contrario all’istituto della carità dei benestanti per alleviare le sofferenze dei colpiti dalla Natura e per la ricostruzione delle loro abitazioni. La carità, chiamata anche aiuto, soccorso, beneficenza ed elemosina, che è un triste retaggio storico elevato dalla religione a salvezza spirituale degli usurpatori della ricchezza sociale e sfruttatori del lavoro altrui, è una umiliazione del genere umano e particolarmente dei bisognosi a causa delle disparità sociali create dalla classe dominante, cioè dalla borghesia imprenditoriale, bancaria e finanziaria. Noi che per tutta la vita lavorativa siamo stati costretti a dare alla classe sfruttatrice e allo Stato da essa governato tutto il frutto del nostro lavoro dobbiamo con dignità pretendere dallo stesso Stato i diritti di vita costituzionali che storicamente ci siamo conquistati con dure lotte e sacrifici, spesso rimettendoci pure la vita con gli incidenti sul lavoro, le cosiddette morti bianche.
Ci hanno fatto vivere da sfruttati per arricchire il padrone di turno privato o pubblico che fosse, per pagare tasse insostenibili allo Stato della classe padronale che ci ha fatto vivere in povertà o stentatamente, tasse che poi in gran parte ha messo a disposizione della medesima classe padronale dominante. Per tutti i sacrifici di vita a cui siamo stati sottoposti come lavoratori operai e intellettuali pubblici e privati, occupati, disoccupati e pensionati di fame, è ora di rivendicare il nostro diritto a continuare a vivere una vita degna di essere vissuta, a pretendere che sia lo Stato, a cui tutto abbiamo dovuto devolvere, di dare certezza alla nostra vita, di ridarci la casa distrutta e di garantirci quanto ci occorre per continuare a vivere dignitosamente. Non più beneficenza da chicchessia, non più umiliazione da chi ci ha sfruttati e da chi ha elevato la carità a sistema sociale, ma diritti per i quali abbiamo già pagato troppo nella vita al padrone e allo Stato. Su questo fronte il P.C.I.M-L. è pronto per ogni impegno di rivendicazione e di lotta.
Isola d’Ischia, 7 settembre 2017.
* Segretario generale e Consigliere comunale di Forio del P.C.I.M-L.