Paolo Mosè | Giosi Ferrandino ha risposto centellinando le parole, con risposte secche, cercando di non divagare, ma rimanendo nella domanda che il pubblico ministero Celeste Carrano gli ha rivolto. Guardando quasi sempre il tribunale e toccando tutti gli argomenti che a lui erano conosciuti. Dall’altro il pubblico ministero ad adottare una tattica che viene applicata dai magistrati più esperti e che sanno come affrontare l’imputato che hanno voluto interrogare, per cercare di far emergere contraddizioni, incongruenze e quant’altro per convincere il collegio che esiste una sostanziosa percentuale di colpevolezza. Ma di fronte a questa tattica, l’ex sindaco di Ischia non si è scomposto e ha sempre ribattuto ed uscendo alla fine più che soddisfatto, e lo sono stati soprattutto i suoi difensori. Tant’è che l’avv. Giovanbattista Vignola ha definito l’esame del suo assistito ineccepibile e «perfetto». Anche quando è stato sollecitato dai suoi stessi difensori, che hanno spinto sull’acceleratore per dimostrare che non vi sono remore ad alcun aspetto di questo processo che ha avuto un clamore mediatico di livello nazionale. Così come l’esame dell’altro imputato, Silvano Arcamone, la cui posizione è delimitata solo ad alcuni aspetti e che riguardano il ruolo di responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune d’Ischia, i rapporti che intercorrevano con i tecnici della Cpl Concordia e su chi fosse il responsabile della decisione di adottare quei provvedimenti per far sì che si realizzassero i lavori stradali per lo scavo e la messa in opera della struttura della metanizzazione.
Questo è lo scenario che si è appalesate in questo processo che va dritto verso la conclusione. Alla prossima udienza, infatti, saranno ascoltati gli ultimi cinque testimoni, tutti chiamati dalla difesa per sciogliere gli ultimi nodi sulla complessità delle argomentazioni che la pubblica accusa ha cercato di evidenziare per portare avanti la sua tesi.
I RAPPORTI CON ARCAMONE
Giosi Ferrandino ha scelto anche la tattica della risposta secca, di non consentire che un suo prolisso ragionamento potesse dare adito ad interpretazioni e al tempo stesso al pubblico ministero per ribattere con un’altra domanda per evidenziarne le illogicità e soprattutto le contraddizioni. Ha esordito confermando che «sono stato sindaco d’Ischia dal 2007». E aggiungendo subito dopo: «Quando mi sono insediato era già in corso la realizzazione di quelle strutture per metanizzare Ischia».
E passando alle responsabilità e agli impegni che erano a carico dell’Ente, il Ferrandino ha risposto che comunque «il Comune dava l’autorizzazione per lo scavo delle strade interessate e che le competenze dell’Ufficio tecnico sono disciplinate dalla legge Bassanini che concede un’ampia autonomia». E non nascondendosi dietro a un dito allorquando ha riferito: «Con Arcamone vi era un rapporto fiduciario». E non poteva essere altrimenti, dato che questo incarico è limitato alla carica del primo cittadino.
Il pm a questo punto ha lasciato questo aspetto per affrontare un altro argomento, ma non lasciando del tutto il ruolo di Arcamone: «Quando ero sindaco di Casamicciola l’arch. Arcamone aveva un rapporto già instauratosi con il Comune di Ischia. Un’attività al cinquanta per cento tra i due Enti».
NO AI MEGASERBATOI
E si è passati nuovamente a ciò che interessa l’accusa. Soprattutto in ordine a quali erano i rapporti con la Cpl Concordia: «All’inizio i contatti avvenivano per trovare quelle soluzioni per la realizzazione della condotta sottomarina essendo emerse delle difficoltà sotto l’aspetto ambientale. E quando la Cpl mi propose di realizzare dei megaserbatoi in cemento armato da installarsi sul mio territorio, io mi opposi fermamente perché li ritenevo delle vere e proprie bombe ecologiche. E si erano create delle divergenze con i tecnici della Cpl proprio su questo punto. Vista la mia determinazione a non far passare questa richiesta, scomparvero per poi riapparire dopo circa un anno, quando riuscirono ad ottenere le autorizzazioni per realizzare la condotta sottomarina».
Al che il pubblico ministero ha chiesto quali fossero stati gli altri rapporti e di che natura. E l’ex sindaco a ribattere: «Ricordo che partecipai all’accensione della prima fiammella nella piazza principale di Ischia e vi erano tutti i vertici della Cpl».
Un aspetto che il magistrato ha recepito, per poi chiedere subito dopo come si poneva con il presidente della Cpl: «Con Casari i rapporti erano cordiali, con incontri istituzionali che comunque sono avvenuti e ci sono stati contatti più ravvicinati dopo la realizzazione della condotta. Se non ricordo male, tra il 2009 e il 2010».
Ed ecco tornare la tattica del pm Carrano su argomenti già trattati: «Quando sono stato sindaco di Ischia ho sempre mostrato determinazione quando si trattava di lavori sul territorio. Chiedevo che venissero fatti in tempi ragionevoli e che non si creassero difficoltà per la cittadinanza e soprattutto che venissero eseguiti in modo appropriato. Anche perché vi era la cattiva abitudine di alcune società che eseguivano i lavori non a regola d’arte e che avevano bisogno di scavi sulle strade, come l’Enel, la Telecom o l’Evi, alle quali chiedevamo di intervenire contestualmente per evitare che su una stessa strada si intervenisse più volte. Ed è per questo che pretendevo dall’Ufficio tecnico severi controlli per evitare che lasciassero le buche o asfaltassero male il tratto stradale. E il tutto avveniva nel pieno rispetto delle regole, perché ho sempre rispettato il ruolo della politica che doveva essere scissa da quella tecnica, dei dirigenti che hanno autonomia nelle decisioni».
I RAPPORTI CON SIMONE
Durante tutte queste domande il pubblico ministero più volte ha pronunciato il nome di Simone, un personaggio che aveva un compito nell’ambito della Cpl, una sorta di pubbliche relazioni, e quando è stato pronunciato per l’ultima volta, il Ferrandino ha anticipato la curiosità del sostituto Carrano: «Non so dirle quale fosse il ruolo o l’incarico ricevuto da Simone. Era un personaggio particolare per il suo modo di porsi e lui si propose di darmi una mano nella mia campagna elettorale alle europee. Riferiva che aveva ancora una serie di conoscenze nell’ambito territoriale, essendo stato nel passato un esponente del Psi».
Ma poi ha voluto ribadire che «con Casari non avevo rapporti stretti, ma solo istituzionali».
LE CONVENZIONI
L’argomento che più interessava certamente al pubblico ministero sono le famose convenzioni, perché ritenute nel loro schema l’elemento corruttivo per agevolare la cooperativa modenese. Ferrandino ha teso a precisare che«l’albergo appartiene alla mia famiglia e della convenzione ne sono venuto a conoscenza dopo la stipula, quando mi accorsi che l’albergo era frequentato da alcuni dipendenti della Cpl, dirigenti. Nell’occasione manifestai tutta la mia contrarietà ai miei familiari. Non potevo far altro, non avendo in quella struttura potere decisionale e ciò si è materializzato dal 2012. Quando i rapporti con i miei familiari si raffreddarono ed in particolare con mio fratello Massimo, che per un certo periodo avevamo contatti sporadici e della sua convenzione con la Cpl non ero stato messo a conoscenza. Anche di questo ne sono venuto a conoscenza dopo».
E ritorna la tattica del pm, che ritorna nuovamente sulla scelta della metanizzazione e sui rapporti con la Cpl: «Quando ero sindaco di Casamicciola l’allora sindaco di Ischia Brandi mi disse che era giusto accedere ai finanziamenti per la realizzazione della metanizzazione. E durante una riunione si decise di realizzare un consorzio a tre di cui facevano parte Lacco Ameno e Forio con Casamicciola capofila. E posso oggi confermare senza ombra di smentita che nessuno della Cpl mi ha mai sollecitato affinché mi interessassi per sollecitare gli altri Comuni a muoversi per ottenere i finanziamenti per la metanizzazione».
Argomento ripreso e subito dopo messo da parte, per ritornare nuovamente all’hotel di famiglia, della sua possibilità di ingerenza, di scelta, di organizzazione. E’ chiaro che il pm Carrano ricorda un evento ben emerso nelle indagini: «Sulla presentazione del libro di D’Alema nell’hotel di famiglia, intendo precisare che quel giorno io non ero a Ischia, ero totalmente immerso nella campagna elettorale».
E nuovamente i rapporti con chi comandava la cooperativa modenese: «Non ho mai indicato o preteso delle assunzioni da parte della Cpl».
Non poteva mancare qualche risposta sulla convenzione del fratello Massimo, su cui è ritornato il magistrato: «Voglio ancora puntualizzare che solo successivamente allo scoppio dell’inchiesta ho saputo delle attività legali svolte da mio fratello per conto della Cpl».
IL VIAGGIO IN TUNISIA
Soddisfatto, per così dire, per poi passare ad un altro argomento con una nuova domanda: «Io personalmente non so nulla dei lavori che eseguì l’impresa Di Tella in favore della famiglia Di Meglio, proprietari di diversi alberghi, per un allaccio in via Alfredo De Luca. Il motivo è molto semplice: quei lavori sono stati eseguiti e terminati nel 2006, quando io non ero ancora sindaco di Ischia».
Un altro argomento è posto nel capo d’imputazione e che forse il pubblico ministero avrebbe fatto meglio a non chiedere chiarimenti, perché la difesa da tanto tempo ha dimostrato documentalmente che questa circostanza del viaggio in un Paese del Nord Africa non c’è mai stato. Come ha confermato lo stesso Giosi: «Io non sono mai stato in Tunisia, basta verificare il mio passaporto».
Ed a questo punto il pubblico ministero ha concluso il suo esame. E la difesa a porgere all’imputato tutta una serie di altre domande a precisazione, in ordine a chi autorizza l’intervento sulle strade: «E’ il comandante dei vigili che inibisce la tratta di strada da sottoporre a lavori». E poi ancora: «L’albergo è stato realizzato da mio padre, che sovrintende su tutto, mentre mia sorella si occupa della gestione, dei rapporti con i clienti».
E su Massimo, il fratello, ha aggiunto: «Mio fratello era in rapporti con Casari che risalgono a prima del suo matrimonio, avvenuto nel 2011. Casari gli fu presentato dal senatore Lauro che era interessato all’utilizzo del metano come combustibile per i suoi aliscafi. Quel metano che io stesso volevo perché si arrivasse che anche le autotrazioni utilizzassero il metano, che è meno inquinante. Mio fratello si occupava anche di aspetti commerciali per la Cpl. Tant’è vero che era stato capace di instaurare rapporti commerciali tra la Cpl e il Vaticano, che è a sua volta proprietario dell’appartamento in cui abita a Roma. Dove tuttora vive e che da molti anni lo ha portato ad essere presente occasionalmente ad Ischia. Ma prima di tutto voglio ancora una volta ribadire che l’appalto alla Cpl l’ha aggiudicato il sindaco Brandi e non io, come si è voluto far credere nella fase calda dell’inchiesta».
Io non c’ero, e se c’ero dormivo….