Sicilia, Lazio, Campania, Lombardia, Emilia Romagna: la lunga scia degli incendi in Italia, 250 roghi in tre anni, 80 da maggio ad oggi. Le fiamme che colpiscono gli impianti di selezione e trattamento dei rifiuti sostituiscono sempre di più il traffico illecito.
È la denuncia che è emersa dalle prime battute del Forum internazionale sull’economia dei rifiuti promosso dal consorzio PolieCo, ad Ischia. Da un’analisi più attenta, emerge che, spesso, ogni incendio è collegato ad altre realtà del settore che hanno subito o un’ispezione o un sequestro o un altro evento di combustione dei rifiuti.
Quel che viene sottolineato è la mancanza dei controlli rispetto al rilascio delle autorizzazioni per gli impianti che spesso non hanno i requisiti necessari per gestire cumuli di rifiuti.
Ingenti quantità che in verità vengono solo inglobate nella logica di ricevere un mero profitto economico senza che questo sia però supportato da una adeguata e legale capacità di smaltimento. La situazione è peggiorata con il divieto di importazione di alcune tipologie di rifiuti plastici, emanato recentemente dalla Cina: venendo meno infatti, la valvola di sfogo verso Paesi terzi, si creano montagne di rifiuti che guarda caso prendono fuoco.
È legittimo, dunque, il sospetto che ci sia una connessione fra i vari roghi e una gestione deviata de rifiuti.