Fiamme nella sala macchine della Nave Traghetto Driade. Un guasto tecnico sviluppatosi nella area degli apparati motori che ha condotto la nave alla deriva senza possibilità di governo. A lungo si è temuto per il peggio.
Sono 12 i passeggeri trasbordati dagli uomini della Guardia Costiera dalla nave della compagnia Caremar nel tratto di mare tra Ischia e Procida dove poco dopo le 17,00 si è sviluppato l’incendio nella sua forma più violenta e pericolosa. Le motovedette giunte in appoggio per le operazioni di soccorso hanno condotto in salvo i naufraghi e coordinato le operazioni di recupero nella nave .
I passeggeri, muniti di tutti gli apparati di sicurezza, calati prima con una fune e poi con una bettolina, sono stati trasportati nel porto di Ischia. Accompagnati dai militari della capitaneria a bordo della CP 807 sono stati poi affidati a terra alle cure mediche del 118. Alle 17,30 erano già tutti in salvo. Due i ricoveri necessari. Tra questi Annamaria Vuoso, già sfollata e vittima del disastroso terremoto del 21 agosto scorso, in viaggio con sua sorella Rita, anch’essa ricoverata in stato di shock e con un principio di intossicazione da monossido di carbonio. Escluso dal centro antiveleni di Napoli l’intossicazione.Le analisi del sangue hanno scongiurato ogni rischio. Una prima ipotesi sanitaria aveva vagliato l’opportunità di un possibile trasferimento al Cardarelli di Napoli. Sottoposte alle indagini di rito e alle cure del caso verranno tenuto sotto osservazione perso il reparto di Medicina dell’Ospedale Anna Rizzoli di Lacco Ameno.
Più lunghe e complicate le operazioni di recupero della Nave Caremar destinata al bacino di Napoli.
L’incendio, da quanto è emerso dalle prime indagini condotte dal Tenente di Vascello Alessio De Angelis e dai suoi uomini che hanno coordinato le operazioni di soccorso, è rimasto circoscritto alla sala motori, tenuto sotto controllo dal personale di bordo fino ad essere domato. La nave, priva di comando, è stata vigilata e presidiata dalle unità della Guardia Costiera in attesa del rimorchiatore in arrivo da Napoli, la MN Agata della Medmar. Durante l’emergenza, con l’incendio in corso in sala macchina, anche le altre unità in transito nel tratto di mare e prossime all’avvicinamento alla nave Driade sono state allertate dalla Guardia Costiera per prestare assistenza in attesa che la situazione fosse sotto controllo.
Alle 19,40 il via libera del Compamare Napoli per il traino di Driade in bacino. Fondamentale il lavoro del gruppo battellieri di Ischia che materialmente operato per l’installazione del cavo di traino da una nave all’altra per consentire la traversata e l’utile conclusione dell’emergenza . La nave della ex compagnia pubblica era partita dal porto di Calata di Massa di Napoli alle 15.45, diretta a Casamicciola. A bordo appena imbarcato a seguito di un previsto avvicendamento il Capitano Luigi Mattera e il direttore Antonio Mattera.Un battesimo di fuoco per loro. Il traghetto si trovava in navigazione al largo di Vivara quando si è verificato l’incidente, probabile l’interessamento di una turbina.Ma è solo un ipotesi.
Nel mirino, dopo la paura e la grave emergenza Driade, la spending review e la politica dei tagli all’equipaggio adottati dalla compagnia a discapito della sicurezza.
Dal primo dicembre, vi è stata infatti una drastica riduzione dell’equipaggio a bordo delle unità di navigazione caremar sia di coperta che di macchina, nella fattispecie del Driade vi è da considerare un particolare non di poco conto. Oltre ai tagli delle unità operative a bordo per sopperire alla carenza di personale, gli ordini di servizio impongono che il personale di macchina sopperisca quello di macchine e viceversa. Durante le manovre di ormeggio e disormeggio, considerando per intenderci i momenti più topici della navigazione, l’elettricità sottufficiale di macchine, viene dislocato in coperta quale addetto alle manovre del portellone, lasciando di fatto il controllo dei quadri elettrici di motori principale ed ausiliari. Un particolare da non sottovalutare tenuto conto dello stato disastroso in cui versano le navi operanti nel golfo di Napoli e non solo. Parliamo di momenti cruciali, 10/15 minuti in una sala macchine che potrebbero significare tanto, specie in emergenze come quelle registratesi ieri.
INCENDIO A BORDO, DUE ORE DI PAURA E SOCCORSI, ANNA MARIA: HO TEMUTO DI MORIRE
Ore 17,00-Per cause ancora da definirsi all’interno della sala macchine del traghetto Driade della compagnia di navigazione Caremar si è sviluppato un incendio. Pronto l’intervento dell’equipaggio, ma quanta paura e quante angosce. Un’alta colonna di fumo mostrava si è stagliata dalla nave, sintomatico di un grave pericolo, la macchina poderosa dei soccorsi si è messa in moto. Dodici le persone tratte in salvo, due sorelle 60enni ricoverate. C’è Anche Annamaria vittima del terremoto e di un incidente dagli effetti potenzialmente gravissimi.
“ Ho temuto di morire, credevo di aver scampato il terremoto e di dover morire su quella nave!“- ci ha raccontato ancora incredula ed evidentemente spaventata la signora Vuoso- “Ero seduta con mia sorella quando i ragazzi dell’equipaggio ci hanno avvertito dell’emergenza. Ci dicevano di uscire tutti fuori. ‘’C’è un emergenza, c’è un emergenza’’ gridavano i marinai dandoci indicazioni “- spiega Annamaria che attende in reparto , su una barella, sua sorella Rita ancora sotto osservazione nel Pronto Soccorso-“ Poi ci hanno fatto indossare i giubbotti di salvataggio e ci hanno portato di sotto. Li c’era tanto fumo e un odore acre, una puzza.Non riuscivamo a respirare. Poi hanno aperto un portellone. C’erano le motovedette, ci hanno dato una corda e i marinai ci tenevano dalle braccia e dai piedi per farci scendere. Mia sorella si è sentita subito male, io credevo solo di doverla accompagnare ed invece purtroppo eccomi qua. Solo stati momenti difficili e terribili che non auguro a nessuno. La mia mente correva sempre alla Concordia…e poi tutto quel fumo, l’attesa, la possibilità che con i giubbotti voremmo dovuto lanciarci in mare. Ho pensato ai miei figli, tante cose. Per fortuna eccoci ancora a raccontare anche questa disavventura“.