Gaetano Di Meglio | Cosa può produrre di bene un ente degli ischitani che continua ad incassare il “pizzino” di 4 euro dai terremotati di Ischia? Niente.
Cosa può produrre di bene un dirigente esterno che si è autopromosso e incassa consulenze e danari dai vari comuni grazie alla separazione dei comuni? Poco di buono.
E così, nonostante molti si dicano pronti all’unione dei comuni, a trovare soluzioni unificate e, i migliori, alla creazione del comune unico (questo è un argomento da riscrivere daccapo, soprattutto nei cuori degli uomini e delle donne di Ischia), una delle poche realtà unite che abbiamo la cancelliamo.
Quello che è stato il carrozzone per eccellenza, talmente gravido che è riuscito a partorire anche un figlio (l’Evi), oggi cammina sulla strada del tramonto. Ma cosa tramonta?
Facciamo due valutazioni diverse.
L’orientamento amministrativo offre diversi sistemi per semplificare e gestire in maniera comune beni e servizi, le leggi emanate di recente invitano gli enti a cancellare le partecipate esistenti perché foriere di corruzione e sprechi e gli enti sovra comunali stentano a dare risposte di governance comune.
In questa ottica, chiudere il CISI significa far morire una società dei comuni. Una “cosa” unica che non ha bisogno di essere rifondata e che, a questo punto, per essere davvero credibili in terraferma, basterebbe solo una modifica allo statuto.
I nostri sindaci e, a breve, i nostri consigli comunali approveranno la proposta di Ghirelli (il masto di festa che ordina ai sindaci di fare il suo volere!) che, tecnicamente, potrebbe anche essere la scelta giusta e la strada opportuna da seguire. Ma in chiave politica?
L’aspetto idrico è marginale. Non possiamo pensare con i paraocchi. Abbiamo il compito di migliorare la nostra isola e la nostra società, e far sparire una SRL, di proprietà dei sindaci perché l’Ente Idrico è attivo e perché la gestione dell’acqua è cambiata non basta. Alla nuova società si potrebbero dare nuove missioni, nuove mansioni, nuovi obiettivi da perseguire in chiave unitaria. In chiave isolana.
Guardiamo oltre il ciclo idrico, alziamo gli occhi e iniziamo a pensare che l’unione, che tanti invocano, è a portata di mano.
Il CISI potrebbe, fin da subito, gestire la comunicazione istituzionale dei sei comuni insieme. Potrebbe gestire il trasporto dei rifiuti, potrebbe gestire e affrontare una parte dell’attività di programmazione territoriale. Insomma il CISI ci serve! Ci serve per dire che vogliamo iniziare a fare bene e farlo insieme. Oltre le chiacchiere, oltre le parole vuote di un sistema politico che dimostra, giorno dopo giorno, di essere inadeguato e inadatto a ruolo che è chiamato a ricoprire.