venerdì, Novembre 22, 2024

La “Casa di bambola” di Ibsen rappresentata sotto il cielo di Casamicciola

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Elena Mazzella | In un teatro semicircolare allestito all’aperto sulla parte più alta di Casamicciola, nel 1956 venne rappresentata “Casa di Bambola”, celebre dramma intimistico di Henrik Ibsen, in occasione della celebrazione del cinquantenario della morte del drammaturgo norvegese.

La nuova, inedita versione del dramma, che tratta il problema della posizione della donna nella società, riscritta nella versione italiana da Agusto Guidi e Marcella Rinaldi e messa in scena con la regia del compianto Luciano Lucignani, ebbe ampia ripercussione nel campo teatrale nazionale e internazionale. Fu la prima volta infatti, da quanto apprendiamo dalla cronaca dell’epoca, che un dramma tra i più “intimisti” del teatro ibseniano veniva rappresentato all’aperto con un teatro di ardita innovazione, ovvero su piattaforma semicircolare, col pubblico disposto a semicerchio intorno agli attori. Si attese con ansia il giorno della prima, programmato per il 13 luglio del 1956 e alla quale vi parteciparono ospiti illustri tra i quali Vittorio Gassman e Maria Callas. L’evento fece scalpore su tutti i principali quotidiani nazionali di quel periodo, tra i quali annoveriamo Il Popolo, Napoli Notte, Il Giornale d’Italia, Roma, Il Tempo, Paese Sera, Il Giornale, Il Mattino, custoditi gelosamente presso l’Emeroteca Premio Ischia Giuseppe Valentino e consultabili da chiunque voglia approfondire nei particolari lo storico evento.

La storia e le tante testimonianze ci raccontano che Henrik Ibsen soggiornò a Casamicciola nell’estate del 1867. Scelse una casa che guardava Casamicciola dall’alto, caratterizzata all’epoca da un ampio colonnato e da piccole finestre ad arco a punta, situata tra il verde spumeggiante dell’isola.

Ma come vi approdò Ibsen, proveniente dalla fredda Norvegia, in questo paradiso del sud?

Lo capiamo grazie ad un approfondimento a cura di Carmine Lombardi pubblicato sul quotidiano Il Popolo dell’11 luglio 1956 e che di seguito vi riportiamo: “Il grande drammaturgo norvegese era sceso in Italia nel 1865 ma non per diporto: il suo pensiero era angosciato per il crollo dell’idea Scandinava, quando la Danimarca era stata lasciata sola in una guerra impari contro la Prussia; e anche a Roma il suo pensiero, più che mai continuò ad essere legato al suo paese. Si rifugiò allora ad Ischia, nel romitaggio di Villa Pisani (oggi Villa Ibsen in suo onore) a Casamicciola dove imparò a contemplare la vita in spirituale distacco da sé medesimo, considerando ogni fatto particolare, e anche la propria passione, sub specie aeterni, per trarne immagini di umana verità. Ibsen amò molto la bella isola flegrea, la sua pace, la sua solitudine, e Ischia contracambiò quell’affetto quasi filiale, ispirandogli con l’incanto del suo paesaggio uno dei suoi capolavori più belli, il “Peer Gynt”, che trae spunto da una popolare fiaba norvegese”. E’ infatti lo stesso Ibsen a precisare, in una lettera a Gosse, che l’opera in questione è l’unica che risente del dolce clima mediterraneo.

Quale miglior elogio per la fascinosa isola verde!

L’affetto verso il “professore” (come i pescatori chiamavano Ibsen quando lo vedevano passare muto e assorto tra le reti tese ad asciugare sull’arenile) ancora aleggiava tra il popolo ischitano, tanto da sollecitare l’EVI, l’allora Ente per la Valorizzazione dell’isola d’Ischia, ad organizzare ben tre giorni di festa per ricordare il cinquantenario della sua morte.

Erano trascorsi esattamente 89 anni da quel maggio in cui Ibsen approdò al molo di Casamicciola, ai piedi dello svettante monte Epomeo e a tal proposito sul quotidiano Il Giornale del 14 luglio 1956 si racconta di una testimonianza interessante: “Sono trascorsi 89 anni da allora e il tempo, e più ancora il terremoto del 1883, hanno cambiato l’aspetto fisico dei luoghi.  Ma l’alberghetto di cui rimase in piedi solo un angolo, quello abitato dal poeta, è stato ricostruito dai suoi proprietari, i signori Pisani, tal quale era prima del flagello. C’è una donna a Casamicciola che si ricorda bene del “professore”, è Carolina Gaspari, una vecchietta di cento anni. Carolina se ne sta sulla sua sedia come una regina sul trono, e poiché è ancora attiva, per quanto glielo consenta la sua età, cuce e racconta favole ai nipoti e bimbi del vicinato. E tra le favole più belle ce n’è una in cui si narra di un pellegrino (Peer Gynt) che dopo aver girato il mondo e corso mille avventure ed essersi macchiato dei più gravi peccati, torna in patria (Casamicciola) e si redime tra le braccia di colei che lo aveva aspettato fiduciosa e innamorata per tutta la vita”.

E quella sera, in onore del “Capitano”, si scelse il punto più alto e panoramico di Casamicciola, la collina della Sentinella, per costruire un vero e proprio palcoscenico in muratura per la prima rappresentazione italiana di uno dei drammi più significativi delle opere di Ibsen: Casa di bambola.

E fu davvero un grande e bello spettacolo, di quelli che i casamicciolesi non avevano mai avuto l’occasione di vederne. Ibsen non fu mai tanto vivo, anche quando le platee deliravano per i suoi drammi, proprio come quella sera al teatro della Sentinella, come apprendiamo dalla cronaca di quell’evento: “Ibsen è balzato vivo dalle parole pronunciate con voce commossa dal collega Minervini: era più che mai vivo quando gli invitati, lasciata villa Ibsen dopo la recitazione di alcuni brani del Peer Gynt fatta da Arnaldo Foà e Vittorio Gassman si sono avviati verso il teatro per la rappresentazione. Impareggiabile Nora è stata Valentina Fortunato cui il pubblico non ha lesinato applausi alla fine dello spettacolo chiamandola più volte assieme agli altri interpreti. Misurato e corretto come sempre Arnaldo Foà nella parte ingrata dell’avvocato Helmer. Gianni Polidori ha ottenuto con i suoi dispositivi scenici effetti quali difficilmente sarebbe stato possibile ottenere in un teatro chiuso e Luciano Lucignani ha dato tutto sè stesso nella regia dello spettacolo”.

Alla prima serata dello spettacolo (che si replicò per altre due sere consecutive) parteciparono oltre duecento invitati che arrivarono da Napoli a bordo della motonave “Amalfi”, espressamente noleggiata per l’occasione. Sbarcarono sul molo di Casamicciola, accolti dall’allora sindaco Antonio Castagna e il collega Giacomo Deuringer direttore dell’EVI, le più spiccate personalità del mondo dello spettacolo, della politica e della cultura che fecero ritorno in terraferma nella stessa serata subito dopo lo spettacolo, concludendo l’indimenticabile esperienza con una romantica gita notturna in mare.

Risuonano tutt’ora immortali le toccanti e sentite parole dedicate da Roberto Minervini all’amato drammaturgo che recitò lassù, proprio dallo stesso balcone della camera del poeta all’epoca ricostruita per l’occasione nei minimi particolari, a tutti i presenti.

A noi, gente del futuro, il doveroso compito di mantenerne viva la memoria:

“Qui, al limitare della sua camera, su questo rettangolo di pietra che lo vide, estatico, contemplare il prodigio dei colori e delle luci di un paesaggio da fiaba, senza limitati confini di bellezza, è solo possibile parlare di un vivo”.

Fonti storiche Emeroteca Premio Ischia Giuseppe Valentino

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