Ida Trofa | Prevedere i rischi possibili e mettere in protezione una popolazione come quella che vive alle falde dell’Epomeo (e non solo, perché la scienza ci dice che il pericolo riguarda in particolare specifiche aree), è un compito imprescindibile di uno stato di diritto che deve tutelare le popolazioni esposte ad alto rischio calamità.
Sul rischio, la prevenzione e la ricostruzione deve essere ineluttabile il, dialogando con le istituzioni. Non possiamo pretendere di restare autodidatti, di perseverare in una politica ed una gestione del paese scellerata e pericolosa.
Ne abbiamo parlato con Edoardo Cosenza, ordinario di Tecnica delle Costruzioni all’Università Federico II, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Napoli e presidente dell’incubatore di startup Campania NewSteel, che ha affrontato le problematiche della città come assessore ai lavori pubblici, difesa suolo e protezione civile della Regione Campania dal 2010 al 2015. Cosenza, intervenuto il 20 marzo nell’ambito di “Ischia Sicura”, tratteggia le sfumature di un rebus che per la popolazione si fa dramma.L’iniziativa prevista dal protocollo d’intesa tra il Comune di Casamicciola e l’Ordine degli ingegneri della provincia di Napoli (con il supporto operativo dell’Associazione Ingegneri Ischia) per favorire le attività di formazione professionale degli ingegneri ischitani che ora devono affrontare le fasi di ricostruzione post-sisma, a seguito del terremoto che colpì l’Isola Verde il 21 agosto 2017. Un incontro a cui ha preso parte anche il Commissario Straordinario Carlo Schilardi. L’analisi del Professore Cosenza è tanto accurata quanto spietata.
Professore quella di Ischia è una ricostruzione difficile. Che idea si è fatto?
“Beh! Devo anche dire che le ricostruzioni facili non esistono in Italia che ha anche un sistema amministrativo-burocratico molto complesso. Obiettivamente forse Ischia è stata interessata anche da qualche complicazione in più per i noti problemi amministrativi. Però, come tutte le cose, quando poi parte, si va avanti. Bisogna superare l’inerzia iniziale, l’attrito di primo distacco come si dice! E poi, si può andare.Infondo è anche un territorio, diciamo, che ha nel DNA questa problematica della ricostruzione.Perché sappiamo bene che già avvenuto più di 100 anni fa, ma è già avvenuto“
In realtà parla di una ricostruzione che di fatto in relazione alle questioni sorte, come lei dice oltre 100 anni fa, non è mai avvenuta? Siamo sulla stessa strada…
“In parte sì, in parte in qualche zona ha anche retto. Perché ancora si vedono queste strutture con questi i tralicci lignei che sono, insomma, un segnale di ingegneria dell’epoca”.
Converrà che inevitabilmente siamo rimasti bloccati, anche nei dibattiti politici e tecnici sulla questione del condono, quando ischia invece aveva avrebbe bisogno di una legge strutturata è strutturata su ischia e le sue fragilità per cosi dire!
“Si Ischia come natura vulcanica, lo dico anche la ex assessore con varie deleghe anche alla Protezione Civile, ha delle problematicità anche idrogeologiche, perché, come in tutti luoghi vicini ai vulcani, questo accade. Quindi ha sia problemi di vincoli di sicurezza che idrogeologici, sia sismici. Infondo diciamo che non si è mai molto guardato al problema vulcanico che anche esiste. Ischia è un vulcano attivo anche se quasi non si ricordava visto che l’ultima eruzione è del 1303-304.Quindi indubbiamente questo ha delle conseguenze sui vincoli ed è difficile fare leggi. Lo dico anche in base alla mia esperienza tecnica, politica che avuto. Difficile fare leggi che superino i vincoli sicurezza. Perché la sicurezza è materia nazionale ed andare in deroga a vincoli in zona sismica, o vincoli in zona rossa idrogeologica, a mio parere è ben difficile. Sono leggi che non passerebbero al vaglio della Corte Costituzionale, del Consiglio dei Ministri, quindi già questo è un tema complicato. Una cosa è una legge speciale che riguarda le costruzioni non soggette a vincoli di sicurezza, su cui, secondo me, si può agire, un’altra cosa e anche il condono in zone con vincoli di sicuri in zone con vincoli sia sismici che idrogeologico. E’ un problema”.
Secondo lei, alla luce delle sue esperienze tecnico, politiche ed amministrative, con l’attuale strumento normativo il DL109 convertito anche in legge per la ricostruzione di Ischia, dove si si può andare?
“Allora dal punto di vista sismico, lo dimostra anche questo corso per “Ischia Sicura che abbiamo voluto fortemente qui ad Ischia ed in particolare a Casamicciola si può fare qualunque cosa. Nel senso la tecnologia, la tecnica consente certamente di tenere a livelli di sicurezza molto alti le nuove costruzioni, ma anche riparazioni di costruzioni esistenti. La tecnologia lo consente poi le caratteristiche dei terremoti possibili ad Ischia sono tali che una grandissima violenza non è possibile. Perché l’estensione fa possono essere molto grandi. Diverso è il problema idrogeologico cioè il pericolo di frane,quello è ben difficile da contenere. Ischia in certe zone, ha zone, molto sensibili che diremo di rischio idrogeologico ma che insomma sono frane che poi si attivano con la pioggia. Il problema frane non è superabile a mio parere”.
Inevitabilmente l’aspetto tecnico scientifico si accompagna alle scelte amministrative. Lei è stato assessore anche con competenze specifiche sui disastri con il governo Caldoro. In un certo senso dopo il terremoto abbiamo avuto la sensazione che la Regione Campania con De Luca si sia un po’ voltata dall’altra parte, lasciando Ischia ed i suoi problemi abbandonati al loro destino. Anche se con i se e con i ma non si va lontano. La sua felice esperienza a Piedimonte Matese poteva essere la riposta immediata alla ricostruzione di Ischia?
“Quando ho lavorato da assessore ho lavorato da tecnico, quindi non è che guardavo che mi stava simpatico antipatico o il colore politico. E non è solo, devo dire,Piedimonte Matese, molti dei lavori che si stanno facendo, penso a tutto il sistema della depurazione che si sta facendo che, paradossalmente, pur se non si sta facendo ad Ischia la riguardano per l’inevitabile gioco delle correnti che la mettono al centro di un complesso sistema di flussi marini per anni mal depurati o non depurati affatto. Tutti i lavori che abbiamo messo in campo, stanno funzionando e funzionando bene, però non voglio solamente fare una discussione politica. I fondi europei sono fondi difficili da spendere, perché, contrariamente a quello che si pensa, non è vero che si hanno i soldi e si devono spendere. Si anticipano e poi solo quando la certificazione è avvenuta e Bruxelles ha verificato che la certificazione di spese è adeguata, l’opera è stata eseguita, allora si rimborsano. Quindi è un una difficoltà molto grande e certi comuni più attrezzati anche amministrativamente, secondo me possono spendere moltissimi soldi, poiché molti altri non sono in grado di farlo, perché non usano procedure corrette. Quindi Piedimonte Matese che tra l’altro ebbe pure un terremoto quando io ero assessore, diciamo ha speso bene, ma ci sono molti altri casi, direi molto significativi. Se si pensa ai lavori che stanno facendo per il depuratore di Cuma per esempio, sono lavori molto importanti. Le risorse sì posso spendere, però non ci vuole superficialità nella spesa, altrimenti i rimborsi non arrivano e quella è la trappola”.
Sostanzialmente fondi europei o no, la ricostruzione di Ischia è ferma. Lo ha ammesso anche il commissario alla Ricostruzione Carlo Schilardi. Tutto è lasciato troppo all’iniziativa del singolo. Una ricostruzione così sembra quasi impossibile?
“Però poi la centralizzazione che pure è stata utilizzata. Ad esempio io ho lavorato all’Aquila, anche quella fu molto criticata. Li facemmo subito… subito! (Precisa fermamente il prof Cosenza ndr) però anche li le critiche ci sono state. Quindi qual è la soluzione ottimale? Ci vorrebbe uno Stato ed i cittadini che hanno fiducia nello Stato. Dunque uno Stato che da fiducia e i cittadini che si affidano allo Stato. Cosa che non vedo in questo momento”.
Ischia è stata molto tollerante con lo Stato o viceversa?
“Ci sono anche problemi veri che sono ultra comunali, vanno oltre il terremoto in se. Penso alla viabilità, o anche lo stesso piano di protezione civile. Anche io ebbi i miei problemi. Non fare un piano di protezione civile di tutti e sei i comuni assieme non ha senso, visto che porti sono solo du alcuni comuni. Su certi settori ci vorrebbero, non dico il comune unico, di cui ogni tanto si discute, ma almeno dei piani intercomunali su certe cosa ci vorrebbero.
Quindi lo Stato, probabilmente, non è stato vicino ad Ischia. Poi sai, in questo in questo momento storico, mediaticamente è facile diventare vittime.
Come dire i responsabili di tutti i mali italiani. Sappiamo bene che dal punto di vista mediatico la tragedia di Ischia è stata gestita male. Si è accusata Ischia di qualunque di qualunque nefandezza e ovviamente non è vero . Quindi questo è stato un problema. Però ci vuole un mix tra decisioni solo locali e decisione dello Stato, perchè indugiare esclusivamente in un’unica direzione, tutte due i casi sono sbagliati, secondo me”.
E’ evidente che qualcosa non ha funzionato e non funziona. Si è voluto a tutti i costi accostare Ischia, il Cratere più piccolo d’Italia a quello più grande mai esistito nella storia delle tragedie Italiane, il centro Italia. Una realtà che da quasi tre anni si è rivelata fallimentare. Due realtà totalmente diverse, dunque, entrambe paralizzate e senza prospettive.
“Il tema che abbiamo visto prima, quando c’è stata una protezione civile fortissima, anch’io ho lavorare in quel periodo, con Bertolaso e con Gabrielli, le cose andavano velocissime, però dopo, tutti sono rimasti lo stesso scontenti. Voglio dire non è che esita una ricetta perfetta. Anche gli aquilani non è che abbiano ringraziato chi ha lavorato tanto. Anche quell’esperienza lì non è che in italia sia stata molto gradita. La verità che una ricetta secca non c’è. Persino in Emilia Romagna, una regione che chiunque di noi ritiene virtuosa non è che poi presenti una ricostruzione che sia andata e lo abbia fatto così bene. Oppure non è che li avevano costruito così bene, visto che hanno ceduto pure cose e strutture sottoposte a sollecitazione sismiche molto modeste. E’ tutto dire, insomma. Poi ogni tanto qualcuno diventa il simbolo del male ed è più probabile che sia al sud che al nord”.
Ci ha lasciato poche speranze insomma?
“No, no, io ho attraversano tantissime esperienze, se si parte, il Commissario è persona di primissimo ordine, ha una conoscenza profonda, è un uomo dello Stato ed anche di grande saggezza ed esperienza, quindi ho molta fiducia nel commissario. Come ho molta fiducia anche nella comunità tecnica ischitana che avrà un ruolo importante. Perché non mi aspetto e non sarebbe neanche giusto che vengano molti tecnici da fuori. Qui siamo noi stessi oggi per dare una mano, perché ci viene richiesta. Quindi io ho fiducia certo in un’Italia che non è proprio tempestiva in nessuna latitudine, nel realizzare le opere. Dal nord-est alla Sicilia. L’Italia è cosi”.
Ricostruire Ischia dunque si può, farne un modello di sicurezza è possibile. Da simbolo del male, contenitore di ogni scempio e nefandezza a simbolo. Una visone lontana che pure la comunità dovrebbe anelare e perseguire con forza. Per se stessa, per l’eredità che lascerà ai suoi figli.