Venerdì 31 maggio la Corte di Cassazione deciderà, presumibilmente una volta per tutte, sulla norma che determina la vendita della cosiddetta cannabis legale. O meglio, i giudici saranno chiamati ad esprimersi in maniera univoca su un tema che è stato protagonista di pronunce fin troppi distanti l’una dall’altra circa la liceità di questo business. Business che ad oggi, lo ricordiamo, fa registrare in Italia più di 2000 negozi e che genera circa 40 milioni di euro di fatturato all’anno. Business che però, dal punto di vista normativo, non è ancora a tutti gli effetti chiaro, se consideriamo che la legge 242/2016 era stata pensata per gli agricoltori e che, nel nostro paese, il consumo di cannabis legale è proibito allo scopo di uso ricreativo. Detto questo andiamo con ordine: nell’articolo di oggi parleremo dell’appuntamento del 31 maggio, semplicemente decisivo per questo settore, proveremo a spiegare in cosa consista effettivamente la cosiddetta cannabis legale ed infine vi daremo un suggerimento su alcune realtà che hanno sempre agito in maniera pulita, seguendo le leggi in vigore.
COSA SUCCEDE IL PROSSIMO 31 MAGGIO
Il dato di realtà incontrovertibile è che negli ultimi anni i negozi che vengono cannabis legale, anche nota come cannabis light, si sono letteralmente moltiplicati. Il vuoto normativo cui abbiamo accennato nel capoverso precedente è legato all’opportunità di vendere questo particolare prodotto, visto che la legge di cui sopra era stata pensata per la coltivazione e non appunto per la vendita. Diversi questori ritengono dunque necessario che si proceda in maniera univoca, in modo da specificare una volta per tutte quali siano (e addirittura se ci siano) modalità di vendita della cannabis light che rispettano la legge italiana. Come è facile intuire la liceità o meno del mercato dell’infiorescenza di canapa porta con sé moltissime considerazioni che fuoriescono dal discorso commerciale: considerazioni di natura politica, sociale, addirittura etica, che hanno reso particolarmente focoso il dibattito sul tema, soprattutto negli ultimi tempi. Ovviamente è impossibile sapere in anticipo cosa deciderà la Corte di Cassazione, ma può essere comunque utile osservare una precedente espressione della stessa con la sentenza n. 4920/2019, in cui veniva osservato che se la legge numero 242 del 2016 promuove e sostiene la coltivazione della cannabis light, la commercializzazione di diversi prodotti ottenuti da essa può e deve rientrare nella stessa natura dell’attività economica in questione.
COSA È LA CANNABIS LIGHT
A questo punto può essere utile ricordare cosa si intenda effettivamente per cannabis legale, anche nota come cannabis light. Ebbene, parliamo di tutte le varianti presenti sul mercato che presentino determinate quantità di due componenti in particolare: da una parte il Cannabidiolo (anche noto come CBD), dall’altra il Tetraidrocannabinolo (anche noto come THC). Nello specifico in Italia è lecito acquistare varianti di cannabis che presentino concentrazioni minime di THC (più precisamente percentuali che siano al di sotto dello 0,2%, con tolleranza fino allo 0,6%) e che, al contrario, presentino concentrazioni elevate di CBD. Il risultato è una sostanza che non si può considerare stupefacente e che non rischia di provocare nessun effetto collaterale pericoloso.
DOVE ACQUISTARE CANNABIS LIGHT RISPETTANDO LA LEGGE
Come anticipato in precedenza, il vuoto normativo di cui sopra non cancella il fatto che in Italia e nel mondo esistono tantissimi servizi che sono entrati nel business della cannabis light rispettando le leggi in vigore. Uno di questi ad esempio è Justbob, uno shop online di cannabis legale che permette di acquistare tantissime diverse varietà di prodotto. Prodotti che vengono accuratamente selezionati dal team di Justbob: non a caso, buona parte delle infiorescenze di canapa legale disponibili sul portale sono ritenute da molti addetti ai lavori tra le migliori d’Europa.