sabato, Dicembre 21, 2024

76a Mostra internazionale d’arte Cinematografica, l’Ischia Film Festival presente!

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Michelangelo Messina | Presente per motivi di lavoro al Festival del Cinema di Venezia e in attesa del verdetto finale, condivido con voi le mie impressioni  su quanto ho visto in questa edizione.

Al suo quinto mandato il Direttore Alberto Barbera ha offerto un programma molto ricco di opere e di incontri. Dopo il suo precedessore Marco Muller, che aveva uno sguardo teso più verso i paesi asiatici, Barbera ha riportato l’asse del festival di Venezia  verso le grandi major americane che quest’anno hanno inaugurato la mostra con opere di alto livello. In particolare modo segnalo “J’accuse” di Roman Polansky, tra uno dei preferiti al leone d’oro. Ben accolto dalla critica e dal pubblico il film accende i riflettori sullo scandalo  del capitano francese Alfred Dreyfus, quarantenne ufficiale di origini ebraiche che  viene ingiustamente accusato di tradimento e spionaggio, e condannato all’ergastolo da scontarsi sulla temibile Isola del Diavolo, nella Guyana francese. Interpretato da Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, presenti al Lido insieme ai produttori Alain Goldman e Luca Barbareschi (che si ritaglia anche un piccolo ruolo), J’accuse, è tratto dal romanzo di Robert Harris. La Warner invece ha puntato sull’oscuro e puntuale film di origini della DC che non è per niente da ridere, “Joker” dove Joaquin Phoenix  realizza uno delle sue più grandi interpretazioni, il film diretto da Todd Phillips fa riflettere sull’odio che emerge dai sogni infranti. Controverse le opinioni pur restando uno dei favoriti al leone d’oro (Per me è il migliore) “The painted bird” lungometraggio ceco di 169 minuti con immagini ben curate ma anche intrise di una crudeltà che rasenta la misantropia allo stato puro. 12 Minuti di applausi e standing ovation in sala grande hanno confermato la mia opinione su quest’opera di riflessione sulla cattiveria intrisa nell’essere umano, verso i suoi simili ma anche verso le altre specie. Ci avevano provato in tanti a raccontare l’evasione fiscale da Kubrick a Scorsese, è ben riuscito Steven Soderbergh con il suo “The Londramat”   (La lavanderia automatica) dove racconta il riciclaggio dei soldi sporchi in un modo divertente e veloce.  Maryl Streep incanta nel suo ruolo sopratutto nella scena finale, che non svelerò per spoiler, una scena che afferma sempre di più le battaglie che la Streep porta avanti da anni  attraverso il sociale per un mondo migliore. Con lei nel cast Gary Oldman e Antonio Banderas. Il sud si conferma fucina di talenti e presenta ben tre opere alla Mostra di quest’anno. Si parte con il “Sindaco del rione sanità”, del regista Mario Martone che adatta in chiave moderna l’opera del grande Eduardo, nel cast figurano Francesco Di Leva e Massimiliano Gallo. Il regista – documentarista casertano Pietro Marcello che si era ben contraddistinto con le sue opere nel passato, approda a Venezia dopo il successo di “Bella e Perduta”, diretto, scritto e sceneggiato con un altro autorevole esponente della scuola napoletana del cinema; lo sceneggiatore Marcello Braucci. Insieme hanno presentato “Martin Eden” il riadattamento di uno dei più riusciti romanzi di Jack London, trasportando dalla California (dove è ambientato il romanzo) il protagonista, attore eclettico e punto di riferimento del cinema italiano il premio David di Donatello Luca Marinelli in una napoli degli anni 50, dove tra immagini di repertorio e canzoni pop melodiche il messaggio è ben chiaro: “La cultura per emancipare le persone”, cosi come dichiarato in conferenza stampa dallo stesso Marinelli. Nonostante  l’opinione  del pubblico e della critica un po controversia sull’eccesso dell’uso archivistico il film piace ed ha raccolto ben 9 minuti di standing ovation alla sua prima in sala. A chiudere questo trio “Borbonico” (se mi fate passare questo termine), ma anche la serie delle proiezioni per il concorso ufficiale c’è Franco Maresco. A 25 anni dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, Franco Maresco  racconta attraverso l’aiuto della fotografa di guerre di mafia l’ottantenne Letizia Battaglia, (considerata una delle undici donne che hanno segnato il nostro tempo) in un suo stile originale le disavventure dei neomelodici per organizzare un concerto a favore di Falcone e Borsellino. “La mafia non è più quella di una volta”, titolo del film ma anche frase chiave per capirne l’opera che Maresco ha scelto per presentare uno dei suoi film da regista “singolo” dopo un connubio ventennale con Daniele Ciprì. A raccontare la difficoltà dell’inserimento delle donne in Arabia Saudita, nella società civile ci ha pensato la regista Haifaa Al Mansour, che con “The perfect candidate” mette in luce la difficoltà di una comunità locale di accettare la prima candidata donna in un ruolo chiave. Ben accolto il film dal pubblico e dalla critica. Ritorna al lido dopo cinque anni con “Om det Oandliga” (SULL’INFINITO) Roy Andersson che aveva vinto il Leone d’oro con il suo “Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza”, ripercorre (come nel suo stile) una riflessione sulla vita umana in tutta la sua bellezza, crudeltà, splendore e banalità. Deludente un po per tutti l’opera del regista francese Olivier Assayas: “Wasp network” che non  convince, la vera star del film è stata la sua protagonista Penelope Cruz che con la sua raggiante bellezza in abito bianco ha incantato il tappeto rosso alla prima del film. Purtroppo per tempi di permanenza non ho potuto vedere tutti i film in concorso, ben 20 lungometraggi, poiché impegnato alla visione di altre opere che mi interessavano per la prossima edizione dell’Ischia Film Festival. Mentre vado via dal lido, la folla (sopratutto giovanile) impazza per la prima della “infuenzer” Chiara Ferragni con il suo “Unposted”, che documenta un fenomeno sociale. Ho raccolto buone impressioni sul festival di Ischia dagli addetti ai lavori incontrati all’Hotel Excelsior, (sede degli incontri Industry del Festival di Venezia) che oltre alla  gratificazione personale mi invogliano sempre di più a proseguire il cammino intrapreso in questa meravigliosa esperienza che è l’Ischia Film Festival.   Ed è stato propio questo uno dei motivi principali della mia presenza (e del gruppo di lavoro dei selezionatori dell’IFF) a Venezia; identificare quelle opere che maggiormente raccontano attraverso l’audiovisivo la diversificazione culturale l’identità del territorio. Identità che ho trovato in alcune opere presentate nelle sezioni “Giornate degli autori” e “orizzonti”, oltre ad alcune nel concorso ufficiale chiaramente,  che auspico di portare ad Ischia per la prossima edizione del festival. C’è ancora un lungo cammino da fare tra diversi festival e vari appuntamenti a cui devo partecipare prima di redigere la programmazione della diciottesima edizione del festival, ma lo faccio con la stessa passione di sempre tenendo ben in mente una frase del grande regista Wim Wenders : ““Good film are a pleasure to see. Great film change how we see”. (I buoni film sono un piacere da vedere. I grandi film cambiano il nostro modo di vedere).

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