Il quadro emerso non dà alcuna stabilità al Paese. Il blocco di sinistra, anche se unito non riesce a superare la soglia dei 176 seggi necessari per ottenere la maggioranza assoluta. Soglia lontana pure per il centrodestra, ed anche un’improbabile alleanza con Vox non servirebbe a nulla.
Il quadro che emerge è di profonda incertezza, l’ennesima beffa rispetto ai motivi che hanno portato oggi milioni di spagnoli alle urne. Si tratta della quarta elezione in quattro anni.
Il voto di aprile non aveva regalato al Paese una solida maggioranza, e i socialisti del Psoe dopo avere ricercato inutilmente un’intesa con Podemos avevano finito per gettare la spugna ed indire nuove elezioni.
Sul voto pesavano due incognite: le proteste degli indipendentisti catalani, a seguito della condanna emessa da un Tribunale spagnolo nei confronti di alcuni leader della Catalogna, e l’avanzata della destra estrema.
Nelle ultime settimane il leader del Psoe Sanchez aveva lanciato numerosi appelli al popolo progressista a non disertare le urne per arginare l’avanzata dell’estrema destra. Avanzata che in effetti c’è stata, basta leggere il risultato di Vox, il movimento di Santiago Abascal nato da una costola ultraconservatrice del Partito Popolare che in soli sei mesi ha quasi raddoppiato le preferenze.
Lo scenario che si apre appare piuttosto nebuloso. Sanchez, per potere governare, dovrà incassare intese non solo con Podemos, ma anche con la lista Mas Pais, nata dalla scissione di uno dei leader di Podemos Iñigo Errejón. E poi risulterà fondamentale stringere un’alleanza con gli indipendentisti catalani. Una strada non facile e in salita che rischia di minare, ancora una volta, la stabilità politica della Spagna.
(ITALPRESS).