Gaetano Di Meglio | Passano i giorni e mentre la notizia di nuovi casi positivi al coronavirus non sono più notizia avendo superato, abbondantemente, i mille in Italia e mentre i “numerini” nella caselle delle altre nazioni europee iniziano a crescere, proviamo a tornare sulla nostra isola. Un’isola messa ko dalla incapacità dei sindaci, dalla corsa al “like” di qualche new media che insegue il potere sia per gli appalti dei servizi extra sia per avere qualche notizia e dalla paura che ha toccato una donna di Barano.
Ischia ha disperso il suo potenziale in un frangente. Meno di 24 ore per distruggere quello che di buono c’è. Meno di 24 ore per infangare il brand di una località che, fino ad oggi, splendeva solo per le sue bellezze naturali.
Nell’era dei social, nel 2020, quando da anni assistiamo a fenomeni ben chiari, quando il mondo nel quale viviamo e la politica nazionale si barcamena tra discorsi che dovrebbero essere superati, noi volevamo spacciare un sentimento chiaramente razzista per un sentimento di difesa e prevenzione. Folli e stolti.
Riflettere su quello che è successo tra sabato 22 e domenica 23 febbraio ci porta a considerare, ancora di più, quanto siano inadatti i nostri primi cittadini.
Nel 2020, quando da mesi il dibattito nazionale è fermo sul parole come razzismo, fascismo, destre, sinistre, accoglienza, immigrazione, blocchi navali, frontiere aperte e porti chiusi noi firmiamo un’ordinanza che applica il divieto di sbarco ai residenti di Lombardia e Veneto. Piccoli Salvini crescono. Sì, non c’è altra chiave di lettura che può aiutare nella narrazione esatta di quello che è successo.
Lo abbiamo già scritto più volte, l’errore di cui i sindaci non si capacitano e rispetto al quale continuano a credere di aver ragione (ho letto un’interista del sindaco di Ischia dalla quale viene fuori la “solita arroganza”), è stata proprio l’ordinanza.
Il fondamento della follia collettiva e mediatica che ci ha avvolti in questi giorni è proprio l’ordinanza dei sindaci. L’atto da tutti ritenuto razzista e che, per fortuna, il Prefetto ha annullato in men che non si dica.
Immaginiamo, però, per un attimo se il Prefetto non avesse annullato quell’atto: ci troveremmo in un lazzaretto. Saremmo stati quelli che avrebbero dato la stura alla divisione dell’Italia. Avremmo armato milioni di italiani a discriminare tutti i cittadini della Lombardia e del Veneto. Avremmo detto a tanti altri comuni di chiudere le loro frontiere e di tenere fuori altri cittadini della nostra nazione. Malati e non. E se non erano lombardi e veneti, poi, avremmo avuto campani contro laziali o umbri contro siciliani. Il tutto avviato dalla lucida incapacità dei nostri cinque sindaci.
Domenica mattina si sono preoccupati di riunirsi di nascosto e si raccomandavano di non farmi arrivare notizie a quanti li ascoltavano. La loro preoccupazione era non dirlo a chi li aveva chiamati “scemo e più scemo” la sera prima e a chi, la mattina stessa, aveva già bacchettato e contestato il loro agire.
Riuniti al comune di Ischia. Non c’era dubbio alcuno che la peggiore ordinanza della storia venisse sottoscritta negli uffici dove Enzo e Paolo Ferrandino si sentono a casa.
Ma torniamo, per un attimo, a Teresa. Teresa, forse, è anche innocente.
Siamo onesti: se alcuni locali non avessero iniziato la loro caccia al lombardo e non avessero provato a fare i gradassi con i post facebook, beh, forse Teresa non avrebbe avuto né la paura spinta di correre al porto né la forza e la convinzione di stare dalla parte giusta. Se cattivi sindaci non avessero armato Teresa con la loro improvvida azione oggi ci troveremmo solo con un video poco educato e di una mamma in crisi.
Ma non è così.
Domenica mattina, infatti, oltre alla cronaca locale, Ischia non era nell’agenda di nessuno. Il nostro solito stupido inverno come tanti altri. Qualche demolizione che non richiama nessuno, i soliti problemi di sempre, il traffico, la depurazione, le tasse, le saracinesche abbassate di molti locali quando sono sfitti e i direttori di banca che ricordano al telefono di coprire lo scoperto.
Solite storie senza grandi problemi di un’isola che era intenta ad organizzare la prossima stagione estiva.
Eppure, domenica 23 febbraio, mentre l’Italia si interrogava sull’esplosione dei contagiati, mentre il premier Giuseppe Conte riempiva le agenzie e le tv con le sue “notizie” sul virus, i nostri sindaci hanno colto la palla la balzo per aggiungere due take ANSA.
DOMENICA 23 FEBBRAIO 2020 15.17.11
++ Coronavirus: Ischia, stop a turisti lombardi e veneti ++
Seguito da
DOMENICA 23 FEBBRAIO 2020 15.41.25
Coronavirus: Ischia, stop a turisti lombardi e veneti (2)
Seguito da
DOMENICA 23 FEBBRAIO 2020 20.33.33
Coronavirus: prefetto Napoli annulla ordinanza sindaci Ischia
Sono i primi 2 take che assolvono Teresa Baldino. Due take diffusi intorno alle 15.00 di domenica 23 febbraio che hanno riempito le redazioni dei giornali, delle trasmissioni televisive, delle radio italiane.
La notizia nella notizia. La notizia del razzismo all’italiana. Italiani contro italiani. Sindaci contro il governo. Sindaci di una piccola isola della Campania contro i governatori delle regioni Lombardia e Veneto.
Poi arrivano le 20.33.33. Si smontano le pagine dei giornali. Si smontano i servizi tv. Si evita lo sprofondo. Si evita il massacro. A “Bob Lee Swagger” arriva l’ordine di non premere il grilletto. E ci salviamo.
Perché, diciamocelo, se il Prefetto non avesse annullato quella folle ordinanza ci saremmo trovati nel girone dei razzisti h24. Tutte le telecamere sarebbero arrivate sulla nostra isola. Un’altra volta. E avremmo riempito la nazione di ragionamenti “è paura”, “precauzione”, “se ne devono andare”, “perché non se ne stanno a casa loro”, “non abbiamo bisogno di loro”, “abbiamo un ospedale non pronto” e chi più ne ha, più ne metta.
Tutto questo, per fortuna, ce lo siamo evitati.
Ma non ci siamo evitati il video di Teresa. Un video sostenuto proprio dall’ordinanza. Se le redazioni dei giornali, delle tv e di tutto il mondo dell’informazione non avesse letto e lavorato i take ANSA delle 15.00, beh, il valore di quel video sarebbe stato zero. Una donna che grida sul porto. Una semplice donna impaurita. Una esagitata.
Non è un partita a “trova il responsabile”, ma il racconto e la valutazione degli eventi, della storia e della realtà che abbiamo vissuto.
Eee stata una donna coraggiosa.No forse come nel titolo del giornale e differente ave Teresa sei grandeee
Brava Teresa niente forse sei stata grande