venerdì, Novembre 29, 2024

Coronavirus. “Cara Ischia mia e cari isolani” la lettera della Prof. Sandra Malatesta

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Sandra Malatesta | Da ieri sera io non faccio che pensare a quanto sarà duro da oggi in poi per tutti noi andare avanti facendo, magari, finta di niente, non facendoci prendere dal panico, continuando a vivere come sempre.

Questa isola meravigliosa dove il mare crea una barriera dolce come le braccia di una madre che vuole proteggere suo figlio, è, allo stesso tempo, dipendente dalla cosiddetta terraferma.

Quanti ricordi mi sono tornati in mente… io che sono quasi vecchia, nata e cresciuta sulla spiaggia di Via De Rivaz, giocando felice con niente per ore, ho pensato a quando in inverno mamma mi mandava a comprare il prosciutto cotto da “Rusenell a coperativ” a via Venanzio Marone.

Io le chiedevo “Ha detto mamma mi dai quel prosciutto cotto di sempre?” e lei mortificata diceva “No quello lo abbiamo in estate quando vengono a villeggiare i signori”. Non so perché questa frase mi viene spesso in mente. Passando il tempo tutto è andato cambiando, arrivava sempre più roba, aprivano negozi di abbigliamento come Lambitelli e Scaglione (per citare quelli vicino casa mia).

Si trovavano stoffe belle per far cucire abiti alla moda dalle brave sarte, si lavorava la lana che costava poco, si esportavano i cestini di raffia, i negozi avevano sempre il prosciutto buono e il pane si pesava.

Ricordo la famosa IONTA per arrivare a un chilo di pane che Enrico Corbino mi dava sempre e che non arrivava mai a casa. Mi piaceva troppo mangiarla via via.

Così sono passati gli anni. Sempre meno si andava a Napoli per gli acquisti. Qui i negozi c’erano e i supermercati aumentavano. Il turismo non si limitava più alle case affittate dalle sensali, ma i primi alberghi allargavano il campo e i mesi di luglio e agosto erano brulicanti di villeggianti.

Tutto questo ci ha portati a una vita migliore ma io ripenso a quando, con le cinque lire di nonna, compravo le castagne peste e andavo alla spiaggia felice di mangiarle con le mie amiche, o a quando giocavamo sotto lo sguardo dei nostri anziani che non ci perdevano di vista e tutti noi bambini eravamo di tutti.

Loro ci minacciavano “comportatevi bene altrimenti lo diremo ai vostri genitori e noi ascoltavamo anche perché i nostri genitori accettavano che ci seguissero. Così, ieri sera, le prime notizie di paura di scuole chiuse, di primi interventi, mi hanno fatta fermare seduta ad ascoltare senza pensare, solo ascoltare.

Ho voluto subito scrivere a tutti quelli che abitano su questa isola con mare e collina con sole e vino per dire che noi siamo forti. Si forti! Lo siamo perché il mare ha avuto una doppia funzione come diceva De André, quella di farci sognare quando siamo sulla nostra isola e quella di riportarci alla realtà non appena ci stiamo imbarcando per allontanarci da lei.

Questa realtà di oggi noi dobbiamo guardarla in faccia come si fa con la paura e io che da sempre sono ansiosa, so che quando fuggo le mie paure, loro mi corrono dietro. Ma se mi fermo e mi faccio prendere guardandole, vinco io.

Vorrei tanto che tutto questo passasse presto e ci trovasse uniti e pronti a condividere ogni cosa, dando ancora una volta prova che chi nasce o vive su un’isola sa, che spesso, non potrà partire per il cattivo tempo, che spesso non arriveranno viveri, che se si sta male si deve sperare di arrivare in tempo, ma sa anche che tutto questo tempra e rende speciali. Come lo sono stati i nostri genitori e i nostri nonni. Si, voglio pensare cosi! E spero di fare da specchio per tanti

Sandra Malatesta

8 COMMENTS

  1. Anche io ho dei bellissimi ricordi Di quando la vita era semplice.anche se venivo giu’ da Buonopane a visit are i miei zii,alla spiaggia Di San Pietro.
    Ricordo quando Mia zia diceva a mio cugino Pietro,piu’grande Di me di dieci anni,va a pesca’nu purpietell.Mio cugino conosceva tutti I posti dove trovare lo subito per un piatto di pasta con u purptiell.
    Pasquale

  2. Buongiorno signora Sandra che belle parole quanti bei ricordi ma mi presento io vengo o meglio sono nato a Trani (bt) ma purtroppo sono venuto a Milano nel 56 avevo 6 anni eppure o anch’io dei bei ricordi del mio paese e sono molto orgoglioso di essere nato a Trani ma sono emigrato insieme alla mia famiglia non certo perché ai miei genitori facesse piacere staccarsi dalla terra dei nostri padri . comunque io come tantissimi emigrati siamo grati aMilano e a tante città del nord e mi creda mi a ferito tantissimo sentire quella signora di Ischia parlare in quel modo alle persone che erano venute in vacanza . proprio perché sono anch’io meridionale le dico che lei e tutti quelli che sono riusciti a rimanere nella loro terra dovrebbero avere il coraggio di chiedere scusa x quelle parole a nome di milioni di ITALIANI meridionali che vivono al nord spero che in questo triste momento che viviamo ci sia da parte di tutti l’amore x la nostra patria

  3. Ciao Sandra,
    Ti scrivo da Milano. In queste ore la Lombardia da giallorossa é divenuta completamente rossa. Molti non hanno ancora compreso la gravità della situazione ed per ciò alcune realtà stanno degenerando. È mia sensazione che i posìtivi al virus aumenteranno in maniera esponenziale mandando in tal odo in tilt le strutture sanitarie lombarde e non solo. per quanto precede riesco a comprendere pienamente. il vostro stato di ansia.In quanto poi ex residente, ma non ex ischitano, sono ancora più addolorato di voi. Abbiate coscia, però, che prima o poi dovrete affrontare il problema.
    “Esodato” circa 45 anni or sono da Ischia, per lavoro, vi ho fatto ritorno regolarmente per brevi periodi a trovare i miei genitori. Morti loro ho diramato le mie visite anche perché la natura del mio lavoro mi ha provato in tutta Italia ed anche all’ estero. Ex ragioniere sfornato dal “Mattei” Di Casamicciola mi ricordo di te che frequentavi il geometra.
    All’ epoca ci conoscevamo tutti, anche con quelli delle cosiddette classi privegiatedel classico. In genere ci si incontrava di inverno dinanzi al Calise e chi aveva la fortuna di alcune sigarette in più o soldi per il cinema le metteva a disposizione degli amici e/o conoscenti. In estate ci si arrangiava a fare diversi lavori per 10 12 ore al giorno per poter sopravvivere benino in inverno. Eranoo altri tempi ma ci hanno forgiato bene ed in tal senso ne siamo consapevoli. Oggi, nonostante l’età avanzata siamo tuttora le locomotive trainanti di quelli più giovani e ne sono lieto.
    In fini, sono anni che non vengo ad Ischia poiché siccome in dialisi, sono soggetto ai posti letto nelle strutture preposte. I medici della Dialisi di Ischia mi hanno ribadito più volte che lì sono ammessi solo residenti storici.

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