mercoledì, Dicembre 25, 2024

Il forum. E’ giusto rendere pubblica l’identità delle persone infette?…

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Le risposte alle domande di Riccardo Sepe Visconti: Bruno Molinaro: “Non è giusto e contrario ai principi di proporzione e ragionevolezza rendere pubblici i nomi dei contagiati". Michele Calise: “Solo le autorità sanitarie possono e devono utilizzare dati così delicati e riservati”

Riccardo Sepe Visconti | Ho inviato agli avvocati Bruno Molinaro e Michele Calise un breve elenco di domande per ottenere il loro parere. Ho sentito questa esigenza per provare a fare un po’ di chiarezza in merito agli episodi registrati ad Ischia (ma anche in molti altri comuni d’Italia) che hanno spinto alcuni cittadini esasperati e preoccupati dal rischio di contagio (per sé stessi e/o per i loro cari) a rendere pubblici i dati sensibili sull’identità di concittadini colpiti dal Coronavirus. Sono partito dalla constatazione (banale, se volete) che per le persone insolventi e le aziende insolventi, al fine di tutelare i creditori, viene sistematicamente reso pubblico l’elenco dei fallimenti e dei protesti… Quindi mi sono domandato se, piuttosto che lasciare proliferare questo “far west di giustizia fai da te” (che ricorda le liste di proscrizione di Mario e Silla ai tempi dell’antica Roma…) non sia il caso che il Ministro della Salute prenda in considerazione l’idea di istituire un Albo Pubblico Sanitario che aiuti a predisporre misure di profilassi.
Si parte dall’idea che in tempi di crisi emergenziale il Governo può adottare misure straordinarie, riducendo alcune libertà espressamente tutelate dalla Costituzione in funzione di un interesse collettivo (in questo caso la tutela della salute pubblica minacciata da un’epidemia diffusa su tutto il territorio nazionale). Ora se il Governo riduce la libertà di movimento (confinandoci necessariamente agli “arresti domiciliari”) com’è possibile intestardirsi nella difesa di un diritto che – come quello alla privacy – appare di grado inferiore rispetto alla libertà di movimento?
Sulla base di queste premesse ecco le domande: – è giusto rendere pubblica l’identità delle persone infettate? – In che modo possiamo proteggere coloro che avendo avuto contatti con gli infetti non hanno consapevolezza della gravità e del pericolo? – Se lo Stato (vista la drammatica emergenza sanitaria) va in deroga al principio costituzionale di libertà di movimento come può, nel contempo, essere affermata la tutela della privacy (che, a mio avviso, appare un principio da tutrlare di “ordine inferiore” rispetto a quello della libertà personale)? – E per ultimo, se nell’autocertificazione, imposta ai cittadini, viene chiesto espressamente di dichiarare di non essere affetti dal virus… non si dovrebbe, nel contempo, fornire i doverosi strumenti di conoscenza affinché ciascuno, nel fare questa autodichiarazione, si accerti di non aver frequentato persone infette?

Bruno Molinaro: “Non è giusto e contrario ai principi di proporzione e ragionevolezza rendere pubblici i nomi dei contagiati”
Caro Riccardo, il garante si è già espresso per la necessità di un doveroso bilanciamento tra esigenze di protezione del “diritto alla salute” garantito dall’art. 32 della Costituzione e il diritto alla riservatezza che, come da te sottolineato, in questo particolare momento storico, è sicuramente recessivo pur essendo anch’esso saldamente ancorato alla nostra Costituzione quale diritto fondamentale riconducibile al novero dei diritti della personalità. La privacy, anche nel nostro caso, può essere limitata ma con le necessarie cautele e nei limiti dello stretto indispensabile.
L’esigenza è sempre la stessa: Garantire salute e riservatezza, preferendo anche la prima alla seconda ma senza esagerare con la scusa dell’emergenza epidemiologica.
Sicuramente non è giusto e contrario anche ai principi di proporzione e ragionevolezza rendere pubblici i nomi dei contagiati. Non vi è un reale interesse pubblico o, se si vuole, la tutela di tale interesse, se ritenuto sussistente, deve essere appannaggio delle sole autorità, in particolare di quelle sanitarie. Nessuna autocertificazione, poi, potrà garantire in assoluto tutti i valori in gioco. È il senso di responsabilità di ciascuno a dover fare la differenza. Quel che è certo è che gli operatori sanitari e la protezione civile sono i primi attori, sui quali incombe anche l’obbligo di trattamento dei dati personali con tutte le cautele possibili. La caccia agli untori è un retaggio del passato ma potrebbe essere anche oggi alimentata dall’ignoranza, con conseguenze inimmaginabili.
«L’ignoranza in fisica può produrre degl’inconvenienti, ma non delle iniquità; e una cattiva istituzione non s’applica da sè» (Alessandro Manzoni, Introduzione della Storia della colonna infame)

Michele Calise: “Solo le autorità sanitarie possono e devono utilizzare dati così delicati e riservati”
In questa straordinaria fase storica il diritto ha senz’altro perso il lume, lasciando spazio all’istinto (di sopravvivenza). Questo vuoto non è una garanzia per i cittadini, ma le misure adottate d’urgenza comportano sacrifici inevitabili. Prova ne sia l’Ordinanza del Presidente della Regione Campania che vieta anche passeggiate in solitaria e jogging, proprio ieri vagliata dal Tar, che ha riconosciuto la prevalenza alle misure approntate per la tutela della salute pubblica nella valutazione dei contrapposti interessi” vista la situazione emergenziale” I provvedimenti di drastica limitazione delle libertà individuali rispondono tutti all’esigenza di tutela della salute pubblica e sono, per tanto, costituzionalmente legittimi ( Art. 32 Cost.: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti). Nel panorama delle limitazioni, che va dal divieto di lasciare la propria dimora, se non per comprovate esigenze di sopravvivenza (approvvigionamento, salute, lavoro), alla chiusura della quasi totalità delle attività ed esercizi commerciali, non c’è – o non c’è ancora dovremmo dire – la limitazione del diritto alla privacy. Il diritto alla tutela della riservatezza di notizie inerenti le condizioni personali, in particolare le condizioni di salute, gode di alte fonti di tutela (Convenzione europea dei diritti dell’uomo, Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea), non deve e non può essere violato in nome di un’asserita incolumità pubblica. Solo le autorità sanitarie possono e devono utilizzare dati così delicati e riservati per mettere in campo forme di tutela della salute, ma senza mai divulgare le predette informazioni, perché non può delegarsi il privato cittadino alla tutela di un diritto primario come quello della salute, la cui salvaguardia è affidata ad organi competenti e qualificati. La caccia all’untore di manzoniana memoria, con la circolazione incontrollata di dati riservati (addirittura l’intera scheda anagrafica di un nucleo familiare) rappresenta una grave violazione di legge e, come tale, va sanzionata. Non ci si tutela da nessun contagio in questo modo, ma si contribuisce a demonizzare un individuo, reo soltanto d’essersi ammalato e, per questo motivo, già molto fragile. Il protocollo sanitario prevede la ricostruzione dei possibili contatti avvenuti col soggetto ammalato e tale attività deve avvenire nel rispetto della riservatezza del paziente. In merito all’autocertificazione richiesta per giustificare i movimenti individuali – da ultimo arricchita con la dichiarazione “di non essere sottoposto alla misura della quarantena e di non essere risultato positivo al virus COVID-19 di cui all’articolo 1, comma 1, lettera c), del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’ 8 marzo 2020”, non può tralasciarsi di considerare che sta destando forti perplessità e malumori nella cittadinanza, per l’impossibilità di affermare con certezza di non essere positivi al virus. Tuttavia, la dicitura “non essere risultato positivo al virus” pone al riparo da cattive interpretazioni e può lasciare tranquilli tutti coloro si accingono ad effettuare la predetta dichiarazione.
E’, infatti, evidente che questa ultima dichiarazione mira reprimere esclusivamente la falsa dichiarazione di chi è consapevole di essere positivo al virus Covid – 19 a seguito d’idoneo tampone, e non chiunque sia venuto potenzialmente a contatto con soggetti positivi al virus.
Se, successivamente alla dichiarazione innanzi indicata, si scopre di essere positivi non si potrà certo essere sanzionati.
Anche la dichiarazione relativa alla sottoposizione alla misura della “quarantena” è relativa solamente a chi vi è sottoposto obbligatoriamente (perchè ad esempio è di rientro da zone del paese ad alto contagio) dall’autorità e non per chi pratichi volontariamente tale attività a scopo cautelativo.

8 COMMENTS

  1. Come sempre, per abitudine e in parte per mancanza di risorse intellettuali, si discute di cose secondarie e non del problema e del fatto che un’isola ricchissima come Ischia e meta da sempre di turisti provenienti dal mondo intero non abbia mezzi sanitari adeguati a disposizione non solo per far fronte ad un’epidemia ma anche per offrire una comune assistenza degna di tanta fama!

  2. Buona sera invece questa non e per niente Un discorso secondario ed e brutto che voi persone della bella vita isolana dite che i dibattiti scambi di vedute voi li giudichiate MANCANZE DI RISORSE INTELLETUALI. fate tutti i fenomeni di sapere tutto voi e nel momento delle elezioni siete tutte persone disponibili col prossimo e che se andate voi al potere potete risolvere quello che l’altro non a fatto ma invece non e cosi perche voi in mente non avete nient’ altro che il successo la fama di potere di soldi il vostro ego ma nessuno a mai voluto il bene della nostra isola. L’avete rovinata siete stati capaci di distruggere una delle piu belle isole del mondo piena.di ricchezza e voi vi permettete di dire che noi siamo persone poco intellettuali ? L’unico problema dell’isolano e che siamo persone buone e viviamo sempre con la speranza che un giorno.potra’ essere migliore e risollevare la nostra terra ma purtroppo non succedera’ mai perche’ finche’ ci sarete voi con la vostra testa a governare sara’ sempre tutto cosi e infatti tutti i giovani isolani stanno andando via per farsi valere in altri posti. SCUSATE DOPO QUESTO SFOGO SU QUESTA PRESUZIONE DI INTELIGENZA VERSO NOI PERSONE NORMALI vorrei dire che sono convinto che bisognerebbe dire il nome delle persone contagiate in questo momento sarebbe un aiuto per tutti noi popolo isolano a poter sapere con chi sono stato a contatto in modo che inconsapevolmente non continuiamo a far girare il virus. Mica la persona contagiata puo ricordarsi con chi a passato le giornate intere per una.settimana indietro dove e stato a.chi a visto spesa benzina faccende non siamo ipocreti in questo momento inportante e diamo una mano per far si che si ritorni alla normalita’ il prima possibile senno moriremo tutti di fame perche la.verita e che il 70/80 % dell isolano e uno stagionale e se la stagione non parte voglio vedere come la mettiamo chi sta in affitto chi a mutui famiglie da mandare avanti ecc. Pensiamo.di sopravvivere con le 600 euro dello stato ?!

  3. Come è stato giustamente evidenziato “È il senso di responsabilità di ciascuno a dover fare la differenza”.
    In tempi tanto particolari tuttavia si potrebbe cercare però un giusto compromesso.
    Ad esempio rendere obbligatorio, per il personale sanitario che si trova per primo, in contatto con il contagiato covid, di richiedere una sorta di autorizzazione a rendere nota la propria identità, chiarendogli il valore di tale libera scelta, evidentemente ai soli fini esclusivi di prevenzione della diffusione del virus.
    Dare la possibilità alle persone che sono venute a contatto con il malato, di potersi difendere e prevenire a loro volta il contagio, dovrebbe essere un diritto civile.
    Come in altre circostanze, tali dati dovrebbero essere utilizzati esclusivamente per le finalità sanitarie in oggetto, e venire poi distrutte dopo il tempo ritenuto necessario…

  4. Penso sia corretto da un punto di vista normativo non comunicare i dati personali degli infetti alla cittadinanza ma ancora una volta la teoria resta a grande distanza dalla pratica. Mi rendo conto che il diritto, purtroppo, non è solo una vantaggio per i paesi occidentali ma anche un grande limite. Divulgare i nomi degli infetti sicuramente può determinare una lesione di diritti ma certamente può essere anche utile ad individuare le persone che sono state a contatto con i contagiati che, in tal modo, potranno adottare le misure più adeguate ad evitare la diffusione del contagio, ivi comprese l’isolamento volontario e la richiesta di tamponi o accertamenti medici più approfonditi. La verità è che in casi come questo dovremmo svestire i panni dell’avvocato, del giurista o del politico e vestirci di umanità e coscienza. Ciò che va evitata è la demonizzazione di queste persone e qui lo Stato dovrebbe intervenire in modo adeguato. Penso che da questo articolo risulti chiaro come i professionisti intervistati siano inadeguati e incapaci di dividere il loro lavoro da quelli che sono i problemi reali che vive la popolazione e tale incapacità se da un lato li rende dei buoni professionisti, dall’altro costituisce certamente un pericolo per la società.

  5. Concordo pienamente con il Sig.Luigi, l’accademia in questo momento è, non solo superflua, ma può rivelarsi anche dannosa!

    • Inoltre, non riesco nemmeno a immaginare quanto lavoro “tornerà” a favore del noto Avv. penalista Molinaro grazie al decreto che ha previsto tutte quelle sanzioni a carico dei cittadini che violano le disposizione del DPCM.
      Avvocati, cosa fare in quel caso? Rinuncerete a difendere i rei o farete gli arraffoni anche lì?

  6. Siamo in guerra con un super nemico,
    per sconfiggerlo potrebbe essere utilissimo conoscere le persone positive.
    Conosce il nome certo potrà essere solo utile alla comunità,
    le persone non verranno etichettate a vita, non è L’AIDS.. e non hanno fatto niente di male se sono state sfortunate a contrarre il virus..
    Si parla di privacy??!!
    Ma in che senso? Di quale privacy stiamo parlando? Di quel testo che serve per utilizzare cavilli legali o burocratici?
    Se ormai oggi (rispetto ieri) è davvero scomparsa la nostra privacy.
    Siamo sorvegliati sui conti correnti, sanno quante volte andiamo al bagno,
    ci controllano la posizione ecc..
    mah..

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