#treannifa @sonosemprele2057
Gaetano Di Meglio | Alle 20.57 di questa sera, molti di noi, chiuderanno per un attimo gli occhi e avranno i brividi lungo la schiena. Ci sarà chi vivrà, nuovamente, la paura, le emozioni, i pianti, la confusione, la paura, la rabbia, la sorpresa, la scossa.
Altri, pochi in verità, alle 20.57 di questa sera dovrebbero vergognarsi di stare ancora nel posto dove erano allora. Altri, pochi in verità, alle 20.57 di questa sera dovrebbero chiedere scusa e iniziare un lungo viaggio verso l’ignoto, così da non ritrovarsi, mai più, sulle nostre strade.
Abbiamo deciso di raccontare questo 21 agosto lasciando spazio ai ricordi. Dirci che la zona rossa è sempre più piccola e sempre più abbandonata non serve a nessuno. Ma serve a quei pochi per vergognarsi.
Dirci che sono stati risarciti aziende che non hanno avuto nessun danno e che altre, da 3 anni, hanno chiusi i battenti senza speranza di riaprile, non serve a nessuno. Ma serve a quei pochi per vergognarsi.
Dirci che la matita regionale che ha disegnato la zona rossa merita la vergogna eterna, non serve a nessuno. Solo a quei pochi per comprendere, oggi, dopo 3 anni, quanta vergogna devono provare.
Dirci che qualcuno ha pensato alla tinta dei capelli o alla scelta del guardaroba per fare la pernacchia sulle macerie, davvero, non serve a nessuno. Ma oggi, dopo 3 anni, una buona quantità di vergogna l’avrebbero dovuta accumulare. Ma c’è chi ha cambiato il valore delle cose e, allora, i fischi diventano applausi.
Dirci che 100 metri di strada sono ancora off limits con i milioni di euro spesi in tubi, messe in sicurezze, somme urgenze, affidamenti e altre amenità, non serve a nessuno. Ma è importante ricordarlo a quei pochi. Mettiamo a fuoco la vergogna che devono provare.
Dirci, ancora, che sono trascorsi 3 anni e che nulla è stato fatto è solo la verità. Siamo stati la solita italietta, quella dei governicchi nazionali e, soprattutto, quella della politichina locale che ha dimostrato, ancora una volta, la sua totale inettitudine.
Ci hanno fatto quello che volevano. Ci hanno discriminato rispetto ad ogni altra emergenza: Livorno, Centro Italia, Messina e tutte quelle che si sono verificate. Da Genova in poi. Ci hanno scritto un decreto schifezza, ci hanno presi in giro con le loro passerelle, le loro “qualcosa”, i loro incontri con Schilardi, con Grimaldi, con Crimi, con Tizio e con Caio. Ci sono mancati solo Topolino e Pippo e poi, tutti, hanno avuto il loro attimo di visibilità sulle macerie di Casamicciola.
Macerie che, diciamocelo, se avessimo usato il nostro metodo, sarebbero sparite in mezza giornata. Tutto nelle cave e negli alvei, e avremmo ripreso a vivere come se niente fosse mai successo.
Abbiamo sceneggiato sull’articolo 25, sull’articolo 34 e abbiamo i dati i numeri. Così, mentre noi giocavamo al piccolo “banco lotto” hanno fatto quello che volevano della nostra Emergenza e si sono mangiati anche i soldi della ricostruzione. Ma tutto questo non è interessato a nessuno di quei pochi che, questa sera, alla 20.57 dovrebbero provare “eterna vergogna” per dirla con un di loro.
Ma, questa sera, alle 20.57, sarà il tempo in cui verrà fuori la verità più forte: siamo tutti colpevoli, come cittadini, di non aver gridato abbastanza per questa terra.
Le ferite di Casamicciola, Lacco Ameno e Forio sono ben altre rispetto a quelle che si vedono ancora. Non sono i tubi innocenti, non sono i morti di dopo, non sono gli sprechi, non sono le ruberie, non sono le sceneggiate ma la vera ferita che non abbiamo neanche provato a curare è quella del sentirsi comunità. Non ci abbiamo provato perché, forse, fa parte della nostra natura e forse, questo sarebbe stato l’esito. Però, dopo 3 anni, diciamocelo: non ci abbiamo neanche provato. E abbiamo perso.
Cari pochi, che maceria vi colga!