mercoledì, Novembre 27, 2024

«…Lina, a’ sort a’ gross»

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Giorgio Luigi Balestrieri | Il 21 agosto è e rimane una data vincolante per chi scrive e per la sua Famiglia. Negli anni andati quelli della nostra spensierata e serena adolescenza inderogabilmente ha rappresentato una di quelle liete giornate di Ferragosto trascorse insieme ai nostri genitori e in particolare in compagnia di papà che difficilmente negli altri giorni dell’ anno poteva trascorrere tanto tempo con noi per l ‘attività esercitata (papà faceva il corriere), a cavallo di quattro feste altrettanto gioiose che a cominciare dall’ Assunta si succedevano con il compleanno di mamma, di papà per poi concludersi con la fine del mese di agosto con quella onomastica di nostra madre. Ma il 21 agosto del 2017 si è trasformato in uno spartiacque fatale soppiantando gli appaganti giorni sopra descritti con ricordi sensazioni ed emozioni che mai avrei, anzi avremmo, pensato potessero aver avuto una preponderanza nei nostri pensieri per i giorni a venire. I fatti che si sono susseguiti a partire da quei pochi minuti mancanti alle 21 della data fatidica sono noti a tutti.
Le apprensioni, la paura e la rabbia nei nostri compaesani ci hanno scortato per giorni e mesi. L’interesse dei media così roboante all’inizio ha fatto com’è giusto che sia il suo corso. Restano ancora le macerie e si fanno progetti su come far rinascere la nuova Casamicciola alta.
A me viene chiesto un flashback di quei momenti e dei tanti, belli, veramente belli, trascorsi insieme a Lina, a’ sort a’ gross, (a mia sorella più grande) come amava definirla con vezzeggiativo tutto partenopeo nostra madre. Vorrei cominciare proprio dall’ultimo, quello vissuto mezz’ora prima che si consumasse il tragico evento.
Fu l’ultima volta che la vidi, l’ultima volta che fraternamente, come spesso facevamo, per poi riderci su, ci beccammo a vicenda. Nell’uscire entrambi dalla Chiesa di San Ciro le domandai dove così trafelata doveva andare. Nel seguirla fino alla macchina mi rispose che doveva andare a preparare il rito della Parola (uno degli appuntamenti settimanali che caratterizzano il Cammino Neocatecumenale) al che, sapendo come avrebbe reagito le dissi: “A Li, ma manco il caldo di Ferragosto vi ferma?” e lei di rimando “Gigio tien semp a stessa cap, nu cagne mai”.
Forse qualche giorno la mia testa con il suo modo di pensare cambierà, ma il tuo ricordo e la tua presenza resteranno indelebili! Come i pranzi di tutte le Sante Feste trascorse rigorosamente, tutti insieme, preparati con impeccabile maestria e con instancabile e faticoso lavoro da parte tua.
O le lunghe chiacchierate dove sorseggiando il caffè, bevanda prediletta da entrambi parlavamo del più e del meno, di amenità o di cose più serie come vicende che coinvolgevano la famiglia, la malattia di papà o dei nostri figli e dei loro problemi piccoli e grandi legati alla loro età.
Momenti intensi che a volte ci facevano attestare anche su posizioni diverse ma sempre e comunque nel rispetto vicendevole delle nostre idee. Appartenenti (per nostra fortuna) ad una famiglia fortemente cattolica, anche la comune fede era per noi motivo di riflessione e di confronto. Lei a difendere sempre e comunque a spada tratta la formazione ricevuta attraverso il Cammino Neocatecumenale, con i suoi riti liturgici ed il fare enfatico nell’ annunciare la Parola, io tradizionalista difensore cocciuto della consuetudine, delle norne e degli usi che a le apparivano obsoleti per una Chiesa che deve prendere il largo.
Lo stare e fare sempre qualcosa per gli ultimi era forse il lato umano della sua personalità che spiccava di più. La cocciutaggine di voler a tutti costi adottare la bambina bielorussa che trascorreva ogni anno il Natale con noi (per questo lei era volata a Minsk se non sbaglio tre volte, io invece non so quante volte sono andato su e giù per gli scaloni della Prefettura) e lo sfortunato bambino, oggi arguto e pimpante maggiorenne, affetto da una particolare patologia abbandonato per questo sin dalla nascita in istituto, cui i medici diagnosticarono al massimo due anni di vita, ne sono la testimonianza diretta e reale. Lina era fortemente attaccata anche al natio paese di nascita. Per questo insieme ad un nutrito gruppo di amiche, tali fin da bambine, aveva fondato l’Associazione Ragazze Baranesi anni 60, votata al ricordo e alla difesa delle tradizioni ordinarie e culturali del Comune Collinare.
Di molte di esse ho qualche ricordo di quando semplicemente ed allegramente si divertivano a giocare con i comuni e semplici svaghi di una volta, nei giardinetti di Piazza san Rocco. Molto spesso Lina mi portava per mano con se facendomi accomodare sulle fresche panchine di granito bianco ed io rimanevo li a guardarle. Molti anni dopo mi confessò che lo faceva anche perche per lei era un motivo di vanto in quanto alcune amichette le dicevano che aveva per fratello il più bel bambino di Barano (peccato che col tempo e l’età si cambia e di molto anche, purtroppo).
L’Associazione, che continua a perseguire i suoi nobili scopi è stata anche motivo di attenzione da parte del Presedente Sergio Mattarella che ne conosceva esistenza e finalità. Difatti ci esternò questo suo interesse quando poco dopo l’evento sismico visito la nostra Isola e volle salutarci ed esprimerci la sua vicinanza. Onore al merito!
Vorrei e potrei scrivere tante altre cose. Le estati trascorse ai Maronti, i ricordi legati ai suoi primi anni di matrimonio e la nascita della nostra nutrita schiera di nipotini. I tanti momenti di gioia e quelli meno belli o tristi sempre affrontati con la comune umanità e la solida fede.
Se per un insolito (e ovviamente impossibile) privilegio mi fosse concessa la facoltà di domandarle qualcosa le chiederei: “Lina come stai?” sicuramente mi risponderebbe: “Gigio secondo te? Sono tra le braccia del mio Signore! In compagnia di papà, mamma don Luigi e tutti gli altri! Hai dimenticato che “né vita, né morte, né potenza né avversità mai ci separeranno dall’ Amore di Dio in Cristo Gesù nostro Signore.” Riposa in pace!

www.ildispari.it

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