Basta! Se avete paura del Covid, statevene chiusi in casa. Non uscite, non mandate i vostri figli in giro e vivete la vostra vita in quarantena” è questa l’affermazione di un cittadino, esasperato, dalla caciara mediatica e non solo circa la fobia degli assembramenti.
Una fobia che è la versione 2.0 della caccia all’untore scoppiata, e poi sopita, nei mesi di marzo e aprile. Finita quella caccia all’untore, al positivo e al caso da isolare, oggi siamo qui a trovare il colpevole dell’assembramento. Del giovane senza mascherina, della movida o della covida o, peggio ancora, del mancato controllo di questo o quell’altro. Ad Ischia, in particolare, siamo passati dalle mazzate agli addetti della biglietteria per il controllo della carta di identità all’accusa del mancato controllo della temperatura.
Una fobia, inutile, tra l’altro, che non produce nulla di serio. Un po’ come la festa per la “Coppa” del Napoli. Non c’è (quasi) nessun legame tra la parola assembramento e la parole contagio.
Fino ad oggi, infatti, contagio in serie o a catena che avrebbe dovuto coinvolgere tutti quelli assembrati in discoteca o all’esterno di un bar o di un pub qualsiasi non esiste! Eppure, però, siamo a puntare il dito sull’assembramento di turno da condannare.
Mentre a lato vi raccontiamo dell’assembramento e della polemica tra Francesco Del Deo e il rapper Clementino è giusto parlare di quest’altro assembramento. Quello sul pontile all’imbarco dell’aliscafo di ieri pomeriggio.
Perché ci indigniamo per quello di qualche ragazzino senza mascherina che scatta una foto a Clemenitno (questo sarebbe il vero reato!, ndr) e non per tutti questi “ADULTI” che, invece, si assembrano sotto gli occhi delle autorità?
Quella che leggeremo tra poco, però, ha davvero dell’assurdo. Non abbiamo casi, non ci sono stati casi legati alla movida nei mesi scorsi, nelle settimane scorse e, sia chiaro, il giovedì foriano è qualcosa che andrebbe difeso e, invece, stiamo qui a fare i “bellilli” sul covid.
Il covid è una cosa serissima e, purtroppo,tutte le istituzioni preposte alla nostra difesa hanno fallito. Ordinanze dalle 18 alle 6, mascherine obbligatorie e un altro mare di scemenze legate all’emergenza. E poi? E poi tutti in fila per prendere l’aliscafo! Ma per piacere.
Ma il discorso “assembramenti” andrebbe calato in una riflessione più seria e meno populista. Anche dai media. L’aggressione alla movida è pari a quella degli assembramenti sui mezzi di trasporto. In questa estate si sono messi in moto 20 milioni di italiani con le stesse infrastrutture e le stesse modalità di mobilità di sempre. Perché mai, avremmo dovuto avere effetti diversi? Perché mai e come, avremmo potuto pretendere di gestire gli stessi flussi (cosa che abbiamo auspicato tutti, ovvero avere gli stessi flussi, ndr) in un altro modo? Forio, Pozzuoli, di giorno o di notte. Il problema è lo stesso. Soluzioni? Beh, o restare chiusi in casa o essere meno bigotti ed evitare di andare in vacanza e lamentarsi di stare in mezzo alla folla!
La polemica tra Clementino e Francesco Del Deo.
Il sindaco: «pagliacciata ingiustificabile. La replica: “Forio de Janeiro i giovedì notte sono strapieni di ragazzi. E che forse il problema è quello e non sono io”
“Il rapper Clementino – scrive il sito internet ilnapolista.it – è finito al centro delle polemiche perché, in vacanza a Forio d’Ischia, mentre era in un locale del lungomare si è messo alla consolle e ha regalato ai fan presenti una performance musicale. E’ stato automatico l’assembramento di giovani, quasi tutti senza mascherine, tanto da provocare l’ira del sindaco, Francesco Del Deo, che ha definito il comportamento del rapper una «pagliacciata ingiustificabile». Oggi Clementino risponde al sindaco in un’intervista al Mattino.
«Credevo fosse il sindaco di Forio de Janeiro. Vedo che il sindaco si scandalizza per qualcosa che non è successo, ma non per “i giovedì di Forio”, che ormai sono un cult della movida isolana, e non solo. Una lunghissima passerella di locali, giovani e dj. Ogni locale ha il suo dj all’aperto, ce ne sono decine e richiamano centinaia, anzi migliaia di ragazzi. Sono in vacanza, non esco senza mascherina, e mi stavo bevendo una Coca Cola in uno di quei baretti. Mi hanno riconosciuto, mi hanno chiesto di fare qualcosa, ma io mi sono solo avvicinato alla console e ho preso il microfono per salutare. L’impianto dell’Area 70, questo il nome del locale, non funzionava, ho avuto problemi con il jack, poi ho detto “ciao guaglio’” per salutare e appena ho visto la calca che si era creata ho capito che dovevo andar via: “Stammo troppo ammassati ragazzi, stacchiamoci un poco”, ho provato a dire e sono andato via. Non ho rappato nulla, né avevo intenzione di farlo, non giro certo con le basi appresso mentre sono in vacanza».
«Se è ingiustificabile il mio saluto al microfono, lo è ancora di più la presenza di migliaia di persone davanti a venti locali a Forio. Mi sono appena fatto un giro sulle spiagge dell’isola, ci stava un botto di gente. Non ho visto mascherine, non ho visto distanziamento, non ho visto il sindaco che accusa me occuparsi di questo problema nella sua Forio de Janeiro. Proprio non ci sto a passare per quello che diffonde il virus – chiarisce Clementino -, che peraltro non ho e continuerò a stare attento per non prenderlo. Veniamo fuori da mesi incredibili, abbiamo visto le file dei camion con le bare, abbiamo visto l’Italia in ginocchio, abbiamo visto il mio settore in crisi, con chi sta dietro le quinte messo peggio di noi. Io sono un turista, forse un po’ più famoso, ho fatto un saluto a persone che erano già là, già incuranti delle norme dettate per proteggerci dal coronavirus. Per un attimo si sono accalcate di più? Chiedo scusa, non ci ho pensato, ma piuttosto che al dito guardiamo alla luna. A Forio de Janeiro i giovedì notte sono strapieni di ragazzi. E che forse il problema è quello e non sono io».