“…non è stato riconosciuto il lavoro dei ragazzi, non è stato riconosciuto il mio lavoro, ho trovato scarsissima protezione da parte del club. Zero assoluto. Ci sarà da parlare anche con il presidente, ma il presidente è in Cina… Non mi piace quando la gente sale sul carro, ci deve stare sia nei momenti positivi sia in quelli negativi, qui all’Inter non è stato così, mi spiace dirlo. Oggi ho visto salire sul carro tanta gente che non doveva salire, quando invece le palate di cacca le abbiamo prese io e i calciatori. Ognuno ha cercato di coltivare il proprio orticello. Io ci metto sempre la faccia davanti a tutti, ma fino a un certo punto, perché uno non è mica scemo. Il parafulmine uno lo fa il primo anno, il secondo no…”*
Che Antonio Conte non mi sia particolarmente simpatico è ben noto, ma non riconoscergli di essersi inserito tra i dieci allenatori top in circolazione in Europa (non fosse altro che per il suo mega-stipendio da un milione di euro al mese) significa voler far finta di non capire. E come se non bastasse, gli va ascritta anche la capacità di aver tirato dalla sua la stragrande maggioranza della tifoseria interista, così come a suo tempo seppe fare con quella juventina.
Infatti, dopo le dichiarazioni rilasciate il 1 agosto a fine campionato e di cui il virgolettato iniziale è parte integrante, una società che si rispetti avrebbe dovuto sollevare il proprio allenatore dall’incarico il giorno stesso, in barba a tutte le onerose penali previste dal contratto in essere. E invece, proprio come accaduto durante l’estate 2019 dopo le durissime parole di Conte verso il calciomercato nerazzurro che stentava a decollare, l’Inter ha ben pensato di sorvolare, affidando ad un incontro chiarificatore la magnanima, reciproca ed importante decisione di “proseguire insieme”, perché alla fine “è ‘u popolo ca u ‘vo” e così non si scontenta nessuno. E si risparmia!
Ma dove va a finire il calcio…
*(fonte: Gazzetta.it)