Gaetano Di Meglio | Oggi è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. L’isola di Ischia la celebra dando un calcio alla ragionevolezza, alla responsabilità e alla serietà chiudendo le scuole.
Resta una piccola luce che brilla, lì sul monte che si vede dappertutto, è Serrara Fontana dove ha vinto la buona politica, la precauzione e la visione lunga.
Questa mattina, infatti, i piccoli dell’asilo e quelli della prima elementare torneranno in classe. Torneranno in presenza e si riapproprieranno di un loro diritto.
Gli altri dell’isola? Continuano ad essere condannati alla didattica a distanza.
Un sistema, che dovrebbe essere integrato e miscelato con le altre attività scolastiche ma che non può e non deve essere la normalità.
Come vi abbiamo già detto ieri, la Regione Campania ha deciso di eliminare il blocco alla didattica in presenza con l’ordinanza numero 92.
In cui è stato che a partire da oggi, mercoledì 25 novembre, è consentito il ritorno a scuola in presenza per i servizi educativi e la scuola dell’infanzia, nonché per la prima classe delle scuole primarie. E’ consentito ai Sindaci di disporre la non apertura delle scuole in presenza in relazione alle verifiche epidemiologiche nel proprio Comune. E’ demandata ai dirigenti scolastici la verifica delle condizioni relative al personale in servizio per l’esercizio in sicurezza della didattica in presenza. Continua lo screening su base volontaria per il resto della popolazione scolastica (dalla seconda classe della primaria alla prima media).
E sulle nostre isole?
Prima che De Luca firmasse l’ordinanza numero 92, con un grosso rischio a dover riemettere le proprie ordinanza, avevano già deciso per la chiusura Procida fino al 3 dicembre, Forio e Ischia fino al 29 novembre (poi Ischia ha emesso una nuova ordinanza e il blocco è fino al 3 dicembre) e Lacco Ameno fino al 4 dicembre.
Dopo si sono aggiunti Casamicciola fino al 4 dicembre e Barano fino al 3 dicembre.
Ho letto le varie ordinanze e qui vi riassumo i “7 perché” prettamente locali che hanno portato alla chiusura.
Primo perché “L’Ospedale “Anna Rizzoli” di Lacco Ameno, unica struttura ospedaliera sull’isola, presenta innumerevoli criticità legate, tra l’altro, al numero limitato di posti letto che la struttura possiede”
Secondo perché “da notizie assunte, si registra una certa sofferenza, in tema di ricoveri da Covid19,presso l’ Ospedale “Rizzoli”, che costituisce l’unico ospedale dell’Isola, per cui è opportuno azionare ogni tentativo per alleggerire tale pressione”
Terzo perché “sono pervenute richieste di differimento dell’inizio della didattica in presenza da parte dei docenti (vuoi mettere, tanto loro hanno lo stipendio bonificato… chissenefotte dei bambini!)
Quarto perché “allo stato non vi sono comunicazioni ufficiali circa l’adesione alla citata attività di screening su base volontaria ed i relativi esiti, in ambito locale e, segnatamente, in relazione a questo Comune”
Quinto perché “sono pervenute richieste da parte di rappresentati di classe e gruppi di genitori della scuola primaria dei Circoli Didattici del Comune di Ischia, di proseguire l’attività didattica a distanza”
Sesto perché “sono pervenute dai rappresentanti di classi e da gruppi di genitori dinieghi alla partecipazione alla campagna di screening e la volontà di proseguire l’attività didattica a distanza”
Settimo perché: “tenuto conto dell’unico presidio ospedaliero dell’isola ubicato nel Comune di Lacco Ameno, struttura sanitaria che deve essere preservata nella sua attuale funzionalità senza minarne l’equilibrio dei reparti a tutela dei pazienti e della intera popolazione residente
“Sette perché” che dimostrano quanto i nostri sindaci abbiano fallito nella loro gestione, non solo della pandemia, ma anche dell’emergenza scuola.
A settembre, questi sei campioni, hanno cavalcato l’onda dei lavori per riaprire le scuole. Post, dichiarazioni e apparizione sui media leccaioli a pavoneggiarsi col diritto allo studio e gli sforzi fatti per riaprire le scuole in sicurezza.
Passano poche settimane e dopo il 24 settembre, dopo le elezioni di settembre, per i nostri sindaci il Rizzoli era un grande ospedale senza problemi. Nelle settimane dopo il 24 settembre, il rischio da contagio per i nostri sindaci non era un problema. Andava tutto bene, andava tutto a gonfie vele e il rischio contagio non esisteva.
Poi cambiano le carte in tavola, il governatore De Luca decide di sfruttare i nostri figli per un po’ di popolarità a basso prezzo e chiude le scuole. I nostri sindaci tacciono. Per loro va tutto bene.
Inizia la guerra tra De Luca e il governo e la battaglia del nostro governatore deve cambiare direzione e, allora, ecco che la presenza ritorna come in tutta Italia. Ma no sull’isola degli ignoranti. A Pithecusa ci vogliono tutti scimmie, e loro, i nostri sindaci, senza motivi veri, prendono tempo e chiudono, ancora una volta, le nostre scuole.
Il caso emblematico, però, è quello del comune di Ischia che in due giorni ha chiuso le scuole per motivi e con motivazioni del tutto diverse.
Con due ordinanze, infatti, il sindaco di Ischia si è reso protagonista di uno show imbarazzante, non solo con i cittadini ma anche con le istituzioni.
Perché? Perché signori, solo mettendo bene a fuoco il modo di amministrare le nostre vite possiamo comprendere quanto certi politici siano inadatti al ruolo che ricoprono. La diatriba non è “scuole chiuse” o “scuole aperte”, il problema è la qualità degli amministratori.
LA CONFUSIONE DEL SINDACO DI ISCHIA
Con l’ordinanza n. 157/2020 del 23 novembre 2020, Enzo Ferrandno decideva per la “sospensione delle attività educative in presenza della scuola dell’infanzia e delle prime classi della scuola primaria” fino al 29 novembre perché: “allo stato non si hanno specifiche risultanze in merito al numero di controlli effettuati e dei loro esiti da parte dell’Asl competente, sull’attività di screening, attraverso somministrazione di tamponi antigenici, su base volontaria, al personale, docente e non docente delle classi interessate, nonché agli alunni e relativi familiari conviventi come previsto dall’ordinanza sopra citata n. 90/2020 al punto 1. I e 1.2”.
Ieri, con l’ordinanza 159/2020 del 24 novembre 2020, Enzo Ferrandino ha deciso per la “sospensione delle attività educative in presenza della scuola dell’infanzia e delle prime classi della scuola primaria” fino al 3 dicembre perché: “allo stato, risultano in corso le attività di screening, attraverso somministrazione di tamponi antigenici, su base volontaria, da parte della ASL territoriale al personale docente e non docente delle classi interessate, nonché agli alunni e relativi familiari conviventi come previsto dalla richiamata Ordinanza regionale n. 90/2020 al punto 1.1 e 1.2 e che allo stato risponde a criteri di ragionevolezza e proporzionalità consentire il completamento di tali attività di screening e verificarne gli esiti in relazione al numero di utenti interessati dalla procedura.
Ma queste attività di screening sono o non sono in corso? L’ASL territoriale è all’opera per comprendere quale sia la dimensione del contagio o, invece, come denunciato dal sindaco di Ischia non fa nulla?
Una domanda legittima se consideriamo anche quanto afferma il sindaco di Barano nella sua ordinanza di chiusura: “allo stato non vi sono comunicazioni ufficiali circa l’adesione alla citata attività di screening su base volontaria ed i relativi esiti, in ambito locale e, segnatamente, in relazione a questo Comune”.
E lo stesso sindaco di Barano, nel suo comunicato ai cittadini, annuncia che “a malincuore” ha chiuso le scuole perché vuole “valutare gli effetti sull’andamento del contagio delle ultime restrizioni a livello nazionale e regionale”. Qualcuno dica al sindaco Dionigi Gaudioso che la Regione ha tolto le sue restrizioni e che il governo ragiona di “liberare” dalla DAD anche seconde e terze medie.
Ma questi sono i sindaci che a febbraio 2020 si fecero annullare la famosa ordinanza razzista che ci ha esposto al pubblico ludibrio in tutta la nazione e che, ancora oggi, ci fa pagare un conto altissimo in quanto ad appeal e interesse come destinazione turistica.