Ida Trofa | da alcuni giorni le pessime condizioni meteo marine, almeno questa è la motivazione ufficiale, impediscono il trasporto dei rifiuti solidi urbani in terraferma a causa della mancata partenza della nave traghetto dedicata che, come si sa, si tratta della nave traghetto di Traspemar “Giuseppina I“.
A tal fine i comuni sono costretti a chiedere alla cittadinanza di limitare e laddove possibile evitare il conferimento dei rifiuti in strada. E’ orami una settimana che questa storia va avanti. Il traghetto per i rifiuti non parte, resta ormeggiato nel porto di Casamicciola con tre camion a bordo: il camion dei rifiuti covid di Villa Mercede e PO Anna Rizzoli, un camion di sfratto e un camion rifiuti. Tutti e tre fermi sul ponte, mentre i camion delle varie società NU operanti sull’isola, da giorni, attendono invano in banchina, sperando in una partenza di fortuna. Ogni speranza, però, fin qui è risultata vana.
A quanto pare non sarebbe solo il meteo ad impedire le partenze, quanto, piuttosto, il pessimo stato in cui versa l’unità navale.
I ben informati parlano di un ammasso di ruggine galleggiane che da oltre un mese risulterebbe sprovvista dell’elichetta di prua. Il che renderebbe la nave ingovernabile. Una delle ultime traversate ha visto, addirittura, lo scontro in banchina a Pozzuoli proprio a causa di questo motivo, pare, con la Giulia di Medmar. Non sarebbero dunque solo le attuali condizioni meteo ad impedire le partenze, ma l’inadeguatezza (ormai cosa nota da anni!) del naviglio operante per il servizio.
Con l’arrivo del periodo di perturbazioni meteo e del brutto tempo c’è stato anche il tentativo di noleggiare un’altra nave. Per un giorno, infatti, Traspemar ha usato il “Tourist III” di Medmar, ma i costi eccessivi di noleggio e le dimensioni ridotte del mezzo hanno fatto durare il nolo solo 24 ore. Con il Tourist III per trasportare lo stesso numero di camion sono necessarie il doppio o il triplo delle corse rispetto al “Giuseppina I“. Dunque con un aggravio di spesa, intuibilmente, antieconomico, per l’armatore.
A pagare però le conseguenze di tutto questo fare imprenditoriale e di questo appalto teso solo al guadagno privato, è la comunità insulare che da una settimana, in piena emergenza COVID-19 si ritrova l’isola invasa dai rifiuti. Per quanto ancora si potrà tollerare tutto ciò?
Quanto dovremo aspettare per avere un naviglio degno? Quando avremo una nave almeno dotata di una elichetta di prua? Un motore accettabile per navigare il golfo di Napoli e non certo quello di Guascogna?
Misteri made in Ischia che, di certo, non si risolveranno mai. Intanto i rifiuti restano sull’isola e la comunità pur pagando bollette e salatissime per lo smaltimento, viene invitata a tenerselo in casa. Complimenti a chi ci amministra!