A noi italiani spesso sembrano normali certe sane abitudini tipiche della dieta mediterranea, con i suoi antichi metodi di preparazione e i suoi prodotti di eccellenza come la pizza che fa parte del Patrimonio Unesco. In realtà non si dovrebbe dare così tanto per scontato la nostra cultura del buon cibo invidiato da tutto il mondo, perché anche i più semplici ingredienti tipici del quotidiano racchiudono grandi proprietà benefiche.
Questo è il caso anche del peperoncino, che ci arriva dalle forti influenze storiche degli scambi con i Paesi del Nord Africa e del medio oriente. A riprova di questo un recente studio presentato alla conferenza annuale dell’American Heart Association, che ha mostrato come le persone che consumano peperoncino regolarmente hanno una vita mediamente più lunga e muoiono meno di tumore e problemi cardiovascolari.
Come riportato sulle pagine di SUNDT i peperoncini sono molto ricchi di vitamina C, potente antiossidante importante per la guarigione delle ferite e la funzione immunitaria. Ma anche di vitamina B6, rilevante nel metabolismo energetico, vitamina K1, essenziale per la coagulazione del sangue, potassio per le funzioni cardiache e vitamina A o beta carotene, che il corpo converte in vitamina A.
Tradizionalmente viene associato all’alimentazione di luoghi caldi, in quanto la capsaicina, che è il principale composto vegetale bioattivo nei peperoncini responsabile del loro gusto unico e pungente e di molti dei loro benefici per la salute, permette la termoregolazione corporea: per mezzo della stimolazione dei sensori della temperatura all’interno della bocca come se si fosse introdotto cibo a 55-60° centigradi, si comincia a sudare portando ad un raffreddamento interno dell’organismo.
Non si tratta affatto di un primo studio in assoluto che abbia messo in luce i riflessi positivi sulla salute dei peperoncini, soprattutto per la capacità antinfiammatoria, regolatoria del livello di glucosio disciolto nel sangue e delle proprietà Antiossidanti. Il merito di questo lavoro è stato di studiare i dati aggregati di 4729 studi precedenti che hanno riguardato un totale di circa 570.000 individui divisi tra l’Italia, gli Stati Uniti, l’Iran e la Cina.
A parere del dottor Bo Xu, cardiologo del Cleveland Clinic’s Heart, Vascular & Thoracic Institute degli Stati Uniti d’America, ossia l’autore senior dello studio di cui stiamo trattando, i risultati ottenuti mostrano che in generale fattori dietetici svolgono un ruolo molto importante per la salute generale. Tuttavia le evidenze strettamente connesse agli effetti positivi del peperoncino sono al giorno d’oggi ancora in parte bisognose di approfondimenti: “è impossibile affermare con certezza che mangiare più peperoncino possa sicuramente prolungare la vita e ridurre i decessi, soprattutto per fattori cardiovascolari o cancro”.
Restano i dati inconfutabili che fra le persone sottoposte a un monitoraggio sistematico e hanno mangiato con regolarità peperoncino c’è stata una riduzione del 26% per quanto riguarda la mortalità per gravi complicanze che interessano il sistema cardiovascolare, del 23% per la mortalità per il cancro e del 25% in meno per tutti gli altri eventi avversi che non rientrano fra le prime due categorie in esame.