Quando ero bambina molte mie amiche avevano paura del lupo e dei Carabinieri perché i genitori dicevano “Non fare la cattiva viene il lupo o viene il carabiniere”. Io, invece, avevo solo paura del buio e di cose che non sapevo fare perché per fortuna i miei genitori non mi dicevano del lupo e del Carabiniere.
Successe poi che crescendo feci amicizia con Caterina Mollica (che poi sposò il farmacista Aniello Garofalo che ricordo sempre come una brava e preparata persona). Rina, così la chiamavo io, abitava con sua zia Iole Mollica moglie del maresciallo Cristiano Rossetti, prima a Barano e poi a Ischia, nella storica Caserma di Salita San Pietro.
Rina frequentava la ragioneria e io il geometra. Facemmo amicizia sul pullman e ogni mattina andavo a chiamarla da sotto la caserma. Ricordo in modo tenero quel periodo quando il Carabiniere di turno diceva scherzando “Ecco, è arrivata l’indiana con i suoi segnali”.
Sono andata spesso a casa del maresciallo Rossetti e ho respirato un’aria dolce con la signora Iole che era una donna tanto tenera e che mi voleva bene come anche il marito e i tre figli Ciriaco, Maria Rosaria e Patrizia. Il tempo è passato e, per uno strano destino, vengo ad abitare a Barano nella casa che era dei miei suoceri e mi ritrovo a fianco a una Caserma dei Carabinieri.
I primi tempi mi sembrava strano vedere sotto casa le macchine, salire le scale e sapere che c’erano le telecamere poi, piano piano, mi sono abituata e sono contenta di vivere dove vedo Divise scendere e salire.
Ho voluto scrivere per dire che ci sono “DIVISE e DIVISE”.
Ad esempio i nostri grembiuli neri fino ad adulte io non li sopportavo anche se poi mi resi conto che erano anche essi una forma di protezione quando una mia amica mi disse “Sandra oggi sotto il grembiule ho la maglia del pigiama perché quella che cercavo era ad asciugare”. Tutte uguali e tutte vestite allo stesso modo anche se poi all’uscita lasciavamo il grembiule in classe per essere ragazze del nostro tempo adolescenti e un poco civettuole.
Se la divisa serve a togliere identità non mi piace, ma se la divisa serve a far capire che chi la porta ha scelto di fare con dedizione il lavoro che fa, allora sono orgogliosa di quella divisa. Io ho insegnato per tanti anni e senza rendermene conto ho sempre portato in braccio il mio registro, mai lasciato a scuola e mai avuto un cassetto nella sala dei professori. Ero fiera di portalo con me quasi come se portassi una divisa quasi per dire io insegno e amo insegnare. Così, vedere il generale Figliuolo girare in tuta mimetica e con il cappello degli Alpini, prima mi ha un poco spaventata, e poi mi ha fatto tenerezza e senso di orgoglio.
Lui fa quello che deve fare lui non sta mai fermo. Gira tra i vari centri vaccinali per vedere che tutto funzioni. Perché dovrebbe togliere la divisa? Perché? Allora anche io ho sbagliato a girare sempre con il mio registro in mano?
Credetemi io lo tenevo come tengo il mio diario, come qualcosa di prezioso dove c’era tanto dei miei alunni, non solo voti, ma appunti sul loro carattere su quello che potevo fare per aiutarli. Il registro elettronico mi ha privata di un amore.
Mi piacerebbe tanto che tutti ci sentissimo più tutelati sapendo che ci sono persone che scelgono un lavoro non facile e che spesso li porta a rischiare la vita. Io oggi sono contenta di sapere che a fianco a me ci sono i Carabinieri tutte brave persone che ormai conosco da anni, compreso il Maresciallo Bonavoglia che comanda la caserma dando un tocco di umanità e di signorilità.
Sento spesso mentre sono a letto a dormire che loro escono a tutte le ore del giorno e della notte per correre dove vengono chiamati e mentre sono comoda nel mio letto, mi dico che il loro è un lavoro faticoso come lo sono tanti lavori, tutti da rispettare.
Vorrei dire che noi dobbiamo stare attenti a chi con divisa o senza divisa vive pensando prima a se stesso fregandosene di tutti e non pensare che fare il proprio lavoro rispettando le regole di quel lavoro sia una cosa brutta.
Pensiamo che in ogni momento sappiamo dove andare a chiedere sia aiuto che consigli. Pensiamo che le DIVISE sono solo qualcosa di materiale, che indossate con orgoglio e rispetto rendono chi le indossa persone speciali.
Così i Carabinieri, i Poliziotti, l’Esercito, la Marina, l’Aeronautica, la Forestale, i Vigili del Fuoco, la Protezione Civile, la Croce Rossa, gli Infermieri, i portantini, i medici, i professori, gli operai, i professionisti insomma tutti hanno la propria divisa che li caratterizza e li distingue, ma pensiamo anche che tutti hanno un cuore e vogliono fare bene quello che fanno. Pensiamo così. Si, pensiamo così, le critiche vengano pure ma solo per essere costruttive.
Sandra Malatesta