Ida Trofa | Lo sapevamo già. Finita l’estate, in vista della stagione delle piogge, riprende l’eterna tarantella degli alvei e del rischio idrogeologico. Su tutti un caso a parte e particolarmente pernicioso è rappresentato dall’Alveo La Rita e dal crollo delle Antiche Terme che lo ha interessato.
Ebbene, la Regione Campania, Settore Difesa Suolo e Genio Civile ritiene di aver finito il suo “mandato” invitando il comune di Casamicciola Terme ed il sindaco Giovan Battista Castagna ad arrangiarsi.
La comunicazione in una recentissima nota che ha il sapore della beffa! In particolare per il territorio e la sua urgenza di sicurezza.
Giunge, così, l’ultimo schiaffo, sonoro, al paese ed ai suoi cittadini. Ma, forse, con questi amministratori è questo è il rispetto e la considerazione che meritiamo.
Sono mesi che portiamo all’attenzione dell’opinione pubblica lo scandalo di Cava La Rita e dei crolli delle vecchie terme. I decisori istituzionali giocano all’allegro carteggio e la bomba tombato resta innescata.
Il rischio da febbraio resta lì dov’era nonostante le chiacchiere e le promesse. Da mesi si assiste ad una stucchevole e pericolosa fase di stallo, fatto di rimpalli di competenze ed attese. Intanto il pericolo incombe. I lavori sono fermi da settimane a causa di uno scontro istituzionale sullo smaltimento delle macerie.
A metà aprile la Regione Campania aveva annunciato un nuovo stanziamento. Eppure di concreto c’è solo il nulla il ripristino in sicurezza del deflusso delle acque dell’alveo La Rita a causa del crollo dei fabbricati termali sovrastanti resta un miraggio.
Eppure il Genio Civile Regionale con la Protezione Civile aveva avvertito il comune del reperimento di nuove risorse (50 mila euro sono già stati bruciati, tra messa in sicurezza, veicoli ed ispezioni).
Ora si attendeva di capire se e quando arriveranno gli ulteriori fondi appostati per oltre 60 mila euro, l’ennesima doccia fredda.
Il comune di Casamicciola Terme, il suo sindaco che tanto s era battuto per salvare (diciamo) le antiche terme sono stati, praticamente, invitati ad arrangiarsi.
Eppure la Giunta Regionale della Campania, Direzione Generale Lavori Pubblici e Protezione Civile ha inoltrato la relativa comunicazione al Comune di Casamicciola Terme il 16 aprile per i “Primi interventi per la messa in sicurezza dell’area Terme Rita e per la rimozione dei materiali che ostruiscono il libero deflusso delle acque dell’alveo La Rita a causa del crollo dei fabbricati termali sovrastanti alla via Terme Rita”. L’importo è notevole per un totale di € 65.000,00 che sommato ai 50.000 € spesi tra febbraio e marzo fanno 115mila euro.
Tale copertura finanziaria regionale doveva essere disponibile sullo stanziamento del capitolo di spesa 1160 del bilancio gestionale 2021.
L’UOD Genio Civile di Napoli – Presidio di Protezione Civile è individuata quale Soggetto Attuatore dell’intervento.
Nella speranza che tutti questi danari pubblici prima o poi risolvano il problema reale, oltre le sterili Somme Urgenze. Infatti a fronte di queste cifre già impegnate non è stata ancora resa nota la relativa perizia di spesa per l’intero intervento. Continuando cosi, siamo certi si tratti di cifre blu che a quanto pare pagheremo noi cittadini e basta. Bisognerebbe a questo punto chiamare in correità il privato detentore e possessore, se non proletario, degli stabilimenti che ora minacciano la sicurezza di tutti.
La nota della vergogna: “arrangiatevi”
Ecco la nota della vergine, l’ennesima vergogna regionale. La Direzione Generale per la Difesa Suolo e l’Ecosistema fa sapere al Comune di Casamicciola Terme nel merito dei primi interventi per la messa in sicurezza dell’area “alla via Terme Rita e per la rimozione dei materiali che pstruiscono il libero deflusso delle acque dell’alveo la rita a causa del Crollo dei fabbricati termali sovrastanti situazione emergenziale presso il Vallone La Rita che “è terminato il primo intervento di somma urgenza e di messa in sicurezza dell’area delle sorgenti termali La Rita in Casamicciola Terme”. Con la somma stanziata non è stato possibile completare la rimozione dei materiali all’interno dell’alveo in quanto è impossibile far lavorare in sicurezza le maestranze per le condizioni statiche in cui versa il fabbricato non crollato nell’alveo di cui al foglio n.10 P.lla 491“.
Tanto si legge agli atti. “Questo – scrivono dal palazzo regionale – già in disuso e lesionato prima del terremoto, presenta alcune parti strutturali ormai staccate dal corpo di fabbrica principale e le travi di sostegno dei solai interni poggiano sul paramento murario lato sud, che risulta separato dal fabbricato da una profonda lesione. Si può dedurre che allo stato non si può operare non potendo demolire i paramenti staccati se non dopo aver trovato una soluzione al problema. Tale soluzione non è ascrivibile al Genio Civile trattandosi di immobile privato, su cui quest’ufficio non ha potere ordinativo e la cui soluzione è improponibile in un’ottica costi-benefici. Il primo intervento effettuato dovrebbe aver scongiurato l’ipotesi di ostacolo totale allo scorrere delle acque anche se in occasione di recenti scrosci temporaleschi si è registrato ristagno d’acqua a tergo delle macerie con allagamento delle vasche delle sorgenti termali”.
Quindi per i funzionari regionali permangono rischi tali, anzi ne sono sopraggiunti di nuovi da impedire ogni ulteriore impegno.
Cronistoria di un’emergenza già vista
Come previsto, sono stato messe in sicurezza le parti pericolanti del fabbricato (Foglio 10, Particella 203 crollato parzialmente il 07.03.21 poco dopo il primo crollo del fabbricato particella 202 avvenuto il 13.02.2021); in questo modo si è potuto accedere e si è rimosso a mano dall’alveo circa 200 metri cubi di materiali quali grosse macerie, travi metalliche, ponteggi in ferro, in legno, lamiere, pezzi di plastica ed infissi in alluminio che, essendo posizionati anche trasversalmente al canale; che potevano costituire un ostacolo al deflusso delle acque, ovvero l’effetto diga. Il materiale rimosso è stato depositato, sempre a mano e non senza rischi per la presenza del fabbricato di cui alla particella 491, sul piazzale terminale della strada in attesa di smaltimento.
400 metri cubi di paura
Restano da rimuovere dall’alveo, fermo restando la valutazione da effettuare sul fabbricato della particella 491, ulteriori 400 metri cubi di materiali comprensivi degli impianti e tubazioni realizzati sul fondo dell’alveo, anch’essi ostacolanti il libero deflusso delle acque termali e piovane. Lo rileva ancora il settore Difesa Suolo: “A questa operazione vanno sommate la valutazione della stabilità dei muri e della sicurezza della via d’accesso La Rita – attualmente transennata anche con apposita segnaletica per impedire la percorrenza – imprescindibile per accedere all’area ed effettuare le ulteriori lavorazioni. Eliminato gli ostacoli grossolani e trasversali si era supposto di aver realizzato una via preferenziale anche in caso di alluvionamento ma probabilmente questo scenario vale solo in caso di pioggia non temporalesca”.
Dubbi sulla legittimità dei fabbricati che il Genio Civile ritiene sine titolo: nessuno ce li ha mostrati
Nel descriverei luoghi la regione adombra dubbi sulla legittimità dei fabbricati. “La via di accesso alle antiche e famose sorgenti termali La Rita, è una strada in discesa con quattro tornanti senza uscita di circa 4 metri di larghezza. All’inizio della strada sono presenti a destra ed a sinistra due fabbricati gravemente lesionati dal terremoto 2017 e, appena più giù sulla destra, un manufatto con mattoni di lapi-cemento contenuto da reti di materassi (!); i tornanti della strada sono sostenuti da muri di antica fattura realizzati a sacco, in precario stato di manutenzione ed il cui paramento (in tufo e/o pietra lavica) risulta in più punti crollato e lesionato. Nella curva del secondo tornante è presente un ulteriore fabbricato gravemente lesionato. Dopo l’ultimo tornante la strada fiancheggia ed è ricavata, in parte, sopra l’alveo La Rita – così come i tre ex stabilimenti termali ivi esistenti in sinistra orografica – che è tombinato fino alla piazzetta dove termina la strada e vi confluisce un altro alveo proveniente dalla zona di Crateca. Fin qui si tratteggiano gli ambiti di un luogo impervio è difficile ed infine la questione delle questioni.Ovvero chi li ha fatti costruire sui tombato?
“La copertura dell’alveo, realizzata in diverse epoche e con metodologie differenti (archi in mattoni e/o in tufo, solai realizzati con travi metalliche/rotaie o travetti in c.a. mai manutenuti e che sono risultati gravemente ammalorati oltre che consunti dalle esalazioni termali), è stata compiuta dopo la sistemazione dell’alveo con muri spondali e briglie in pietra lavica.a cura del Reale Genio Civile a seguito dell’alluvione del 1910. Gli stabilimenti termali, che utilizzano le emergenze sorgentizie in sinistra orografica, per quanto è stato possibile accertare sembrano tutti costruiti con regolari permessi a meno del parere del Genio Civile, previsto fin dal 1865 e statuito con il R.D. del 1904 che però, al momento, nessuno ha esibito.
Per le situazioni appena descritte la direzione lavori è stata obbligata a far effettuare tutte le lavorazioni a mano e con l’ausilio di mezzi con braccio telescopico (all’inizio veicolo con cestello, successivamente con un “ragno”). In questo modo è stato anche possibile avvicinarsi in sicurezza all’area ed ai fabbricati per consentire una valutazione più precisa delle condizioni statiche dei 4 manufatti. Una relazione sulle condizioni strutturali e statiche dell’area (fabbricati e della Strada) è stata redatta da ingegnere abilitato.
Dopo il primo pericolo il nulla
Gli interventi hanno eliminato un primo pericolo immediato di crollo rappresentato dalle residue parti. Come accennato, “la situazione statica del fabbricato delle Terme Castagna (fabbricato Foglio 10 e Particella 491) è risultata peggiore di quanto previsto e per detto fabbricato è stato soltanto rimossa qualche pietra cantonale non più in equilibrio e la pesante insegna metallica che è risultata
semplicemente appoggiata“. Cosi sentenzia la Regione che “ ritiene, al momento e per quanto possibile, che sia stato scongiurato il pericolo di intasamento dell’alveo in quanto, pur presentando ancora detriti, sono stati eliminati le grosse macerie, le travi metalliche, i ponteggi di ferro, il legno, la plastica e gli infissi di alluminio che creavano ostacoli trasversali al canale. La restante parte delle macerie presenti nell’alveo sarà possibile estraria solo quando sarà trovata la soluzione alla messa in sicurezza del fabbricato particella 491 e quindi operare a mano e con mezzi meccanici, il cui l’utilizzo – producendo vibrazioni – potrebbe causare ulteriori crolli“.
Tanto premesso, per la soluzione dell’impedimento, si demanda al Sindaco di Casamicciola il monitoraggio e l’adozione degli ulteriori provvedimenti in materia di salvaguardia e tutela della pubblica e privata incolumità a norma del D.Lgs. n.267/2000 e del D.Lgs n.1/2018 nella qualità di Autorità Locale di Protezione Civile non ultimo la verifica dell’interesse pubblico della messa in sicurezza dell’immobile ovvero la valutazione di assicurarne comunque la conservazione o se invece tali strutture possono determinare rischio indotto di crollo comportando una situazione di assoluto rischio per l’incolumità delle persone e la sicurezza del transito (seppur interdetta da transennamento ed apposita segnaletica realizzato con l’intervento in parola) oltre al rischio frana incombente sul territorio a valle.
A firmare l’atto, a tratti vergognoso ed intollerabile, Ennio Ciervo; De Francesco ed il dirigente Dott. Ing. Roberta Santaniello. Si può derogare cosi dalla sicurezza di un territorio e della sua gente? La fiera dell’assurdo ancora una volta è di scena a Casamicciola.