Leo Pugliese | Come abbiamo scritto qualche giorno fa, salvo imprevisti,se ne parla tra un centinaio di giorni per poter riavere sul territorio l’ufficio del Giudice di Pace. Una bella mazzata per gli avvocati e per tutti gli utenti che in pieno autunno inverno dovranno recarsi a Napoli per tutte le faccende che riguardano l’organo giudiziario isolano
Infatti – con decreto n. 316/2021 del 22 ottobre – il Presidente del Tribunale di Napoli Dott.ssa Elisabetta Garzo, ha disposto che fino al 31 gennaio 2022 e in attesa del completamento delle attività di ristrutturazione dei locali siti in Procida, località Terra Murata:
le udienze tabellarmente previste dell’Ufficio del Giudice di Pace di Procida siano celebrate nella stanza n. 20 all’ottavo piano della Torre A della sede centrale del tribunale di Napoli.
Ovviamente questa problematica ha messo in moto anche la politica ed in particolare quella della minoranza che ha indirizzato una interrogazione da discutere nel prossimo consiglio comunale:
“Leggiamo in una nota del presidente del Tribunale di Napoli che è stata disposta la chiusura degli uffici del Giudice di Pace di Procida, nonostante o proprio a causa dei lavori pubblici che ivi sono in esecuzione. Leggiamo che la chiusura è stata disposta almeno fino al 31 gennaio 2022, e nel mentre tutte le attività, già sospese per circa un mese, si svolgeranno a Napoli.
La chiusura dell’unico ufficio giudiziario dell’isola, individuato dal decreto legislativo del 2012 – anche a seguito di una lotta vittoriosa della passata amministrazione – quale presidio di legalità indispensabile per il territorio isolano, crea enormi disagi agli operatori del diritto ed a tutta la comunità.
Il provvedimento di chiusura arriva a seguito di sopralluoghi ed interventi della Presidenza del Tribunale, (cui sono giunte continui esposti scritti circa le più banali omissioni di sicurezza e salubrità degli ambienti) che non hanno potuto che accertare una situazione di pericolo per la sicurezza dei lavoratori e degli utenti dell’ufficio. Difatti nonostante l’ufficio era da anni interessato da infiltrazioni, di cui hanno più volte parlato anche articoli di giornale, non è mai stata trovata una soluzione adeguata.
Le infiltrazioni addirittura sono state aggravate dall’esecuzione dei lavori in corso, durante i quali i locali sono state inopinatamente privati del manto di asfalto e dei parapetti. I tecnici del Tribunale non hanno potuto far a meno di accertare che l’intera area era ridotta ad un cantiere a cielo aperto ed in quanto tale inidonea a consentire in sicurezza l’affluenza dell’utenza.
Addirittura, vi sono state segnalazioni di pietre e vetri caduti nei locali del Giudice di Pace per effetto dei lavori in corso, nonostante la concomitante presenza nei locali degli addetti alla cancelleria.
Addirittura, da ultimo, in barba ad ogni basilare regola di sicurezza, si è verificato il crollo di un’ampia porzione del tetto della rampa di accesso ai locali della scuola materna interessato dai lavori, che per mero caso fortunato non ha determinato il coinvolgimento di operai o personale e che per l’enormità dell’accaduto avrebbe potuto avere esiti ben più nefasti e letali. Infine, i lavori, per effetto dei crolli e della gestione inopinate degli stessi sono stato sospesi e sono attualmente fermi.
A tal proposito si interroga per sapere:
Come è possibile che si sia dato inizio ai lavori di rimozione della guaina e di demolizione dei parapetti sul tetto dell’edificio adibito a Ufficio del Giudice di Pace, nonostante gli uffici fossero ancora aperti al pubblico determinando così l’inevitabile provvedimento di chiusura da parte della Presidenza del Tribunale per il venir meno delle più elementari esigenze di sicurezza e salubrità degli ambienti?
Non era possibile iniziare i detti lavori solo dopo che fosse stata individuato e messo in funzione altro idoneo locale alternativo? Non era possibile reperire altri spazi sull’isola di Procida per evitare la perdita – si spera temporanea – dell’unico presidio giudiziario sull’isola?
Non era possibile individuare altra sede futura meno disagevole di quella sulla terra murata (poco servita dai mezzi pubblici e difficilmente raggiungibile a piedi a causa dell’elevato dislivello) per la quale sono per giunta necessari ingenti investimenti di denaro pubblico e mesi di lavori con conseguente contemporanea inattività dell’ufficio giudiziario sul territorio?
Quali iniziative sono state intraprese nei confronti dei responsabili tecnici e della ditta appaltatrice per a tutela della sicurezza dei luoghi di lavoro e del personale coinvolto? Quali i controlli in proposito svolti dagli organi comunali?
Quando riprenderanno i lavori all’edifico ed a carico di chi saranno le ulteriori spese necessarie a causa dei crolli verificatisi?