giovedì, Settembre 19, 2024

Ecco perché la storia dell’ex Teleposto di Lacco è proprio una brutta storia

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Gianni Vuoso | La storia dell’ex Teleposto di Lacco Ameno è proprio una brutta storia. In primo luogo perché mette a nudo l’incapacità amministrativa del Comune del Fungo, poi perché coinvolge negativamente lo sviluppo dell’intera isola. L’ex Teleposto, infatti, non appartiene solo a Lacco Ameno, non resta isolato sul cocuzzolo di Monte Vico, è una pagina di grande interesse della storia dell’isola d’Ischia. Già negli anni ottanta, il prof. Giuseppe Luongo, vulcanologo, scienziato e attento studioso della storia geologica di Ischia, propose di trasformare il Teleposto in un centro di studi climatici perché, come ha asserito più volte, “il clima è fondamentale per il turismo e quindi, per le sorti di quest’isola”. Da queste premesse, qualche anno più tardi, precisamente nel 1986, il Circolo isolano di Legambiente inserisce l’ex Teleposto nelle passeggiate ecologiche regionali e successivamente, di intesa con il Dipartimento di Meteorologia dell’Istituto Tecnico Nautico “F. Caracciolo” di Forio, lancia all’Amministrazione Comunale di Lacco Ameno la proposta di trasformare l’ex Teleposto in un “Centro di formazione ambientale e raccolta di dati meteorologici”. Una proposta che se fosse stata avanzata in un altro comune dell’Italia del nord, avrebbe coinvolto l’interesse della comunità, delle amministrazioni locali, delle diverse istituzioni, della stampa, del mondo della cultura.

Qui la proposta, nell’88, fu condivisa solo dall’amministrazione comunale guidata dal socialista Tommaso Patalano che approvò il progetto esecutivo dell’Osservatorio Ecologico di Monte Vico a recupero e valorizzazione dell’ex Teleposto dell’Aereonautica Militare, con richiesta di finanziamento alla cassa depositi e prestiti per la somma di 100 milioni di lire. Una decisione lodevole, un passo entusiasmante. Il problema però, è che quell’amministrazione fu superata e le sue decisioni stupidamente dimenticate e vergognosamente annullate. Secondo un copione che si ripete dappertutto, dove anche la parte migliore di una giunta viene spazzata via dalla successiva, che ritiene “doveroso” cancellare tutto ciò che è stato realizzato prima. Non per avanzare qualcosa di nuovo e di migliore, no, ma solo per imporre il nuovo potere che non deve avere nulla a che fare con quello precedente. Una stupida e miope regola di uno squallido metodo che molti identificano con “la politica”. Ovviamente quella con la “p” minuscola.

E così, il 30 gennaio del 1991 il quotidiano locale “il Golfo” parla della “collina della vergogna” e di “politici assetati di affarismo” e prevede che il bene demaniale finirà nelle mani sbagliate di un privato. Facile profezia.
Gli anni passano in fretta, fino a giungere al 4 novembre 2010, quando il Ministero dei BB.CC (Direzione regionale), con decreto 834, dichiara l’immobile statale di interesse storico-culturale ai sensi dell’art. 10, comma 3, lettera a) di cui al Dgs 22/01/2004 n. 42. Un bel risultato? Macchè. In Italia, mentre stai leggendo che una situazione è colorata di bianco, ben presto ti accorgi che diventa nera. Infatti, nel 2018, lo stesso sito riconosciuto otto anni prima di interesse storico-culturale, viene destinato alla vendita! Chi adotta questa sciagurata decisione? Ovviamente la stessa Direzione regionale del Demanio che il 25/10/2019, con nota n. 16717, comunica alla Regione Campania, alla Città Metropolitana di Napoli ed al Comune di Lacco Ameno la “volontà di procedere alla vendita del cespite in questione onde consentire l’esercizio ai sensi della legge 341/2004”. Incredibile? No, solo una storia italiana che risente della storia politica del comune di Lacco Ameno, amministrato dalla Dc fino al 1985, poi da una giunta PSI-PCI fino al 1997 e fino al 2019 dalla destra guidata dall’attuale senatore forzista Domenico De Siano, cui ovviamente, interessa ben poco un Teleposto come bene pubblico.
La crisi amministrativa che segue a breve, aggrava il futuro del cespite di interesse “storico-culturale”. Neppure le nuove elezioni del settembre 2020, che vedono la sconfitta del forzista e l’elezione di una forza civica non meglio identificata, guidata dal sindaco Giacomo Pascale, contribuiscono a chiarire la situazione. Dal fronte delle istituzioni silenzio assoluto. Anzi, a settembre 2020, si ha la prima udienza per la vendita all’asta dell’ex Teleposto. Da qui, scontate le proteste di numerose associazioni ambientaliste che propongono di inserire nel PUC la istituzione del Parco Pithaecusa, l’area di Mazzola per avere un’unica area di grande interesse archeologico e la creazione nell’ex Teleposto, di un Centro sociale, di ricerca e di educazione ambientale.

Pressata da queste iniziative, la giunta Pascale sembra voler correre ai ripari e protestare contro la minacciata vendita, tanto che incarica l’avv. Chiacchio di preparare un adeguato ricorso e di seguire la vicenda giudiziaria. Ma a novembre il cespite, un rudere con annessa area verde, oggi tutto in completo abbandono, viene venduto alla signora Lucia Castagna, titolare dell’Hotel San Montano, uno dei beni che rientra nel firmamento del senatore De Siano.
A questo punto l’esponente dei VAS Nicola Lamonica, a nome anche delle altre associazioni, continua a chiedere alla giunta di Lacco Ameno notizie sul ricorso che, a questo punto, pare sia diventato fantomatico. Silenzio assoluto e misterioso. Forse, anche colpevole.
Doppio gioco?

E’ la domanda che lo stesso Lamonica ha posto durante un incontro online al quale hanno partecipato Ermete Ferraro dei VAS, Giuseppe Luongo senatore e vulcanologo, Elena Coccia ex esponente della Città Metropolitana, Luigi Saviani dell’ufficio tecnico della Città Metropolitana, l’on.le Gianfranco Nappi in rappresentanza della rivista “Infiniti Mondi”, Francesco Castagna dello Spazio sociale “La Stanza”, Gianni Vuoso dell’associazione “il germoglio” ed esponente del PMLI, Tommaso Patalano già sindaco di Lacco Ameno.
Giuseppe Luongo ha risposto che “non si può parlare di doppio gioco ma solo di gioco. Qui non si tratta di un contenzioso amministrativo ma solo politico. Ormai, si sa bene che le amministrazioni fanno la politica con la p minuscola e prediligono gli affari personali.” Subito dopo, una domanda che pesa come un macigno sul mondo della cultura che spesso, sull’isola, sembra agitarsi sulle tematiche più disparate e fantasiose, ma non interviene su quelle che decidono le sorti del territorio: “Io mi chiedo, ma gli intellettuali dove sono? Anni fa ho proposto un parco scientifico da agganciare a quello archeologico e a quello di Zaro. Ma chi ne parla? A chi interessa? L’ultimo terremoto ha distrutto la Rita e ora che si fa?” L’atto di accusa del famoso scienziato è preciso, colpisce il cuore e alla fine si conclude con un’affermazione drammatica, ma altrettanto realista: “Oggi Ischia è finita. Già negli anni Ottanta pensavo di destinare il Teleposto a centro climatico perché il clima è fondamentale per il turismo. Chi ha prestato attenzione a questa idea? La realtà è che gli amministratori fanno paura! A Lacco c’è una faida. Bisogna cambiare modo di fare politica. Oggi c’è’ anche una battaglia contro chi non si interessa di ambiente e infatti si negano i finanziamenti a chi non si interessa di ambiente”.

Il dibattito si arricchisce con gli interventi dell’ex parlamentare comunista Nappi e di Elena Coccia ex consigliere della Città Metropolitana. Secondo loro, bisogna verificare se il cespite è oggi di proprietà privata per poter decidere la strada da intraprendere.
Noi abbiamo proposto un’assemblea pubblica con una ampia aggregazione di associazioni e poi, con riferimento ad un ultimo saggio di Franco Brevini (“Abbiamo ancora bisogno degli intellettuali?”), abbiamo sollecitato la discesa in campo degli intellettuali isolani, per usufruire non certo di una élite o di una casta, ma della loro funzione intellettuale (“con l’attitudine dubitativa, tenacemente riflessiva, interrogante”) per la sottoscrizione di un manifesto specifico.
Gianfranco Nappi ha dichiarato di essere pronto a mettere a disposizione la sua rivista “Infiniti mondi”.
Qui si chiude il collegamento.
Sul protocollo del Comune di Lacco Ameno, risulta invece una richiesta firmata dall’ex sindaco Tommaso Patalano che cerca un incontro col sindaco Pascale. Non dimentichiamo che l’ultima campagna elettorale, che ha visto prevalere Pascale, ha avuto l’appoggio proprio di Patalano e della lista “il Faro” che aveva inserito il futuro dell’ex Teleposto fra le condizioni elettorali, con un chiaro richiamo a quanto fu avviato nell’88 dalla giunta social-comunista. Non sembra che il sindaco Pascale abbia rifiutato quelle condizioni. Ma non sembra neppure che abbia fissato l’incontro. O forse ancora una volta “passato lu santo passata la festa?”.

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