Caro Marcello, caro Fedele, è stata davvero una bella mattinata nella quale alcuni ‘”vecchietti arzilli”, come quelli di Cocoon, hanno ritrovato il gusto del sogno». Inizia così la lettera segreta che Denis Verdini avrebbe inviato a Dell’Utri e Confalonieri per illustrare la strategia per portare Berlusconi al Quirinale, come riporta il Tirreno che l’ha anticipata e poi tutti gli altri media che l’hanno riportata. Il messaggio, scritto dai domiciliari, sembra essere «una lucida analisi» con cui Verdini suggerisce ai consiglieri di Berlusconi la strategia per affrontare la partita del Colle, come scrive il quotidiano toscano. «Finora si è giocato sul piano esclusivo della comunicazione – mette nero su bianco – ma fra 12 giorni a ciò che si comunica dovrà seguire ciò che si fa. Altrimenti sarà un disastro». Quella di Berlusconi, continua, «è una legittima ambizione» e «nessuno del centrodestra può negargli questa opportunità».
Ma, con la caccia ai peones, il Cavaliere «ha dato informalmente – scrive ancora Verdini nella sua lettera – certezze su presunte disponibilità di voti» fuori dal centrodestra e la sua candidatura «ancora soltanto ipotizzata» ha «scavato una fossa» con il centrosinistra, che ora sarà tentato «dalla soluzione dell’Aventino» proprio come il centrodestra fece con Prodi. Verdini elenca duqnue 10 punti con cui provare a eleggere Berlusconi, tra cui il fatto che Silvio non faccia trapelare giudizi negativi su possibili candidati di centrodestra, e che riconosca a Salvini «l’agibilità politica del risultato». Ma se «sfortunatamente» il sogno non dovesse realizzarsi, «Silvio deve permettere a Salvini (il gruppo di grandi elettori più grande) di portare a termine l’obiettivo di eleggere un presidente di centrodestra, fornendogli tutto il suo appoggio». In fondo, conclude Verdini, se alla quarta chiamata il Cavaliere non fosse eletto ma avesse tutti i voti del centrodestra, potrebbe «ritirarsi con dignità». Ma se non ottenesse neppure quelli «sarebbe un disastro. E ancora peggio per chi lo ha portato a questo punto».
Una lettera che dice davvero troppo! Un messaggio chiaro che lascia trapelare verità scomode per il centro destra quanto per tutte le parti politiche in campo in questa competizione elettorale per l’elezione del successore di Mattarella.
La procedura per eleggere il presidente della Repubblica è come sappiamo stabilita dalla Costituzione e da una serie di prassi che si sono stabilizzate nel tempo. Trenta giorni prima che scada il termine del mandato del Capo dello Stato, recita l’articolo 85 della Costituzione, “il Presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica”.
Ebbene, si terrà il 24 gennaio,lunedì prossimo, alle 15 il primo voto del Parlamento in seduta comune per eleggere il nuovo Capo dello Stato. La convocazione ufficiale è stata effettuata il 4 gennaio dal presidente della Camera Roberto Fico, che ha anche scritto ai 20 Consigli Regionali che hanno poi eletto i 58 delegati regionali che, insieme a senatori e deputati, formeranno il colleggio di 1009 grandi elettori. Una volta poi che il Parlamento e i delegati regionali avranno eletto il Presidente della Repubblica (con i due terzi dei voti nei primi tre scrutini, e con la sola maggioranza assoluta dal quarto), viene redatto il verbale dell’elezioni che il Presidente della Camera, accompagnato dalla presidente del Senato, comunica al neo eletto. A quel punto, per prassi, il presidente della Repubblica in carica si dimette, se non si è ancora concluso il suo mandato. Se quest’ultimo è passato, vale il principio generale della “prorogatio”, cioè il Presidente rimane in carica fino all’elezione del suo successore. La Costituzione non indica tempi certi tra l’ elezione e il giuramento davanti al Parlamento in seduta comune. Si va dai 12 giorni che passarono dall’elezione al giuramento per Giovanni Gronchi, al solo giorno che servì per Sandro Pertini o per Saragat. Matterella fu eletto il 31 gennaio 2015 e giurò il 3 febbraio.
Le cronache ci raccontano di un Berlusconi davvero determinato a diventare Presidente della Repubblica, se non fosse altro perché l’ha promesso a Mamma Rosa in punto di morte! Eppure, i numeri non ci sono ed il Cavaliere, per più di qualcuno farebbe meglio a fare un passo indietro. Carta di Identità alla mano, questo voto è di sicuro l’ultima chance per il leader azzurro di realizzare il suo sogno, ma sembra quasi una farsa.
Da mesi si parla solo di un Berlusconi proiettato a conquistare il Colle, tant’è che poi è diventato l’unico candidato ufficiale del centrodestra. Fiumi di inchiostro hanno raccontato del pressing asfissiante nei confronti dei parlamentari del Gruppo Misto e del Movimento 5 Stelle, ovvero quelli considerati più convincibili, ma anche dei trucchetti per evitare il palesarsi di franchi tiratori all’interno del centrodestra.
Di qui il via alla caccia agli “scoiattoli”, quella che Berlusconi sa bene di dover condurre personalmente: “Chiama, richiama, ascolta, rincuora”. Sono almeno 50 i parlamentari contattati. Molti provengono dal Gruppo Misto, che fra Camera e Senato conta oltre cento parlamentari.
Dalla quarta votazione in poi, per eleggere il Presidente della Repubblica, servono 505 voti. Il centrodestra ne esprime oltre 450 e tenendo conto che qualcuno potrebbe non votare per lui, a Berlusconi mancano a grandi linee una cinquantina abbondante di voti. C’è poi da tener presente l’incognita variante Omicron. Alcuni grandi elettori infatti potrebbero essere impediti a votare perchè in quarantena o positivi. Il quorum rimarrà lo stesso, ma gli indecisi da convincere diventano di più.
L’obiettivo principale di Berlusconi è quello dunque di convincere soprattutto i fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle. Non hanno più un partito di riferimento, non hanno un leader e sono alla ricerca di conferme. Soprattutto sono alla ricerca, secondo l’idea dello staff del cavaliere, di garanzie che la legislatura arriverà a compimento. E’ risaputo che molti parlamentari, e non solo quelli ormai lontani dai partiti, temono che l’elezione di un nuovo presidente della Repubblica porti a elezioni anticipate, un anno e mezzo prima della fine della legislatura. Per effetto della nuova legge sul taglio dei numeri dei parlamentari, moltissime persone che oggi siedono in Parlamento sono praticamente certe che non saranno rielette. Pertanto, come è stato notato, “l’operazione che coinvolge i simpatici animaletti simbolo della caccia ai voti mancanti per l’elezione di Berlusconi al Colle, è ancora una volta frutto del suo genio mediatico”. Ha scelto animaletti simpatici, verso i quali si prova istintivamente affetto e non antipatia!
Eppure, se tutto questo gran parlare di Berlusconi come possibile Presidente della Repubblica, se tutte queste operazioni, compresa questa degli scoiattoli, fosse soltanto un bluff ? Se tutto servisse solo ad arrivare nel momento clou del voto, con una repentina rinuncia da parte di Silvio Berlusconi che gli eviterebbe una figuraccia, ma gli permetterebbe soprattutto di potersi sedere a capotavola nella scelta del Presidente della Repubblica? Non si rivelerebbe una mossa “di responsabilità” che come è stato detto, potrebbe essere ben accolta anche dal centrosinistra, magari in vista di ulteriori future larghe intese? Il penso proprio di si!
Al di là di commenti infelici che tentano di ridicolizzare e schernire Berlusconi, quand’anche divertenti, non sono affatto convinta che Silvio Berlusconi voglia a tutti i costi diventare il prossimo Presidente della Repubblica. Quando a beve si voterà, non riesco a pensare che il Cavaliere sarebbe davvero pronto a rischiare “l’onta” del fallimento!
Riconoscendo l’astuzia politica dell’attuale europarlamentare, mi appare non poco difficile capire quale siano i suoi reali piani in vista del voto del 24 gennaio. E’ certo che Berlusconi non è mai stato uno sprovveduto, così come diventa impensabile che si sia “rincoglionito”, come molti lasciano intendere, a tal punto da diventare la macchietta del momento! Mi rifiuto di crederlo!
Nel frattempo, però, è vero che la scalata al Colle di Silvio continua e non è più possibile ignorarla in quanto assurda. La partita sembra ancora aperta e gli scoiattoli in attesa che il telefono squilli.
Nonostante tutto, voglio convincermi che questo sarà il momento di una donna al Quirinale.
La mattina più difficile della sua vita, quella in cui le toccò riconoscere la vittoria di Donald Trump, Hillary Clinton parlò così: “A tutte le donne che mi hanno sostenuto, anche se non abbiamo ancora sfondato il più alto e il più duro soffitto di cristallo, so che un giorno qualcuna lo farà”.
Ecco, come negli Stati Uniti, anche nella corsa per il Colle nessuna donna è mai riuscita a sfondare quel maledetto tetto di cristallo infrangibile, e neanche ci è andata vicina, a dire il vero. Quello che oggi è uno scenario possibile, un tempo accendeva addirittura dubbi di interpretazione costituzionale. Diciamo che la strada è sempre stata in salita per le nostre donne!
Così, indipendentemente dai tentativi che non sono mancati, mi piace pensare e sperare che in queste Presidenziali del 2022, quel soffitto di cristallo, finalmente qualcuna riesca ad infrangerlo.