Paolo Mosè | A questa riunione dei sindaci è balzata agli occhi la marcata assenza del primo cittadino di Casamicciola Giovan Battista Castagna, il quale è stato sempre sistematicamente assente da quando ricopre l’incarico negli incontri riguardanti la giustizia. Il pericolo di perdere un presidio che a Castagna interessa ben poco. Né ha avuto l’intelligenza di farsi rappresentare da qualche suo fedele consigliere.
Un’assenza per così dire ingiustificata. Per non parlare, e questo duole molto, della poca attenzione di molti avvocati che hanno preferito rimanere a letto a riscaldarsi dopo una settimana di duro lavoro. Delegando, come avviene sempre, agli altri l’incombenza di portare avanti le battaglie per difendere l’ufficio di via Michele Mazzella. Eppure tutti sono stati avvisati con gli ultimi strumenti tecnologici a disposizione e soprattutto da quel mastino dell’avv. Francesco Cellammare, che fino all’ultimo ha bombardato i suoi colleghi di essere presenti. E poi sono quelli che si lamentano di tutto e di più. Ma quando c’è poi da rimboccarsi le maniche ed iniziare una battaglia, scompaiono all’orizzonte.
Anche con le assenze che abbiamo elencato comunque c’è da dire che i cinque sindaci presenti nella sala consiliare di Ischia hanno dimostrato di avere la giusta determinazione per portare avanti questa battaglia per ottenere dalle istituzioni romane quella legittimità consacrata, e che risale nei decenni passati, dell’ufficio giudiziario. Pronti a tutto pur di farsi sentire da un ministro guardasigilli che ha avuto l’ardire di riferire che i tribunali presenti sulle isole lo sono solo sulla carta.
Molto probabilmente questa ex presidente della Corte Costituzionale vive in un’altra atmosfera. Possibilmente adagiata sul pianeta Marte. Dire una simile sciocchezza non è da un ministro della Giustizia. Il suggeritore che ha riferito questa notizia sarà uno tra quelli che ha una marcata voglia di cementificare gli ingressi degli uffici giudiziari di Ischia, Elba e Lipari. Eppure sarebbe bastato chiedere a qualche suo funzionario quanti processi vengono conclusi in ogni ufficio giudiziario delle isole e quanto è il carico di lavoro che ogni magistrato espleta in un anno. Avrebbe avuto la risposta che in qualche modo l’avrebbe indotta a riflettere prima di dire una simile corbelleria. Questa notizia è stata resa pubblica durante l’incontro dei sindaci con gli avvocati e con i rappresentanti della stampa.
SINDACI IN PRIMA LINEA. E’ partito duro (e ha fatto benissimo) il sindaco di Ischia Enzo Ferrandino quando ha affermato che da Roma si è voluto celebrare una ingiustizia. Una grave decisione perché la giustizia è un presidio di garanzia per i cittadini, che insieme alla sanità, trasporti e istruzione è un pilastro di un Paese civile.
Le isole hanno il diritto di avere continuità territoriale ed espropriare con un semplice tratto di una penna la giustizia è una risposta inadeguata ed inammissibile. Spiegando «che bisogna garantire il presidio giudiziario, perché è nostra preoccupazione che dopo la giustizia si proceda a smantellare ciò che di buono è nella sanità, nei trasporti e nell’istruzione. Questo disegno perverso non deve assolutamente passare. Noi ci siamo immediatamente mossi insieme all’Ancim per chiedere un incontro per ottenere quantomeno una nuova proroga».
Il sindaco di Forio Francesco Del Deo, nonché presidente dell’Ancim, ha ricordato che già nel passato si è dovuto lottare strenuamente per difendere il presidio sull’isola. E come Ancim è stata proposta una discussione in sede parlamentare per dichiarare le isole minori zone disagiate. Che ovviamente creerebbe una situazione assai diversa per chi viene ad operare sulle isole con un adeguamento dello stipendio e sulla carriera. Tornando a chi è la mente pensante che opera al Ministero della Giustizia, il sindaco di Forio ha riferito ciò che avrebbe dichiarato il guardasigilli, che «nelle tre isole sono presenti tribunali solo sulla carta».
Auspicando un incontro nei prossimi giorni con la Cartabia e se questo non dovesse accadere, «noi sindaci delle tre isole interessate siamo pronti per iniziare un sit in di protesta all’ingresso del Ministero della Giustizia. Perché è venuto il momento che non dobbiamo mollare. Siamo pronti per un’azione forte. E questo deve avvenire necessariamente la prossima settimana con tutti i sindaci e una folta rappresentanza della classe forense».
IL DOCUMENTO DELL’ANCIM. L’Ancim, come dicevamo, ha presentato una richiesta molto articolata, mettendo a conoscenza il ministro della realtà vera che si registra negli uffici giudiziari delle tre isole: «E’ stato sollecitato da questa Associazione anche a nome dei sindaci delle tre isole, il provvedimento di stabilizzazione o, quantomeno, di proroga della scadenza delle sezioni distaccate dei tribunali delle isole di Elba, Ischia e Lipari, ripristinate in forza del decreto legislativo numero 14 del 2014 in ragione della specificità territoriale e dei gravi problemi legati all’insularità ed alla mancanza di continuità territoriale con itribunali distrettuali.
Si è appreso con sommo stupore che in Commissione i relativi emendamenti siano stati bocciati, mentre sarebbe stata approvata la proroga dei tribunali abruzzesi. Si ribadisce che le ragioni che giustificano per le isole di Elba, Ischia e Lipari una eccezione alla regola ed alla revisione della geografia giudiziaria, sussistono tuttora e non cessano alla data del 31/12/2022 (termine fissato da ultimo nel decreto Milleproroghe del 2020) né in seguito poiché si tratta di esigenze strutturali correlate alla mancanza della continuità territoriale. Va chiarito che, peraltro, tali sezioni operano con risultati positivi per il servizio giudiziario e per il lavoro espletato.
Devesi precisare che tali sezioni distaccate garantiscono lo smistamento di un elevato contenzioso in sede penale e civile. In particolare per fare un esempio, la sezione dell’isola di Ischia, territorio con una popolazione stanziale di circa settantamila abitanti, che nel periodo estivo raggiunge le 300 mila unità, dispone di tre magistrati (di cui due togati) addetti al settore civile, ove vengono smaltiti 1500 processi civili ordinari e 4000 procedure esecutive all’anno, e di 3 magistrati (di cui uno togato), addetti al settore penale ove pendono oltre 4000 processi ordinari. Le sezioni distaccate dell’Elba, Ischia e Lipari svolgono un’attività molto produttiva per il servizio della giustizia civile e di quella penale, superiore a quella di tanti altri tribunali periferici.
Non si comprende quindi perché vi sia la proroga per i tribunali abruzzesi di Vasto e di Lanciano che oltretutto, distano tra loro circa 10 km e poco più dal tribunale di Pescara, senza alcun problema di continuità territoriale rispetto alle isole. E’ altrettanto strano che Isernia con 21 mila abitanti, Larino con 6600 abitanti e Lanusei con 5100 abitanti dispongono addirittura di tribunale-procura, con ben minore carico di lavoro e modesti bacini di utenza.
E’ necessario sottolineare che per le sedi distaccate dell’Elba, di Ischia e di Lipari non vi sono canoni di locazione in quanto di proprietà dei Comuni e concesse in comodato gratuito al Ministero della Giustizia. Le sezioni distaccate dei tribunali insulari, inoltre, hanno competenze territoriali per aree di particolare pregio ambientale e, quindi, la presenza del presidio giudiziario serve a garantire efficienza e prontezza di decisioni a tutela del territorio che secondo gli obiettivi del governo assurge a valore pregnante».
A RISCHIO TUTTI I SERVIZI. D’accordo anche il sindaco di Barano Dionigi Gaudioso, specificando che «in questo momento non è una battaglia per la sola avvocatura, ma per l’intera comunità isolana che ha il diritto di avere garantita una giustizia. Dobbiamo sollecitare i parlamentari e i vertici della Regione Campania ed in particolare chiedere un incontro urgente con il governatore Vincenzo De Luca, che è un politico molto ascoltato a livello romano». E noi diciamo anche un po’ temuto per la sua loquacità e per essere molto franco nei confronti con la cosiddetta politica che conta.
Il sindaco di Serrara Fontana Irene Iacono è preoccupata perché iniziando con la giustizia si passi molto facilmente a dimezzare gli altri servizi essenziali garantiti ai cittadini.
Il primo cittadino di Lacco Ameno Giacomo Pascale ha ribadito ciò che ha già riferito durante l’assemblea dell’avvocatura di venerdì scorso, che il vero problema è la politica che non c’è affatto. E ha rispedito al mittente ciò che hanno inventato a Roma con la scusa che Ischia non può avere la proroga perché è un tribunale che non funziona, ma se pure fosse vero, sono stati proprio coloro che dicono queste cose ad impedire che la struttura giudiziaria funzionasse al massimo. «Quello che sta accadendo è uno schiaffo all’intera comunità, ma soprattutto alla stessa giustizia».
L’INTERVENTO DI GIANPAOLO BUONO. Accorato, sentito l’intervento di Gianpaolo Buono, presidente dell’Assoforense dell’Isola d’Ischia. Che ha voluto questo incontro ed è il motore principale di questa battaglia che è diventata un po’ più complessa dopo quella scellerata decisione di mettere da parte l’emendamento della proroga che sarebbe dovuto finire nel Milleproroghe che verrà approvato nei prossimi giorni con la benedizione soprattutto del governo. Senza Gianpaolo Buono difficilmente l’avvocatura riuscirebbe a vincere una battaglia con i “monarchi” romani e con una magistratura allineata a volere incessantemente, da anni, la chiusura definitiva e senza possibilità di appello delle tre realtà. Gianpaolo Buono ha rimarcato che la posizione assunta dalla presidenza della Commissione Giustizia della Camera è un vero e proprio scandalo.
Perché da un lato, senza fiatare e con l’assenso silente dello stesso Ministero della Giustizia, hanno salvato in un sol colpo quattro tribunali abruzzesi, che non sono sezioni distaccate, che è cosa ben diversa. E proprio portando avanti questo ragionamento il presidente ha sottolineato che la politica si deve riappropriare delle sue prerogative. Per richiamare l’attenzione dei presenti sull’attività che ha posto in essere il capo di Gabinetto del ministro della Giustizia, che avrebbe telefonato durante la riunione al presidente della Commissione per chiedere di non approvare le proroghe per i tribunali delle isole. Adombrando la scusa che costano 100.000 euro all’anno e dall’altro perché non funzionano.
Due scuse che fanno ridere, letteralmente chi ha un po’ di sale in zucca. Si capisce che chi si è spinto a tanto ha avuto determinate pressioni per arrivare a questo punto, che per il momento danneggia soltanto le popolazioni isolane. Per non parlare che la chiusura dell’ufficio giudiziario comporta gravi disagi per i disabili, che hanno costantemente bisogno di un giudice per determinate autorizzazioni. Se avverrà la cementificazione degli ingressi dei tribunali, costoro saranno costretti a dover trasmigrare in terraferma. Proprio per evitare ciò Gianpaolo Buono ritiene indispensabile un intervento autorevole del presidente della Regione De Luca, che può con la sua forza politica costringere il suo stesso partito e il ministro della Giustizia a prendere in considerazione le istanze che provengono dall’isola d’Ischia. E speriamo che ciò avvenga.