venerdì, Dicembre 27, 2024

Piazza Tienanmen, la Tv russa e l’isola d’Ischia

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Ischia, c’è una Marina (uomo o donna che sia) che abbia la voglia di rivendicare il diritto a non essere tanti fili legati ad un unico sistema che, tra l’altro, suona sempre la stessa, stonata, sinfonia?

Il volto di Marina ha fatto il giro del web. Il suo cartello, semplice, scritto con un pennarello simile a quello di Greta sono i simboli del coraggio. Quale coraggio? Quello di chi vuole dire “no” e “basta” ad un sistema.
Ma c’è un’altra immagine che mi piace ricordare. Era il 4 giugno 1989 e in Piazza Tienanmen, altri coraggiosi trovarono la forza di non abbassarsi.
Qualche millennio fa, 3 giovani, ebbero il coraggio di resistere in faccia al Re di Babilonia.
Nabucodonosor aveva obbligato a tutti di inchinarsi, un po’ come Putin che ha ordinato a tutti di non “dire guerra”. Bene, c’è qualcuno che, ancora oggi, non si vuole inchinare e vuole mostrare il coraggio. Quel coraggio e quella dignità che demolisce ogni ragionamento di finto pacifismo sbandierato tra gli agi.
E così, ecco che il coraggio di Marina torna attuale e ci impone di fare una riflessione sulla questione locale.
Nessun paragone per carità. Nessuna comunanza tranne quello che può essere trovato nel coraggio delle donne. Nella caparbietà delle donne e nella loro forza.
C’è voluta una donna, giovane, social e con la testa sulle spalle per sfidare il mondo di Putin. Per sfidare a viso aperto il capo di un modo di pensare.
C’è voluta una giovane donna per dire che molti del popolo russo “non si vuole inchinare”
E veniamo a noi. È il 16 marzo e tra 80 giorni, più o meno, Ischia e Barano saranno chiamati alle urne per il rinnovo delle rispettive amministrazioni e in entrambi i comuni non c’è traccia di opposizione. Non c’è traccia di azione contro il sistema. Sembriamo tanti russi che non dicono “guerra”. Sembriamo un popolo che preferisce stare buoni e zitti e, anzi, sfruttare questo tempo per chiedere il favore, il piacere e per smerciare qualche voto a quelli che già sappiamo sono favoriti per la vittoria.
C’è una Marina dalle parti nostre? C’è una Marina che non ha paura di scrivere un cartello, semplice, con un pennarello e inizia a sfidare il sistema di potere locale? C’è una Greta che vuole imbracciare un cartello e che non ha intenzione di svendere la sua propria dignità e la sua propria idea di paese?
C’è una Marina (uomo o donna che sia) che abbia voglia di rompere gli indugi, di uscire alla scoperta, di occupare un TV in prima serata e di fare il giro del mondo locale?
C’è una Marina (uomo o donna che sia) che abbia la voglia di rivendicare il diritto a non essere tanti fili legati ad un unico sistema che, tra l’altro, suona sempre la stessa, stonata, sinfonia?
C’è una Marina (uomo o donna che sia) che abbia la voglia di essere protagonista di una stagione di cambiamento, di rinnovamento, di azione, di coraggio e di libertà?
E’ vero, c’è molto da perdere e molto da rischiare. E’ vero, il periodo che stiamo attraversando è pieno di incognite, dubbi, pericoli e punti interrogativi difficili da rispondere ma è anche vero che in ballo c’è il futuro di una comunità, di un popolo e di un’isola.
Certo, Ischia e Barano sono due missioni impossibili da affrontare. Nessuno ha voglia di uscire allo scoperto, di apparire dietro uno speaker e mostrare un cartello, semplice, con poche parole e pochi segni per dire che c’è un’occasione e un’opportunità?

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