Paolo Mosè | Possiamo dire tranquillamente di aver messo le mani nella merda. Più andiamo a fondo, verifichiamo i rapporti che si sono stretti e più emerge che il fenomeno dell’usura è qualcosa di imbarazzante, di estremamente pericoloso. Grazie ad alcune soffiate, ad incontri in questo mondo molto particolare e silente, ci siamo imbattuti in altri personaggi senza scrupoli, che oltre a svolgere un’attività imprenditoriale “rispettosa”, dietro questa facciata “perbene” si cela l’attività di usuraia.
A volte con la complicità, socio in affari, della criminalità organizzata. Abbiamo la prova certa e genuina che diversi albergatori ischitani, oltre ad impegnarsi strenuamente nel portare più turisti possibile per riempire le proprie attività, prestano il denaro. E in alcuni casi si sono dimostrati più esosi nel chiedere il tasso di interesse mensile. Che non va mai al di sotto del 10%. Stabilendo così un record annuo del 120%. Sulla sorta capitale. Chi riceve il prestito, ovviamente non è un “cliente” che ha risorse finanziarie da essere definito un certo pagatore. Il più delle volte chi è sottoposto ad usura riesce con fatica a volte a pagare il solo interesse. Mentre la sorta capitale rimane immobilizzata, intatta.
TECNICA COLLAUDATA
Questi usurai nostrani negli ultimi tempi stanno vivendo un momento di particolare crisi. Proprio perché il tasso che applicano è troppo elevato. Il clan Contini, l’organizzazione più potente che esiste nell’hinterland napoletano e quindi anche nell’isola d’Ischia, applica un tasso variabile tra il 3 e il 5% al mese. Una concorrenza molto forte, ma questo è dato anche dalla grossa disponibilità di denaro contante da utilizzare per renderlo in qualche modo più commercializzabile. In quelle presunte attività cosiddette pulite. Dal racconto di alcuni che sono stati sottoposti a sottostare a queste regole, ci hanno riferito che i cosiddetti usurai nostrani in risposta al tasso elevato sono pronti e disponibili in pochi giorni ad esaurire la richiesta. Anche per cifre ragguardevoli. Si è parlato di un prestito di oltre 300mila euro che un noto usuraio di Ischia ha concesso senza batter ciglio. Ad un imprenditore in quel momento in difficoltà, ben sapendo che la sua massa di denaro non sarebbe finita in malora.
Quantomeno il capitale sarebbe stato garantito con una serie di accorgimenti di natura “tecnica”, di monitoraggio di beni mobili e immobili. Alcuni di essi già dati in garanzia nel passato a qualche istituto di credito. Che con la crisi, con situazioni internazionali che hanno scombussolato l’intera economia si sono fatti indietro dinanzi ad una nuova richiesta di prestito. Ma non per cifre iperboliche.
Sia il clan Contini (soprattutto) che gli altri piccoli “imprenditori” del prestito ad usura adottano una tecnica già bella e collaudata da decenni. Per fare un esempio molto pratico, dinanzi ad un prestito richiesto di 20mila euro, l’usuraio versa immediatamente 19mila euro e si fa consegnare contestualmente un assegno, una cambiale pari all’importo della somma richiesta. Questo è il capitale iniziale.
Quei 1.000 euro decurtati è l’interesse anticipato. Il debitore è quindi costretto a versare ogni mese 1.000 euro, che è la somma esatta del tasso di interesse. Mentre il capitale di 20mila euro rimane immacolato, intoccabile. E a garanzia c’è un titolo di credito sul quale è riportata soltanto la cifra e la firma. Restano in bianco la data e il presunto beneficiario. Il completamento del titolo avviene nel momento in cui qualcosa non va per il verso giusto o si procede all’azzeramento del debito. Con la consegna cash dei 20mila euro. Un’operazione che avviene per cifre modeste, mentre per le operazioni più onerose e complesse gli accorgimenti che vengono adottati sono più dettagliati per garantire soprattutto chi presta il denaro e in minima parte chi lo riceve.
IL FUNZIONARIO DELL’ENTE PUBBLICO
Tornando alla potenza finanziaria e organizzativa del clan che fa capo a Eduardo Contini, la struttura imprenditoriale usuraia è iniziata con maggiore vigore dopo il 2010. Allorquando a capo della struttura finanziaria di cui il responsabile era delegato per gli affari isolani, era un rispettabile personaggio. Per nulla collegato direttamente e in qualche modo conosciuto dalle forze dell’ordine. Operando dietro le quinte e chi si esponeva erano altri, che non potevano dimostrare di avere un’arte o svolgere un’attività imprenditoriale di un certo livello. E costoro in qualche modo erano attigui al clan e alcuni di essi sono finiti in carcere. Questo personaggio rimasto ancora in qualche modo “seminascosto” aveva un ruolo di “prestigio” essendo un funzionario di un Ente pubblico dell’Area metropolitana. Ma era un soggetto che si mostrava particolarmente “affamato” nel voler guadagnare sempre più. Utilizzando il suo ruolo concedendo o meno prestiti il cui tasso non era per niente favorevole. Diminuendo così sostanzialmente gli affari del clan. Questa situazione, soprattutto nell’isola, non poteva andare bene all’organizzazione. L’errore più marchiano commesso è stato quello di avere comportamenti troppo simili che generalmente vengono adottati in terraferma nei confronti di chi ritarda a pagare la retta mensile. O a non affrontare con decisione la restituzione del capitale concesso. Arrivando finanche, insieme a qualche suo fidatissimo uomo, a minacciare la stessa vittima. Imprenditori isolani che mai si sono trovati in questa identica situazione. Mostrando i muscoli e in qualche caso utilizzando le mani per intimorire la vittima ad accelerare la restituzione di quanto “concordato”.
Un atteggiamento ingiustificabile e non consono al territorio, al modo di porsi con una realtà diversa rispetto a quella napoletana. Sopra a questo personaggio vi era un altro più vicino al boss Contini. Costui attualmente è detenuto in carcere da qualche anno. Perché oltre a gestire gli affari finanziari prestando denaro, non disdegnava di mostrare i muscoli. Punendo gli avversari di altri clan che intendevano intromettersi nelle attività e negli interessi finanziari da lui gestiti.
E’ stato proprio costui a mettere da parte dall’isola il fiduciario che nelle ore mattutine è in servizio in un Ente pubblico. Relegandolo in un altro territorio più confacente alle sue dinamiche e reazioni aggressive. Costui, che ha un cognome molto diffuso a Napoli, ha cercato di essere colui che diventava buono quando vi erano le condizioni e un po’ più duro quando si trovava dinanzi ad un soggetto che mostrava una tendenza furbesca, colui che tende a raggirare l’interlocutore o a prendere tempo. Adottando quella oscillazione tra il 3 e il 5% di interessi a seconda della quantità di denaro richiesto in prestito e sulla affidabilità dell’interlocutore. Questa politica ha prodotto risultati interessanti, aumentando il numero di clienti e il denaro impegnato. Con somma soddisfazione di tutte le parti.
ALLEANZA CONTINI-BOSTI-MALLARDO
La gerarchia però si è modificata nel tempo anche perché in questi anni ci sono stati ovviamente i blitz delle forze dell’ordine e della magistratura che hanno accompagnato in carcere diversi esponenti che mostravano esplicitamente l’appartenenza al clan Contini. E non poteva mancare nell’elenco degli arrestati anche quest’ultimo uomo fidato che comandava la gestione del denaro. Il suo posto è stato preso da un altro personaggio, che è altrettanto scaltro, dirige con sapienza la rete. Non mostrandosi mai come un soggetto legato all’organizzazione criminale. E’ un assiduo frequentare dell’isola e gestisce direttamente i “contratti” stipulati con coloro che hanno bisogno di denaro contante. Ha un pedigree di pregiudicato risalente nel tempo, per aver cambiato stile di vita e comportamenti più amichevoli e disponibili. E’ stato in carcere per un bel po’ di anni, perché riconosciuto colpevole di tentato omicidio, truffa e ricettazione. Per operazioni importanti, ovviamente, per centinaia e centinaia di migliaia di euro. Governando ad un certo punto anche la fabbricazione e la vendita di abbigliamenti di marchi prestigiosi abilmente falsificati da mani esperte. Questo personaggio diventa centrale ed è lui che si rivolge a quel famoso personaggio stipendiato che vive stabilmente sull’isola d’Ischia e svolge le mansioni di tuttofare. Ed è quest’ultimo che mette in contatto, chiamiamolo così, il “finanziere” per trovare un accordo sulla somma erogabile. Il tutto però si perfeziona in un incontro successivo che avviene perlopiù a Napoli. Oltre al cosiddetto “finanziere”, vi è la presenza di uno della famiglia Bosti. Anche quest’ultimo gruppo criminale ha legato con i Contini, così come lo sono i Mallardo. Tutti e tre i capi di queste organizzazioni hanno sposato altrettante sorelle. Un patto di sangue in piena regola. L’imprenditore che ha bisogno di questa consistente cifra formalizza la richiesta ed ascolta il “finanziere” per una eventuale controproposta. Mentre uno dei Bosti, che è l’anello di congiunzione anche con Contini, rimane in silenzio ed interviene solo pacatamente e per rassicurare l’eventuale cliente che una soluzione prima o poi si sarebbe trovata.
Il più delle volte tutto si conclude felicemente, perché da una parte c’è chi ha bisogno urgentemente di denaro e dall’altra c’è altrettanto interesse a muovere la massa di denaro.
Vi sono anche altri rappresentanti di organizzazioni che prestano denaro, ma si muovono con più discrezione e sui quali stiamo cercando di capire le dinamiche e le cointeressenze con imprenditori locali che fanno il suo stesso mestiere: prestano denaro ad usura.
3 – continua